10 agosto 2001

Fino al 23.IX.2001 Leonardo e il mito di Leda Modelli, memorie e metamorfosi di un’invenzione Vinci (fi), Museo Leonardiano

 
Leda dal mito all’ allegoria, dall’antichità classica alle contrapposte raffigurazioni di ambito leonardesco e michelangiolesco...

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Il mito, il mito nelle sue variabili, nelle sue filiazioni, nel suo divenire nella storia dell’arte, nell’intrecciarsi di tradizioni iconografiche e di percorsi filologici. Ecco con encomiabile chiarezza cosa ci offre la mostra in corso fino al 23 settembre presso il Museo Leonardiano di Vinci. Curata da Gigetta Dalli Regoli, Romano Nanni e Antonio Natali, strutturata in quattro sezioni, muove dall’antico e le sue diverse tipologie per guidarci, dopo un breve excursus nelle rappresentazioni pre-rinascimentali, all’esame dei due prototipi leonardeschi e di quello michelangiolesco. Bartolomeo Ammannati, Leda col Cigno, Firenze, Bargello
Leda, figlia di Thestios re dell’Etolia, sposa Tindareo re di Sparta. Il mito originario la vede semplice causa attiva dell’apertura dell’uovo frutto dell’unione di Nemesi e Zeus, uovo da cui sarebbe nata Elena e secondo altre versioni anche i Dioscuri e Clitemnestra. Più tardi, presumibilmente con Euripide, la versione più conosciuta del mito, dove Zeus sotto le sembianze di cigno si congiunge direttamente con Leda che, in seguito a quest’unione, partorisce uno o più uova da cui sarebbero nati Elena e Polluce e anche, per alcuni, Clitemnestra e Castore. E’ questa la rappresentazione che più incontriamo nel mondo greco e romano ed è la forma del mito che, attraverso la circolazione della tradizione ovidiana, giunge sino al Medioevo che, tramite le sue moralizzazioni, si preoccupa di renderlo compatibile con la morale cristiana trasformandolo, secondo le parole dei curatori della mostra, da mito, cioè manifestazione di una religione attiva, a figura allegorica.E così vediamo Umanesimo e Rinascimento conoscere essenzialmente la sfera allegorico-simbolica, utilizzando la rappresentazione o come elemento meramente decorativo (i commentari del Landino a Dante e Orazio) o nell’ambito dell’allegoria d’amore (i Triumphi del Petrarca, l’Hypnerotomachia Polifili).da Leonardo da Vinci, Leda, 1505-1510 ca., Firenze, Uffizi E il tipo ellenistico della Leda giacente sotto il cigno (essendo l’altro quello della Leda stante) diventerà prevalente, tornando a variare poi dalla seconda metà del Quattrocento in virtù dell’influsso della statuaria ellenistica. Dell’approccio di Leonardo alla rappresentazione di Leda abbiamo numerose tracce. Due essenzialmente i prototipi da lui studiati, quello della Leda inginocchiata, attestato da alcuni disegni (uno conservato a Chatsworth, l’altro al Museo Boymans di Rotterdam, oltre ad un foglio della Royal Library di Windsor contenente tre schizzi) e quello della Leda stante, meno direttamente documentato. Per la fortuna del modello della Leda inginocchiata, la testimonianza più fedele l’abbiamo nel dipinto di Giampietrino conservato a Kassel, mentre il modello va ricercato nella statuaria ellenistica, documentata in mostra da un’Afrodite accovacciata conservata ai Musei vaticani, replica di età antonina di originale greco della metà del III sec. a. C. Della Leda stante autografi di Leonardo abbiamo solo alcuni studi della testa e della ricercata acconciatura; trattasi di quattro disegni conservati alla Royal Library di Windsor. Ma molte testimonianze se ne ritrovano in vari dipinti di difficile attribuzione vicinissimi, si presume, al modello leonardesco. Fra questi, in mostra, la Leda degli Uffizi e quella della Galleria Borghese, oltre a varianti quale quella del Bachiacca o il pregevolissimo bronzo del Bandinelli. Toccò poi a Michelangelo cimentarsi nella rappresentazione del mito di Leda; un dipinto commissionatogli da Alfonso d’Este duca di Ferrara nel 1529 ed eseguito l’anno successivo a Firenze, non raggiunse mai il committente perché Michelangelo, offeso dal comportamento della persona incaricata di ritirarlo, ne fece invece dono al suo allievo Antonio Mini. Afrodite accovacciata, copia romana da originale greco della metà del III a. C., Musei vaticaniQuesti lo portò con sé in Francia dove, passato alle collezioni reali, fu presumibilmente distrutto un secolo dopo probabilmente a causa dell’eccessiva erotizzazione del soggetto. La composizione michelangiolesca ci è comunque ben conosciuta in virtù delle numerose opere, sia pittoriche che scultoree, che ad essa si rifanno con fedeltà. Particolarmente significative una tela attribuita in passato a Rosso Fiorentino conservata alla National Gallery di Londra e un bellissimo marmo di Bartolomeo Ammannati del Bargello di Firenze, dove la magistrale lavorazione della superficie marmorea esalta con le sue morbidezze tutta la sensualità del soggetto. La fedeltà al tipo iconografico antico della Leda giacente col cigno è totale e il prototipo era ben conosciuto per la circolazione che aveva continuato ad avere anche sul mercato antiquario. Un cammeo in mostra con tale soggetto e attualmente conservato al Museo Nazionale Archeologico di Napoli apparteneva già alla collezione di Lorenzo de’ Medici.

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Valeria Ronzani


Fino al 23 settembre 2001
Palazzina Uzielli del Museo Leonardiano, Vinci
Orario: tutti i giorni 9.30-19.00
Biglietto: £. 12.000, ridotto £. 8.000, bambini sotto i sei anni e accompagnatori con gruppi gratuito.
Informazioni e prenotazioni: Ufficio turistico intercomunale tel. 0571 568012-fax 0571 0571 567930
terredelrinascimento@comune.vinci.fi.it
Catalogo: Milano, SilvanaEditoriale, £. 50.000 (in mostra)


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