16 ottobre 2001

Studio Azzurro: “possibili – MONOPOLI – impossibili” Firenze, Manifattura Tabacchi

 
Artport: Studio Azzurro concede il bis! Una Videoinstallazione è stata allestita all'interno della Manifattura Tabacchi: sguardo aperto sul futuro e conservazione della memoria di un luogo importante per i lavoratori e i fiorentini in generale...

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11 Ottobre 2001: calato il buio nella tarda estate fiorentina, i visitatori oltrepassano i cancelli della Manifattura Tabacchi: ai loro occhi è imposta la ricerca strutturale, quindi lo svelamento dell’anima della costruzione. Rigorosa e bellissima, massiccia, precisa; il suo artefice è un uomo che controlla ogni geometria, ogni particolare e comprende e ama il mondo. In questo tempio del Funzionalismo, progettato e realizzato dai grandi Bartoli e Nervi, il Comune di Firenze ha organizzato, dall’inizio dell’estate, una serie di iniziative, e ipotizza di destinare questo spazio, in futuro, all’accoglienza di attività culturali e di svago.
L’intervento di Studio Azzurro è volto, citando le parole del supervisore Leonardo Sangiorgi, alla “trasmissione delle conoscenze”: documentare la funzione di un determinato spazio industriale e riflettere sul medesimo conferendogli nuovi significati per il futuro. Protagonista della serata, stavolta, è stata la bravissima Laura Leviani, la quale è intervenuta sul materiale girato in settembre dai protagonisti del Workshop – che era confluito nei due video sincronizzati “Manifattura Dittico”, proiettati nella Facoltà di Agraria venerdì 21 Settembre – lo ha rimontato e ha dato vita ad una Videoinstallazione intitolata “possibili – MONOPOLI – impossibili”: uno stadio ulteriore del lavoro, rispetto al già stimolante Dittico.
Al centro di un ampio locale, in uno dei piani più alti della Manifattura, sono stati posti quattro schermi in modo da formare una struttura cubica: nella prima sezione del lavoro sono proiettate quattro immagini, una per ogni singolo schermo, tra loro diverse, fisse e in movimento. “Non siamo al cinema!” esclama Sangiorgi: gli spettatori, dunque, sono invitati a girare intorno alla Videoinstallazione, in modo da osservare una dopo l’altra le quattro rappresentazioni, e poi soffermarsi magari in un angolo, di fronte alla cuspide tra due riquadri, e comprendere con lo sguardo le due immagini riprodotte.
Nella seconda sezione le immagini restano quattro, ma sono composte da altrettante sotto-immagini – quindi quattro piccole immagini per ogni singolo schermo – sempre fisse o in movimento. Tale metodo ricorda un po’ lo stile di Abel Gance: in un unico fotogramma una serie di immagini, legate da un tema, sono poste l’una accanto all’altra; l’autore intende trasmettere un impulso ritmico sia mediante i movimenti interni alle singole figure, sia attraverso la giustapposizione delle medesime. In questa seconda sezione, però, su ognuno dei quattro schermi è riprodotto lo stesso filmato.
L’ordinata disposizione delle parti di molte inquadrature dialoga con i luoghi reali della Manifattura, quelli che il visitatore/spettatore sta occupando; nei quattro schermi si alternano particolari, quadranti, lunghi locali ripresi simmetricamente: architetture inquietanti che sembrano sospese nel tempo, disabitate, che sarebbero piaciute a Worringer e che intrigherebbero H. R. Giger. Le geometrie rigorose delle inquadrature rispecchiano le architetture funzionali del complesso. L’obiettivo dei giovani filmmaker e di Laura Leviani è soffermarsi sugli oggetti, sugli angoli reconditi, sulla passata ricchezza umana rappresentata dai lavoratori della Manifattura e, soprattutto, sul Presente, sugli spazi vuoti che attendono solo di essere rivalorizzati. La lente dell’obiettivo della Videocamera è come una trasparente pietra di valore che guarda ogni elemento, lo impreziosisce e lo eterna nel tempo.

Link correlati:
www.studioazzurro.com
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Costantino Maiani

[exibart]

7 Commenti

  1. Caro Costantino
    è piacevole la lettura del tuo articolo dove ci presenti molto bene la Videoinstallazione “possibili-MONOPOLI-impossibili” all’interno della Manifattura Tabacchi.
    Argomento interessante.

  2. Cara Maria, grazie per i tuoi commenti sempre affettuosi e incoraggianti.
    Una curiosità: a qualcuno piace la musica di Ludovico Einaudi?

  3. Janaz, il commento che hai appena inserito manifesta la tua totale ignoranza artistica. Infatti Ludovico Einaudi è un grande compositore italiano del nostro tempo: allievo di Corghi e Berio (cui ha dedicato una Ballata per Pianoforte), è autore di una musica molto espressiva, legata alla tradizione tonale ma che accoglie i nuovi linguaggi, il rock e la musica popolare – e anche altre esperienze: Einaudi infatti apprezza i Radiohead. Scrive per il cinema, il teatro, la danza e il Video. Mi chiedevo se qualcuno conosceva la sua produzione (musiche per Arpa, Pianoforte e organici vari), poiché sarebbe bello – secondo me – se su Exibart si potesse parlare di musica contemporanea.
    Certo, se poi Janaz mette commenti del genere…

  4. Janaz/workshopgroup, ti piace questo?

    “Non sono speciale, sono esattamente quello che sembro – un’aberrazione, un mutante, il prodotto del mero e maligno caso. Il beato Sigmund Freud aveva torto. Non esiste alcuna pulsione di morte, alcun thanatos, perché se esistesse nessuna specie animale sopravviverebbe, e certamente non sopravviverebbe quella svantaggiata dalla sorte come la mia. Ma se la pulsione di morte esistesse per me le cose sarebbero assai più semplici: testa nel forno, overdose da pillole, finestra del quarto piano e tante infinite possibilità… e invece no, l’istinto di autoconservazione ha la meglio! Mi definivano coraggioso a priori per il solo fatto di esserci, di esistere! Non è coraggio il mio, per essere coraggiosi bisogna avere possibilità di scelta ed a me non era dato scegliere, ero vittima di quell’assurda selezione di geni elargita in quell’istante in cui un fremebondo spermatozoo sgomita via i suoi rivali e penetra l’ovulo. C’è il desiderio di piangere, ma hai imparato assai presto a non lasciarti andare alle lacrime. Invece di piangere impari a sentire la rabbia, rabbia diretta a una gran varietà di bersagli: il responsabile dell’offesa che ti è stata arrecata, l’umanità in generale, te stesso… come se per un verso o per l’altro fossi tu il colpevole della tua condizione.
    Ma il nemico principe è l’autocommiserazione. Ti guardi dall’autocommiserazione, costruisci bastioni di cinismo, dighe di ironia e sarcasmo; ma talvolta, giusto talvolta, le barriere vanno in frantumi e …piangi”.

    (Simon Mawer, “Il mondo di Benedict”)

  5. Ed ecco i nomi dei bravissimi protagonisti del WORKSHOP:
    Paola Sanfilippo, Antonio Giacomozzi, Francesca Costagli, Paolo Marchi, Daniela Ardizzone, Tommaso Pieri, Michele Acquila, Simone Rocchi, Massimo Mugellini, Ippolita Franciosi, Paolo Rizzi, Natalia Bavar, Fabio Di Pascale.

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