25 agosto 2003

fino al 29.VIII.2003 Carlo Levi – Gli anni fiorentini 1941-1945 Firenze, Accademia delle Arti del Disegno

 
“La paura dell’uomo, cioè la paura della pittura è il segno della pittura contemporanea” scrive Carlo Levi a Firenz. Dove il suo realismo inasprito segna il passaggio dal sogno dell’umanesimo alla controversa opposizione tra realismo e astrattismo. Che ci accompagna ancora oggi…

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“Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. …Ma chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte. – Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli”.
La stanza chiusa di Carlo Levi era -almeno fisicamente- in Piazza Pitti, dove da rifugiato ripercorre l’esperienza del confino e si dedica alla stesura del Cristo si è fermato a Eboli, senza abbandonare mai completamente la pratica pittorica e la militanza politica. All’indomani della guerra Einaudi pubblicò il libro (commovente in mostra la lettera di Natalia Ginzburg che ne correggeva le bozze),Carlo Levi, ritratto di Montale, 1941 che ebbe un immediato successo. Levi aveva intrapreso una carriera di pittore negli anni Trenta suggestionato da Bonnard e soprattutto dall’incontro con De Chirico e Savinio. L’esperienza del confino e della guerra sono state fondanti per la sua esperienza di pittore e scrittore , ma il suo approdo a Firenze coronato dalla stesura del Cristo sembra risolutivo per la sua maturazione.
Un fermento paurosamente silenzioso scriveva Ragghianti occupandosi tra i primi della pittura di Carlo Levi all’indomani della guerra. Levi trascorse a Firenze, in clandestinità e nel carcere delle Murate, i momenti della guerra e della liberazione della città. Viveva da lontano la distruzione della casa dell’infanzia a Torino, cui è dedicato uno dei quadri struggenti della mostra La casa bombardata del 1942, ma viveva anche in una Firenze che oggi pare lontanissima: la città di Montale, della casa editrice La Nuova Italia, delle Giubbe Rosse, ancora pervasa dai dibattiti accesi dalle riviste. E senza dubbio la grande abbondanza di ritratti eseguiti da Levi in quegli anni riflette le sollecitazioni ricevute in ambiente fiorentino: Gadda, Montale e la sua ‘mosca’, Quinto Martini e Giovanni Colacicchi. Proprio dagli archivi della famiglia Colacicchi provengono molte opere e documenti inediti che vengono presentate in mostra. Alla consuetudine con Colacicchi si posson ricondurre i dipinti con nudi femminili e amanti, così come certe stesure ruvide posson far tornare in mente le terracotte ‘etrusche’ di Martini e il bel Ritratto di Lidia così come certi inserti di fiori ad ingentilire ritratti femminili sembrano vicini a Guido Peyron.Una varietà di riferimenti e temi dunque distingue questo momento della produzione di Levi. E il suo sguardo da esterno in una realtà sempre provinciale, come è quella fiorentina, scandisce allora il passaggio dagli ideali umanistici che animavano ancora Giovanni Colacicchi a quelli di “bellezza morale” in cui devono confluire –secondo Renato Guttuso – espressività e collera, che animeranno i realisti degli anni del dopoguerra.

silvia bonacini
mostra visitata il 19 luglio 2003


Carlo Levi. Gli anni fiorentini 1941-1945
Firenze, Sala Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, Piazza San Marco. Orario e giorni di chiusura da martedì a sabato 10,00-13,00/16,00-19,00-
Domenica 10,00-13,00- lunedi chiuso. Ingresso libero. Telefono 055216261
Catalogo Donzelli, 32€


[exibart]

1 commento

  1. Più volte nei mesi scorsi abbiamo cercato di organizzatre una grande mostra su Carlo Levi, qui a Eboli, con la collaborazione del Comune di Torino, di Eboli e di Aliano. Ma non ci siamo riusciti. E’ un vero peccato. Vuol dire che ancora una volta Cristo…non si è fermato a Eboli. Allo stesso modo è stato un giorno di lutto per l’arte la scomparsa di Raisat Art.

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