02 gennaio 2002

Fino al 3.III.2002 Il Liberty in Italia Padova, Palazzo Zabarella

 
Palazzo Zabarella, grazie all’iniziativa del Comune di Padova e della Fondazione Palazzo Zabarella, diviene fino a marzo del 2002 il “tempio del Liberty”...

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Uno stupendo palazzo, magnificamente restaurato e situato nel pieno centro di Padova, accoglie circa 350 testimonianze di ciò che lo stile imperante, questa a volta a cavallo tra l’Otto e il Novecento, ha espresso in Italia.
Una mostra nata tra gli oggetti concepiti per destinazione privata e quindi che fa sentire il visitatore quasi in un idilliaco luogo ove piacevolmente dimorare osservando splendide opere pittoriche, accanto a oggetti di design dal nome importante quale, per citarne alcuni, Carlo Bugatti, Eugenio Quarti, Ernesto Basile.
“Il Liberty in Italia” è un’esposizione che, al di là del rigoroso inquadramento storico (il 1890 si pone come inizio della fase del nuovo stile e il 1920 la data conclusiva, anno in cui – come riferimento – Galileo Chini produsse con i pannelli della Biennale, l’ultima sua opera puramente Liberty) intende affascinare il visitatore accostando capolavori di pittura e scultura provenienti in molti casi da preziose collezioni private. Giulio AristideTra i pezzi in mostra anche i piccoli e grandi capolavori della collezione di Vittorio Sgarbi e da Giampiero Mughini che ripropongono i temi fondamentali di questo stile: le “corrispondances” naturali e la linea biomorfica, la vita moderna; l’estetismo neogotico e neorinascimentale, l’esotismo, la geometria, la decorazione ambientale nelle mostre e negli edifici pubblici, la stampa come esempio di divulgazione raffinata dell’ideale di bellezza del liberty.
La mostra è dedicata alla memoria di Lucia Stefanelli Torossi, la cui attività di mercante e collezionista è stata fondamentale per la valorizzazione dell’arte italiana della prima metà del secolo. Grazie al suo contributo è stato possibile recuperare opere nascoste al pubblico e che si vedono in mostra per la prima volta proprio a Palazzo Zabarella.
I visitatori di questa edizione padovana della mostra nata a Roma potranno ammirare molti pezzi che per motivi di spazio non avevano potuto trovare una collocazione dignitosa nella sede precedente. Una ricca carrellata di opere che riescono a dare un’idea delle infinite declinazioni che il Liberty ha assunto nella pittura, nella scultura, nelle arti applicati e nell’architettura e che ha contribuito alla formazione di un movimento internazionale che assunse nomi diversi a seconda del Paese in cui si diffuse (Art Nouveau, Jugendstil, ecc..).

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Carla Antoni
mostra vista il 17 dicembre 2001


Fino al 3 marzo 2002. IL LIBERTY IN ITALIA. Padova, Palazzo Zabarella, Via S. Francesco n. 27, tel. biglietteria della mostra 049/8756063, fax 049/8752959, e-mail: info@palazzozabarella.it, orario: 09,30/19,30 aperto tutti i giorni tranne il lunedì. Ingresso Lire 12.000.= (euro 6,2) biglietto intero, ridotto Lire 10.000.= (euro 5,16), ridotti di legge lire 6.000.= (euro 3,1).
Informazioni sulla mostra a cura di Palazzo Zabarella, www.palazzozabarella.it
Ufficio Stampa_Studio Esseci, sig. Sergio Campagnolo, tel. 049/663499, fax 049/655098, esseci@protec.it
Catalogo della Mostra “I Liberty in Italia” a cura di Fabio Benzi, Roma, Chiostro del Bramante n. 21, Federico Motta Editore


[exibart]

5 Commenti

  1. Qui Vicenza Vi scrive Renato De’Paoli
    Non ho ancora visto questa mostra e non so se mi potrò permettere di vederla. Il tempo è tiranno. Sono sicuro comunque che si tratta di un evento non comune, per la qualità del curatore e del proprietario. Nell’odierno panorama trovare persone con la testa e mostre con il capo e la coda è assai difficile. Ma come fai a dirlo se non l’hai vista? I vivai dei calciatori venivano in passato visitati da osservatori esperti e di fiducia. Io ho degli osservatori che mi segnalano le migliori novità nel poanorama dell’arte che si può visitare con massimo 500 km di distanza. Vedendole di persona sono informato da persone che mi segnalano e fanno da filtro tra il pattume e le cose di qualità. Queta mostra ha passato l’esame a pieni voti, di persone esperte e colte che assicuro non sono per nulla accomodanti in fatto di arte bella.
    Quindi un invito a tutti i palati sopraffini di accomodarsi a questa tavola che riserva specialità desuete, ben assortite e digeribili.
    Padova è una città magnifica da vedere e studiare. Buon divertimento.

  2. Forse i tuoi informatori avrebbero dovuto dirti anche altre cose su questa mostra. E per esempio che si tratta di una mostra che è già stata a Roma e che giunge a Padova modificata, che molti dei pezzi sono interessanti ma che si tratta di un’interpretazione del Liberty un po’ troppo ampia dal punto di vista cronologico e che invece trascura, dal punto di vista documentario, buona parte della vera cultura Liberty che è fatta in buona parte di oggetti del quotidiano, del design, è fatta di grandi esempi dell’architettura anche in Italia. Trascura per esempio di sottolineare come questa corrente riuscì, forse per prima, a traghettare il prodotto industriale nella sfera dei prodotti artistici (cito ad esempio i vetri Gallé che, di fatto, escono da un’azienda con una produzione pseudoindustriale). Insomma pur restando una buona mostra, lascia un po’ di amaro in bocca, a mio parere, lascia dei vuoti gravi. Su Padova hai ragione, bella città, anche se culturalmente un po’ arretrata. La promozione del contemporaneo è affidata quasi esclusivamente a 3 gallerie eroiche che lavorano prevalentemente col collezionismo extra moenia. Le buone intenzioni del Centro Nazionale di fotografia, ad esempio, sembra stiano tradendo le buone premesse con un’attività poco radicata proprio nel contemporaneo. A guardar bene Padova, una delle maggiori città del ricco nord-est, propone a mala pena una mostra di rilievo all’anno e mi sembra un po’ pochino, specie considerando la tradizione e gli alti livelli espressi dalla sua cultura nel corso dei secoli(basti citare Giotto, Mantegna e l’indigena bottega squarcionesca).

  3. Ops! Dimenticavo. Una nota negativa almeno va riservata anche all’allestimento. Le luci sono spesso inadeguate e rendono letteralmente impossibile “vedere” le opere esposte. Già che ci sono, e dato che quando accadono esempi simili dichiarati si grida allo scandalo (vedi collezione Panza a Verona), vorrei segnalare che sono documentati in modo perfino sfacciato (per numero di opere sul totale) alcuni artisti che occupano posti marginali nella storia dell’arte. Ciò mi fa sospettare che dietro a tutto questo attingere al collezionismo privato vi siano anche mal celate intenzioni di influire sul mercato di questi artisti in una città ed una zona che certo non manca di un vitale collezionsmo, seppure dedito soprattutto all’arte antica o alle manifestazioni più tradizionali e storicizzate dell’arte moderna e del ‘900 (appunto).

  4. Egregio Signor Renato,
    sebbene non si possa dire che sia una pratica per me usuale, devo necessariamente dire che mi trovo assolutamente d’accordo con quanto ha scritto Alf, peraltro in modo più elegante di quanto avrei fatto io, l’assicuro.

    Oggi è il suo giorno fortunato.

    Inoltre le consiglio di rivedere un pò l’organico dei suoi “osservatori colti ed esperti” che in assemblea assegnano voti alle mostre che lei non visita.
    Creda a me, se davvero desidera avere opinioni esperte ed appassionate continui a seguire Exibart, i cui Redattori superano la distanza siderale dei 400 km.
    Vede, in un colpo solo il bellissimo articolo della bravissima Carla e l’illuminante commento di Alf hanno distrutto la presunta cultura ed esperienza dei suoi osservatori personali.
    I parametri di paragone, qui in Exibart, non hanno mai contemplato eventi calcistici.
    Forse è per questo che mi sembra un pulpito più serio.
    Ciao, Biz.

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