11 marzo 2002

Fino al 23.III.2002 Nature morte Verona, Francesco Girondini

 
Non fatevi ingannare dal titolo. Non semplici raffigurazioni di oggetti domestici di gusto post-caravaggesco, ma 26 fotografie di inermi feti ottocenteschi...

di

Di certo non si può dire che sia inutile od esagerato l’avviso sulla porta della Galleria Girondini che sconsiglia di entrare a chi è facilmente impressionabile.
Infatti, varcata la soglia nella convinzione di visitare una “tradizionale” esposizione, più o meno confacente ai gusti individuali, è difficile non provare una scossa, un brivido dovuti ad un generale, seppur minimo, spaesamento.Enzo e Raffaello Bassotto
Il linguaggio artistico è sicuramente “tradizionale”, in quanto i fratelli Bassotto hanno utilizzato l’occhio indagatore ed oggettivo di una macchina fotografica, ma la scelta tematica, (minuscoli feti, vecchi di due secoli, la cui imperfezione ha arrestato il processo di nascita), è silenziosamente forte, e destinata a far sorgere innumerevoli ed inquietanti interrogativi.
Interrogativi a cui la scienza non può rispondere, al di là delle semplici spiegazioni medico-biologiche di un’epoca positivista che si limitava a conservare questa strana “documentazione”, in nome di una ossessiva catalogazione che ne favorisse la comprensione.
Interrogativi che interpellano la nostra coscienza e la nostra sensibilità sul grado di assuefazione percettiva, cioè se siamo talmente intorpiditi dalla violenza quotidiana per cui nulla ormai riesce a trasmetterci emozioni o se, infastiditi, preferiamo allontanare dal nostro sguardo tutto ciò che non rientra nel canone del “normale” e del “bello”, proprio come è successo a questi deformi feti, sinora dimenticati nei depositi del Museo di Storia Naturale di Verona.
Certamente la nostra epoca non aiuta, né sul piano morale, né sul piano critico, (dove primeggia sempre più il Segno di Brandiana memoria, e dove l’Immagine viene relegata a ruoli troppo marginali), né sul piano estetico.
Fratelli Bassotto, Homo SapiensQuando negli anni ’60 Francis Bacon riprese il ritratto di Papa Innocenzo X di Diego Velazquez deformandolo ed esasperandolo con un accento grottesco ed avvilente, voleva semplicemente dimostrare che la teorizzazione settecentesca della poetica del Sublime era inapplicabile alla brutale realtà quotidiana, se non in chiave di de-sublimazione e di demistificazione.
E mai come nella nostra epoca, in cui domina un’idea di bello standardizzato e stereotipato nella sua intoccabile perfezione, e dove sempre più si vuole definire i confini di una “normalità” e di una “diversità” (estesa alla razza, alla religione, alla sessualità…), gli interrogativi posti dai fratelli Bassotto divengono drammaticamente necessari ed urgenti.

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Elena Granuzzo


“Nature morte” di Enzo e Raffaello Bassotto
Dal 12.I.2002 al 23.III.2002.
Verona, Francesco Girondini, via De Nicolis 1
Ingresso: gratuito
Orari: Martedì- Giovedì 15.30-19.30; Sabato 10-12.30, 15.30-19.30. Chiuso lunedì e festivi
Tel. 0458030775, fax 0458020567; E-mail: fg@girondiniarte.com
Informazioni: www.girondiniarte.com
Catalogo a cura di Vittorino Andreoli, Giancarlo Alciati


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9 Commenti

  1. A me sembra una mostra frutto di menti deviate (vedere le altre foto sul sito http://www.girondiniarte.com per valutare; questa specie di Joda per fortuna riesce almeno a farci pensare al noto film togliendoci dall’impaccio e facendoci quasi sorridere). Brava comunque E.G., ottimo il paragone con Bacon, anche se credo che le implicazioni psicologiche delle 2 ricerche siano di natura completamente opposta.

  2. perché, ogni tanto, non ci mettiamo a filosofeggiare e arrivamo alla conclusione se questa è arte o no??? Dai su su su

  3. Bene, allora comincio io. Per me questo progetto è violento, equivoco e deviato. Fin qui nulla di male perché nell’arte contemporanea queste caratteristiche sono, anche per me, delle qualità in non pochi casi. Ma, e qui sta l’errore a mio parere, questa mostra ha soprattutto il difetto di essere discriminatoria. Tenuta su per i capelli da un lucidissimo contributo critico e storico, se appena la si decapita di queste basi quelle opere crollano letteralmente su se stesse per poi schizzare come proiettili impazziti a colpire neppure tanto a casaccio. Queste opere rappresentano, credo (me lo diranno loro), l’incubo incoffessato e più feroce di tutte le donne. Colpiscono direttamente il loro senso materno gettando loro di fronte la loro peggiore paura, quella di abortire un essere morto, mostruoso e deforme, fallendo il tentativo di generare la vita. Cercare del, come s’è detto, facile sensazionalismo giocandosi la partita sulla pelle dei bambini (escludendoli con un cartello bene in vista) e sul sentimento materno delle donne lo trovo semplicemente squallido. Per me un’espressione artistica contemporanea che allontana la gente, che la divide isolandola e lasciandola sola, un’arte che non unisce ma seziona, seleziona, discrimina il suo pubblico, un’arte che, nascondendosi dietro una bella teoria, nella verità dei fatti riesce solamente a tendere un’agguato e violentare lo spettatore dopo averlo disarmato, è decisamente subdola. Fare arte non è mestiere facile ed il fallimento può rivelarsi molto pericoloso. Ora datemi pure del moralista, del perbenista o magari del demagogo.

  4. Quale sarà la prossima ?
    Un’accumulazione di frattaglie al mattatoio comunale,oppure una raccolta di pustole del ‘600 al vecchio lazzareto,o casi celebri di lebbra commentati dagli autori?
    Forse è arte.
    Più probabilmente é mero commercio di sensazionalismo becero!
    E non è neppure originale l’idea:l’ho già vista , questa ambientazione, nei films degli anni trenta con Boris Karloff. Saluti

  5. Non serve far vedere inermi feti deformi ottocenteschi quando si sa che sono conservate in vita, in alcuni Istituti, creature nate deformi.
    Una mostra di nessuna utilità, solamente priva di rispetto per la sensibilità.

  6. Sì è strano usare la vita non compiuta, le esercitazioni di natura. E’ strano pure conservarle, fuori dal corpo che le ha ricevute,(inermi è peoprio il termine giusto), una non-vita immortale. E’ forse anche subdolo, soprattutto qui in Italia.
    Fa venire alla memoria però, quando Mattia Moreni parla di “regressione consapevole” dell’ormai inumano, disumanizzato uomo : non so se qualcuno ha visto mai l’opera scultorea Narciso: preferisco Moreni.
    Una cosa che la natura usa per fare delle variazioni (per progredire) viene adoperata in un gesto disumanante. L’intenzione forse è buona: far capire al torpore narcisistico che ci sta uccidendo, che in fondo siamo fatti per caso e che se fuori con la plastica e i siliconi possiamo assumere un aspetto armonioso, anche fare interventi su come appariamo nel carattere, grazie a dottori della comunicazione, dentro poi potremmo benissimo essere come questi poveri corpi in formalina. Anzi, secondo Arbasino, lo siamo già da un po’.
    Un altra cosa il sublime, non è necessariamente vicino alla bellezza, anzi.

  7. dobbiamo accettare che possano esserci cose di questo genere per poter apprezzare il “normale”
    (il normale finto di certe teste bacate)
    la realta’ va accettata in tutta la sua integrita’
    e non nascondendo le cose che non ci piacciono
    o ci infastidiscono

  8. Sono più o meno sulle stesse posizioni di Alf, questa operazione è violenta. Ma non perchè siano violente le immagini (siamo abituati a questo ed altro credo). E’ violenta perchè è inutile, pecrhè non ci propone nessun punto di vista, nessuna visione del mondo. Gioca solo sullo shock inevitabile della visione di qualcosa di mostruoso, sul nostro istinto di chiudere gli occhi, misto all’umana curiosità morbosa per l’orrido.
    è violenta perchè il pensiero che c’è dietro è banale. e il banale è sempre violento (Paul Valèry ce lo insegna).

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