21 maggio 2001

Appuntamento a Roma con la storia della videoarte

 
Inizia “Elettroshock”: una settimana di incontri, dibattiti, appuntamenti… e 38 ore di video proiezioni racconteranno i “primi trent’anni” di video in Italia. Su Exibart il calendario completo delle proiezioni...

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Dai videotape degli anni Settanta, ai video d’artista, dove l’immagine in movimento e il suono possono anche diventare interattivi, coinvolgere quello che non è più un semplice osservatore, al video teatro, che sembra evocare uno spazio ulteriore rispetto a l’illusione scenica, che materializza improvvisamente altri luoghi ed altri personaggi, al video clip musicale, alle opere di quegli artisti definiti come videomaker indipendenti…
Trent’anni (ma non li dimostra!) di video in Italia, in una rassegna – ricognizione, curata da Bruno Di Marino, con la collaborazione di Lara Nicoli: 180 opere selezionate ed un calendario di incontri, tra l’Acquario Romano, Palazzo delle Esposizioni, la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea ed il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea de “La Sapienza”.
Si parla di sperimentazione, di integrazione tra tecnologia ed estetica, di conservazione e possibilità di restauro dei nastri videomagnetici; si tenta di ricostruire gli eventi, perché i primi video si muovono in un confine sottile, tra intento narrativo, documentario e volontà di sperimentare, perché la successiva integrazione con il teatro, con la danza non è un’ibridazione “automatica”, perché quel “sipario elettronico”, forse, è simile a una doppia scrittura, ad una sovrapposizione creativa e allora diventa necessario fermarsi, guardarsi indietro e capire.
Sono circa 130 gli autori scelti: immancabili Studio Azzurro, Fabrizio Plessi (sarà grande protagonista alla imminente Biennale), Gianni Toti, è rievocata la “controinformazione” di Lombardi, Lajolo, Leonardi, ci sono il videoteatro di Barberio Corsetti, Nico Garrone, Mario Martone, la generazione indipendente degli anni ’80, con le opere di Calopresti (citiamo il recente “Alla Fiat era così” del 1990), Soldini, Ciprì e Maresco… i video clip di Infascelli, Curi, Sigon ed una selezione di giovani artisti (tra cui Lo Sciuto, nullCoccetti, Bianco – Valente …). Dal 1971 al 2001, passando dalla videocamera portatile all’era digitale.

maria cristina bastante










IL PROGRAMMA COMPLETO DELLA MANIFESTAZIONE

ELETTROSHOCK – 30 anni di video in Italia (1971-2001)

Lunedì 21 maggio
Palazzo delle Esposizioni
15.30/19.00
Narrazioni (1)
Mario Martone, Una storia Sahrawi, 1996, 32’, colore
Bruno Bigoni, Nome di battaglia: Bruno, 1987, 19’, colore
Tonino De Bernardi, Accoppiamenti non giudiziosi, 1988, 18’, colore
Alessandro Amaducci, Spoon River (parte I), 2000, 20’, colore
Daniele Segre, Vite di ballatoio, 1984, 60’, colore
Silvio Soldini, Indagine sul disordine di un film che non esiste, 1988, 11’, b/n e colore
Mauro Santini, Di ritorno, 2000, 11’, colore
Giuseppe Baresi, Ship’s Lover, 1987, 20’, colore

Acquario Romano
20.00/23.30
Il sipario elettronico (1)
Theo Eshetu, Travelling Light, 1992, 57’, colore
Carlo Infante, Index del videoteatro, 1989, 20’, colore
Solari-Vanzi, Racconti inquieti, 1986, 3’36”, colore
Italo Pesce Delfino, L’I.C., 1988, 7’30”, colore
Riccardo Caporossi, Trucco, 1988, 10’09”, colore
G. Barberio Corsetti-F. Iaquone, Il processo, 1999, 7’, colore
Nico Garrone, Videoappunti teatrali, 1981-2000, 22’, col. e b/n
Fabio Iaquone, Caput LVIII – Merlino, 2000, 20’
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Pietro Babina/Teatro Clandestino, Tempesta (melologo), 1999, 7’, colore
Giovanna Fiorenza-Raffaello Jacomelli, Flatus, 1996, 10’
Italo Pesce Delfino, Vento del capriccio, 1992, 13’, colore

Martedì 22 maggio
Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
10.30/13.30
Il videoteatro. Vent’anni dopo
Intervengono: Andrea Balzola, Riccardo Caporossi, Nico Garrone, Carlo Infante, Italo Pesce Delfino, ecc.

G.C.A.M.C. – Spazi espositivi ex Fabbrica Peroni
15.30/19.00
Ai confini della realtà (1)
Videobase, Compilation, 1971-75, 38’, b/n
Mimmo Calopresti, Alla Fiat era così, 1990, 15’, colore
Maria Martinelli, Vento divino, 1985, 15’, colore
Giuseppe Gaudino-Isabella Sandri, Calcinacci, 1990, 36’, colore
Salvo Cuccia, Ce ne ricorderemo di questo pianeta, 2000, 60’, colore
Silvano Agosti, Frammenti di vite clandestine, 1992, 15’, colore

Acquario Romano
20.00/23.30
L’anima digitale
Alessandro Amaducci, Spoon River (parte II), 2000, 20’, colore
Guido Vanzetti, Giuseppe Laganà, Pixnocchio, 1981, 3’40”, colore
Piccio Raffanini/Christian De Sica, Bongo Bongo Bongo, 1994, 4’, colore
Leonardo Carrano, Il cerchio e la soglia, 1999, 6’, colore
Stefano Rebechi, Hal & The Fly, 1998, 6’, colore
Alba D’Urbano, Rosa binaria, 1992-93, 13’, colore
Flavia Alman, Sabine Reiff, Bacchatio, 1998, 1’30”, colore
Alvise Renzini, Il vitello d’oro, 2000, 4’30”, colore
Flavia Ruotolo, Micromantra, 2000, 3’46”, colore
Mario Sasso, Sigle per la televisione, 1977-1990, 10’, colore
Manu Mortera, Show-Reel, 1997-2001, 7’, colore
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Giovanotti Mondani Meccanici, A True Story: GMM (1983-2001), 2001, 40’, colore
Correnti Magnetiche, Enigmatic Ages, 1991, 4’30”, colore
Mario Canali, XxX, 2001, 5’, colore
Claudio Prati e Ariella Vidach, Exp, 1996, 3’50”, colore
Dafni & Papadatos, The Untochable, 2000, 2’40”, colore
Monica Petracci, Anche i discoli sanno, 1998, 2’30”, colore
Monica Petracci, Monia Lippi, Na mna sidhe, 1997, 2’30”, colore
Leonardo Romoli, Trittico: incontro tra arte e scienza, 2000-2001, 5’, colore
Agata Chiusano, Annabel Lee, 15’, 1998, colore

Mercoledì 23 maggio
Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
10.30/13.30
Dall’analogico al digitale, verso l’alta definizione
Intervengono: Mario Canali, Ninì Candalino, Maria Grazia Mattei, Italo Pesce Delfino, Mario Sasso, ecc.

G.C.A.M.C. – Spazi espositivi ex Fabbrica Peroni
15.30/19.00
Il sipario elettronico (2)
Roberto Andò, Robert Wilson Memory/Loss, 1994, 30’, colore
Giorgio Barberio Corsetti-Italo Pesce Delfino, Il ladro di anime, 1985, 3’, colore
Corte Sconta-Kiko Stella, Strapiombo, 1995, 28’, b/n
Andrea Adriatico e Anna Rispoli/Teatri di Vita, Anarchie, 2000, 10′
E. Casagrande, D. Nicolò, D. Zamagni (Motus), Orlando furioso, 1999, 15′
Armando Ceste, Aria di Golpe, 1973-94, 37’, b/n e colore
Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti, Genesi, 2000, 60’, colore

Acquario Romano
20.00/23.30
Ai confini della realtà (2)
Paolo Brunatto, Angeli e killer, 1999, 45’, colore
Marco Bertozzi, Fieri…e basta!, 1999, 30’, colore
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Daniele Vicari, Uomini e lupi, 1998, 22’, colore
Michele Buono-Carmine Fornari-Piero Riccardi, Femminielli, 1994, 77’, colore

Giovedì 24 maggio
Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
10.30/13.30
Le metamorfosi del documentario video
Intervengono: Adriano Aprà, Guido Chiesa, Alberto Grifi, Sandra Lischi, Antonio Medici, Daniele Vicari, ecc.

G.C.A.M.C. – Spazi espositivi ex Fabbrica Peroni
15.30/19.00
Video, dunque suono (1)
Giuseppe Chiari-Luciano Giaccari, Happening sulla tv, 1972, 4’30”, b/n
Giuseppe Chiari, Il suono, 1974, 14’, b/n
Claudio Ambrosini, Videosonata (da “Giorni”), 1979, 8′, colore
Leonardo Romoli, Dittico: omaggio a Turner/Omaggio a Mondrian, 1999-2001, 7’, colore
Carlo Sigon/Elio e le storie tese, La bella canzone di una volta, 1999, 3’30”, colore
Ambrogio Lo Giudice/Fabio Concato, 051/222525, 1989, 5’, b/n e colore
Ambrogio Lo Giudice/Jovanotti, Penso positivo, 1993, 4’, colore
Giuseppe Capotondi, Oggi Dany è più felice, 1995, 4’55”, colore
Salvatore Piscicelli, Sax solo (ep. di Bestiario metropolitano), 1980, 30’, colore
Città meccaniche
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Caterina Borelli, Passeggiate romane, 1985, 16’, colore
Theo Eshetu, Questa è vita/That’s Life, 1986, 11’, colore
Monica Petracci-Lorenzo Bazzocchi/Masque Teatro, La passeggiata dello schizo, 1997, 10’
Marco Amorini, Città meccanica, 2000, 3’30”, colore
Paola Lo Sciuto, Il labirinto, 1995, 15’, colore
Emanuele De Vincenti, Claudia, 1998, 4’30”, colore
Massimo Di Felice, Japop 1. Robotism, 2000, 30’, b/n e colore

Acquario Romano
20.00/23.30
Schermi d’artista (1)
Andrea Marfori, Happy Fluxus Mr. Paik, 1994, 15’, colore
Luciano Giaccari, Suspence/Tempo, 1971, 6’15”, b/n
Vettor Pisani-Luciano Giaccari, L’eroe da camera, 1972, 4’, b/n
Claudio Ambrosini, Hair cut, 1976, 3′, b/n
Michele Sambin, Oihcceps, 1976, 2′, b/n
Luigi Viola, Video As No Video, 1978, 3′, colore
Piccolo Sillani, Focus, 1979, 4′, b/n
Guido Sartorelli, Analogie, 1978, 2′, b/n
Michele Sambin, Il tempo consuma, 1979, 5′, b/n
Giorgio Cattani, Tracce metropolitane I, 1983, 6’, colore
Mario Sasso-Nicola Sani, Footprint, 1990, 2’15”, colore
Mario Sasso, La ruota di Duchamp, 2001, 1’30”, colore
Gianni Toti, Tenez Tennis, 1992, 15’, colore
Lorenzo Taiuti, A perdifiato, 1995, 7’, colore
Silvia Stucky, Come l’acqua che scorre, 1999, 7’14”, colore
Giovanna Trento, Incroci e impatti (Emulsione, Riempimento, Segreti), 2000, 17’30”, colore
Paola Lo Sciuto, Il minotauro, 1993, 6’, b/n e colore
Luigi Ontani, GaneshaMusa, 2001, 8’30”, colore
Altrementi, 68/91, 1991, 11’, colore
Gianfranco Baruchello Rétard, 1996, 3’, colore
Anna Maria Gioja, Siesta, 1996, 5’, colore
Claudia Muratori, Sospesa, 1998, 4’, colore
Valentina Coccetti, Souvenir, 1999, 3’30”, colore
Jacopo Benci, Itinerari silenziosi (I, II, III, IV), 1998-2001, 8’, colore
Sukran Moral, Transistambul, 1998, 20’, colore
CaneCapovolto, L’attacco col fuoco, 1997, 17’, colore

Venerdì 25 maggio
Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
10.30/13.30 – 15.00/17.00
Costretti a scomparire? Preservazione e restauro dei nastri video

17.00/19.00
Schermi d’artista (2)
Vincenzo Agnetti, Documentario n.2, 1973, 8’, b/n
Mario Merz-Luciano Giaccari, Igloo, 1973, 4’45”, b/n
Mimmo Germanà-Luciano Giaccari, Apocalisse, 1973, 1’55”, b/n
Paolo Cardazzo, Peggy Stuffi, Da zero a zero, 1974, 7’24”, b/n
Giulio Paolini, Unisono, 1974, 3’, b/n
Christina Kubisch, Stille Nacht, 1975, 3’
Sandro Chia, The Navel Less Singer, 1975, 8’, b/n
Claudio Ambrosini, De Photographia, 1976, 030”, b/n
Michele Sambin, Anche le mani invecchiano, 1980, 2’30”, b/n
Luigi Viola, Do You Remember This Movie? (1a vers.), 1979-84, 4’, colore
Gianfranco Baruchello, A partire dal dolce, 1979-80, 5’, b/n
Piccolo Sillani, Narcissus, 1978, 5’, b/n
Paolo Fassetta, Luigi Viola, Frammenti di uno spazio interiore, 1980, 4′, colore
Guido Sartorelli, Nascita, sviluppo, morte dell’illusione, 1981, 3’, colore
Federica Marangoni, Il volo impossibile, 1982, 6’, colore
Maurizio Bonora, Il risveglio del fossile, 1982, 16’, colore
Maurizio Camerani, Passioni fredde, 1983, 14’, colore
Fabrizio Plessi, Back Water, 1984, 17’, colore
Simonetta Fadda, Videogame, 1987, 5’, colore

Acquario Romano
20.00/23.30
Video, dunque suono (2)
Davide Ferrario, Sul 45° parallelo, 1997, 50’, colore
Gianfranco Giagni/Loredana Berté, Il mare d’inverno, 1984, 4’, b/n
Giandomenico Curi/Bungaro, Voce, 1990, 3’50”, colore
Piccio Raffanini-Mario Convertino/Scarlet, Coprimi, 1992, 4’, colore
Carlo Mazzacurati/Ivano Fossati, Lusitania, 1990, 4’43”, colore
Saul Saguatti, Short Splatter Film Collection, 1996, 11’, colore
Ambrogio Lo Giudice/Lucio Dalla, Canzone, 1996, 4’30”, colore
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Pappi Corsicato/Almamegretta, Nun te scurdà, 1995, 4’, colore
Alex Infascelli/Luca Carboni, Inno nazionale, 1995, 4’, colore
Alex Infascelli/Disciplinata, Chiamala inverno, 1996, 3’30”, b/n
Guido Chiesa, Quei momenti eroici, 1988-95, 20’, colore
Manu Mortera, Senza cuore, 1998, 3’, colore
Carlo A. Sìgon/Elio e le storie tese, Evviva/La visione, 1999, 4’, colore
Asia Argento, Loredasia, 2000, 14’, colore
Alberto Signetto, Don’t Forget, 2000, 3’, colore
Ago Panini/Vinicio Capossela, Marajà, 2001, 3’30”, colore
Giuseppe Baresi, Experimental Cinema, 2000, 3’, colore
S. Di Domenico-G. Latini-M. Rovetto, Al Nur, 2000, 29’, colore

Sabato 26 maggio
Acquario Romano
20.00/23.30
Narrazioni (2)
Roberto Lucca Taroni, Interference, 1981, 15’, b/n e colore
Daniele Gaglianone, La ferita, 1991, 28’, colore
Paolo Pisanelli, Il magnifico sette, 1998, 15’, colore
Leonardo Celi, Sul treno Belgrado Istambul, 1989, 17’, colore
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Michele Sambin, Giacomo Verde, Tutto quello che rimane, 1993, 18’45”, colore
Flavia Mastrella, Antonio Rezza, De Civitate Rei, 1994, 28’, b/n
Fabiana Sargentini, Se perdo te, 1998, 7’, colore
Werther Germondari, La vita è una ruota, 2000, 3’, colore
Werther Germondari, Ragionevole dubbio, 1996, 4’, colore
Werther Germondari, Frantumi, 1996, 4’, colore
Giada Colagrande, n.3, 2000, 7’, colore
Tonino De Bernardi, Per un breve incontro, 2000, 35’, colore

Domenica 27 maggio
G.C.A.M.C. – Spazi espositivi ex Fabbrica Peroni
15.30/19.00
Corpi, pensieri e parole (1)
Sheila Concari, Marcel, 1991, 20’, colore
Roberta Torre, Angelesse, 1994, 35’, colore
Luca Franco, Petali, 1994, 4’, colore
Giorgio Cattani, Tracce metropolitane II, 1983, 4’30”, colore
Cocito & Pastore, Intervalli italiani, 1989, 6’, b/n e colore
Studio Azzurro, Il combattimento di Ettore e Achille, 1989, 20’, colore
Fluid Video Crew, L’immagine del Che, 1998, 22’, colore
Gianni Toti, L’originédite, 1994, 18’, colore
Alberto Grifi, Il manicomio (Lia), 1977, 32’, b/n
Alighiero Boetti, Ciò che parla in silenzio è sempre il corpo, 1974, 2’, b/n
Alberto Signetto, Weltgenie, 1988, 6’, colore
Acquario Romano
20.00/23.30
Corpi, pensieri e parole (2)
Ciprì e Maresco, Grazie Lia, 1996, 30’, b/n
Donatella Landi, Je t’aime, je t’aime, 2000, 5’, colore
Antonietta De Lillo, Ogni sedia ha il suo rumore, 1995, 25’, colore
Asia Argento, La scomparsa, 2000, 8’, colore
Bianco-Valente, Deep in My Mind, 1998, 2’30”’, colore
Bianco-Valente, Welcome X, 1998, 3’, colore
Paola Sangiovanni, Vocali, 1994, 5’, colore
Giovanna Sonnino, Parliamone, 1998, 6’, colore
Ilaria Freccia, Strippers, 1995, 30’, colore
Manuele Bossolasco, Pensieri bianchi, 1999, 5’, colore
Manuele Bossolasco, Pensieri rossi, 2000, 6’, colore
Marco Amorini, Discensore, 1998, 2’30”, colore
Gabriela Corini, Portrait/Autoscatto, 1996, 5’, colore
Anna de Manincor, Da nero a nero, 1999, 14’, b/n
Paolo Angelosanto, Mirror, 1999, 2’50”, colore
Roberto Nanni, L’amore vincitore. Conversazione con Derek Jarman, 1993, 30’, colore


Postazioni Acquario Romano (a ciclo continuo 20.00/23.30)
Silvia Stucky, Mobile/immobile, 1996, 6’, colore
Alexandro Ladaga, The Life, 2000, 4’30”, colore
Alexandro Ladaga, A Portrait of The Artist as States of Mind, 2001, 6’30”, colore
Chiesa dell’Elettrosofia, Compilation, 1990-1996, 30’, b/n e colore
Studio Azzurro, Show-Reel Videoinstallazioni, 1982-2000, 60’, colore
Gabriela Corini, Abluzioni, 2001. 5’, colore

Postazioni Ala Mazzoniana Stazione Termini (a ciclo continuo 15.30/19.00)
Giacomo Verde, Stati d’animo, 1990, 3’, colore
Fabio Iaquone, Il viaggio della memoria, 1991, 7’30”, colore
Paola Lo Sciuto, Paesaggio umano, 1996, 5’, b/n e colore
Valentina Coccetti, Souvenir, 1999, 3’, colore
Emanuele De Vincenti, Finestre, 1999, 40’, colore
Manuele Bossolasco, Berliner Perspektiven (I-XXIV), 2000, 7’, colore
Silvia Di Domenico, Giulio Latini, Games IV, 2000, 15’, colore
Mauro Santini, Di ritorno, 2000, 11’, colore


Istruzioni per l’uso
– Ingresso libero a tutti gli Incontri e proiezioni (fino ad esaurimento posti)
– La sequenza dei video all’interno di un singolo programma potrà subire qualche modifica.
– E’ prevista la presenza di alcuni autori in sala e una loro breve introduzione ai video.

Indirizzi
– Museo Laboratorio di Arte Contemporanea – Città Universitaria/Palazzo del Rettorato Piazzale Aldo Moro 5
– Acquario Romano – Piazza Manfredo Fanti 47
– Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea – Via Reggio Emilia 54
– Sala cinema Palazzo delle Esposizioni – Via Milano 9/a

12 Commenti

  1. Mi complimento per l’evento. Sono una giovane laureata. La mia tesi di laurea é stata su Fabrizio Plessi ed é stato necessario avere una panoramica sulla storia della videoarte italiana per contestualizzare l’opera dell’artista che ho trattato. Purtroppo, durante il corso della preparazione della mia tesi, ho avuto un pò di difficoltà nel reperire materiale sulla videoarte, non tanto sotto l’aspetto teorico, quanto sulla possibilità di vedere i video sia che citavo che non, tanto da essere in grado di vedere e rendermi conto di ciò di cui parlavo. Se, durante gli studi, avessi avuto la possibilità di partecipare attivamente alla rassegna che voi, attualmente, presentate, avrei potuto affrontare l’argomento con maggiore sicurezza e, soprattutto, con più professionalità. Malgrado ciò il risultato é stato ottimo. Ancora complimenti, Simona Cresci

  2. sono superinteressato! hanno previsto anche una sorta di catalogo? Avrò dei problemi ad andare a roma, e mi chiedevo se per caso fosse possibile ricevere il catalogo via posta. grazie.

  3. Appuntamento a Roma con la storia del video, direi… non credo che il film di Martone possa essere considerato videoarte; penso, infatti, anche ai materiali girati da Martone insieme a Falanga, Cimatti, De Rosa, Di Terlizzi, Esposito e Quadri e confluiti in un film successivo intitolato “Sahrawi – voci distanti dal mare”, che conosco bene e che, vi assicuro, videoarte sicuramente non è; casomai “documentario poetico”… Per quanto riguarda la Martinelli “Vento Divino” vince il primo premio allo “Scotch Video Trophy” e ottiene una menzione speciale all’Anteprima per il Cinema Italiano Indipendente di Bellaria. Video, cinema…
    Mi sembra che l’ambito sia molto vasto; non credo, quindi, che abbia molto senso definire tutto quanto “videoarte”.
    Un altro esempio… Qualcuno di voi conosce “Il lamento dell’imperatrice” di Pina Bausch? Mmh… è un film davvero interessante: la colonna sonora è in parte composta da una marcia funebre siciliana che si chiama “Pomeriggio di dolore”… la usò anche Leo De Berardinis anni fa per i suoi “Giganti della Montagna”… beh, si tratta di una ripresa documentaria di una coreografia distinta in vari episodi, però… il tutto è ambientato in esterni reali, non – o solo in parte, non ricordo – in teatro: insomma, sembra un film vero, però ovviamente non lo è: cos’è, allora? “videodanza”? forse… non è semplice, e mi pare che il dibattito stia solamente vertendo sulla ricerca di un punto discriminante, individuato nell’assenza (o presenza) di profilmico. Ma è troppo poco, secondo me. A volte penso a un personaggio, Anthony Mann, il Virgilio del cinema (secondo Godard), colui che creò la seconda tipologia di paesaggio del cinema western, cioè i picchi innevati e i fiumi dalle acque gelide e limpide. Vive prima della Nouvelle Vague, quindi è impossibile pensarlo come “Autore”. Siamo tutti eccessivamente legati, nel nostro dare giudizi, a tale concetto, al “concetto di Autore”: per questo motivo diciamo “videoarte”, e a causa dell’assenza di tale concetto, in passato, non abbiamo definito il cinema come una realtà “artistica”. Se tu mi dicessi che Paik è il fondatore della videoarte io ti potrei tranquillamente rispondere che, invece, è il primo che fa uso dei mezzi televisivi.
    “Televisione”… brutto termine, vero? meglio “videoarte”. Parliamone, se vi va, però senza offendere nessuno.

  4. Volevo indicare “Sul treno Belgrado – Istambul” di Leonardo Celi, in programma stasera. Ricordo di averlo visto nel ’93. E’ un esempio straordinario – realizzato in Video 8, credo – di realtà colta sul vivo. Se siete a Roma non perdetevelo!
    Sarebbe anche interessante contattare Leonardo Celi il quale, credo, dovrebbe aver realizzato, successivamente, un altro film di grande interesse: “Il giorno della rivoluzione”.

  5. Ho indicato il film di Leonardo Celi poichè mi farebbe piacere, se qualcuno avesse l’opportunità di vederlo, confrontarmi riguardo le inquadrature conclusive – che ricordo molto “forti” e paradigmatiche; mediante l’analisi di esse, a mio parere, si potrebbe iniziare una fertile riflessione sullo statuto e gli obiettivi della videoarte e sul suo rapporto con le realtà gemelle.

  6. Questo mio scritto è indirizzato sia a coloro che hanno avuto l’opportunità di vedere, questa sera, il cortometraggio di Leonardo Celi, sia a chi è comunque interessato a riflettere sui rapporti che si instaurano tra quelle arti visive accomunate dalla riproduzione di immagini in movimento. Vorrei in particolare soffermarmi su due punti del film che trovo significativi. Dopo un’ampia sezione iniziale, in cui osserviamo un ragazzo cieco (ripreso in Primo e Primissimo Piano) dialogare con l’autore, il quale lo sta riprendendo probabilmente con una Video 8 handycam – l’azione si svolge a bordo dell’Orient Express -, un violento Zoom (gli ultimi minuti del film sono ambientati in esterni) scaglia contro lo spettatore il Primissimo Piano/Dettaglio del volto devastato di un mendicante; la figura intenderebbe significare il degrado e la povertà della realtà turca: nonostante questo mi sento di criticare la scelta del movimento di macchina (chiamiamolo così, anche se si tratta di una videocamera), poiché l’autore, a mio parere, intende urtare la sensibilità del riguardante e non offrire senza pregiudizi elementi per la conoscenza e la riflessione. Il punto più interessante, però, si trova alla fine. La videocamera è posta adesso su un treppiede; l’ambiente circostante è in rovina. Alcuni ragazzini si avvicinano all’obiettivo della videocamera stessa e sembrano “guardarci dentro”, incuriositi. Tale scelta stilistica rivela il retroterra dell’autore, ossia il probabile passaggio attraverso l’esperienza di Ipotesi Cinema (la cosa, però, sarebbe da verificare), della quale un punto fondamentale era il procedimento etico per cui la camera era posta in un luogo e accesa, nell’attesa che chiunque si volesse avvicinare a essa e parlare a ruota libera, raccontando qualcosa di sé… Il formato elettronico istituisce pertanto due direttrici contrapposte: da un lato il volto – il Primo Piano – diviene figura “altra” e incommensurabile alle nostre aspettative; un’immagine in cui non ci si specchia, ma in relazione alla quale è possibile solo un aberrante confronto (e in questo senso il video trasmette solo apparentemente mediante parametri di immediatezza, poiché è la natura del mezzo a non consentire altri utilizzi espressivi – e ciò è a mio parere confermato dalla violenza dello Zoom, che nel cinema ritroviamo, ad esempio, in certi crudeli sottoprodotti); dall’altro il mezzo sembra quasi ipostatizzarsi e divenire l’occhio aperto sul mondo che, dopo aver osservato, si lascia osservare, prima accoglie e poi attira, in modo irreversibile, gli sguardi altrui al suo interno: e ci consente di “conoscere”… E’ impossibile, in questo caso, non pensare ad un rapporto con il “Cinema verità”: Comolli, Rouch etc… Se in un primo momento l’occhio della camera coincide con quello dell’autore – il quale vede in Soggettiva – adesso si è costituita una nuova istanza la quale, però, sta comunque “raccontando” una storia, anche se non è più chiaro “chi” la stia raccontando. Il linguaggio fonda in ogni modo una soggettività – e il modello narrativo pare rinnovarsi – poiché non mancano né pronomi personali (io, tu…), né indicatori della deissi che organizzino le relazioni spaziali e temporali attorno al soggetto preso come punto di riferimento, né l’espressione della temporalità come soggettività, come “tempo in cui si è”, “tempo in cui si parla”, “tempo – quindi – linguistico suireferenziale”. Uno dei punti nevralgici della riflessione sulla videoarte riguarda – o dovrebbe riguardare – la definizione e le modalità di tale istanza e i rapporti dell’autore con essa. Solo partendo dalla risoluzione di questo punto, infatti, sarà possibile organizzare una classificazione stilistica che conduca ad una proficua analisi sul significato dei rapporti tra l’istanza e l’assenza o presenza di profilmico (e quindi sullo statuto medesimo della videoarte). Per giungere a tale risultato credo sia fondamentale condurre un’epistemologia della materia, quindi indagine critica sulle strutture, sulle simmetrie, sulla logica e sulle rispondenze interne di ogni singolo lavoro, sempre con un insostituibile riferimento testuale.
    Conclusioni: avrete sicuramente capito che stasera non ho trovato nessuna ragazza con cui uscire…

  7. Parliamo di videoarte e leggiamo mario martone.Ma siamo impazziti?Che c’entra quel ladro matricolato nonche’magliaro di quattro soldi con l’arte?La videoarte poi?Vi sarei molto grato vorreste spiegarmelo.Se poi vi interessa conoscere una storiella davvero poco edificante non avete che da chiederlo. dreamstheory

  8. AVETE MANGIATO BENE?
    BUONA DIGESTIONE!!!
    MARIA LUISA ABBATE detta A’ SANTELLA
    ehi, man! Non sei stanco di rubare?

  9. Non sapete cosa fare? Annaspate nel mare del nulla? Continuate a rappezzare gli ultimi furti senza riuscire a dargli un corpo contemporaneo? La creatività vi fa difetto?
    Il furto della LUCE, si sa, uccide più dell’hcv.
    Auguri!
    Maria Luisa Abbate detta A’Santella…
    derubata da Martone e da tutta la bella famiglia del teatro napolitaliota!!!
    Ma sempre in ottima salute!!!!
    BY!BY!xxxxxxxxxx

  10. dreamstheory vi dara’ tutti i succulenti dettagli sulle megamalefatte del Principe dei magliari mario martone.Contattateci sul nostro sito cercheremo di rispondere a tutti.Sito segnalato tra gli altri da dramma.it

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