31 ottobre 2002

fino al 10.XI.2002 Luigi Ghirri Fotografie 1970 –1992 Roma, Palazzo Fontana di Trevi

 
Le fotografie di Ghirri tradiscono un sapore vagamente cinematografico, nella scelta dell’inquadratura, nel cosciente montaggio e ri-montaggio dell’equilibrio del reale, nell’investigazione dei rapporti tra il mondo e la sua copia…

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A dieci anni dalla scomparsa di Luigi Ghirri, la mostra romana espone parte del vastissimo archivio fotografico dell’artista emiliano, conservato presso la Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Il percorso abbraccia, in un’approfondita scansione temporale, i due periodi fondamentali della sua produzione.
Inizialmente sono gli anni Settanta, con quella scelta cromatica che rispecchia un decennio, nei toni del rosso e del marrone, negli accostamenti improbabili delle forme. luigi ghirriAccessori di vestiario come scarpe e cappelli, diversi scheletri di finestre e porte. Questo periodo si segnala per l’approfondimento dell’indagine concettuale del cosmo. Tutto ciò comporta, d’altra parte, la negazione della funzione meramente estetica dell’immagine fotografica in favore di una riscoperta della sua portata comunicativa. L’artista italiano, infatti, pare immergere il dettaglio centrale in un clima di noncuranza, di un’indifferenza affine, bensì, all’impegno di mettere in risalto un “oltre” appena accennato. Parole che, nel contesto urbano, acquisiscono associazione, evocazione. Particolarmente significativo è, ad esempio, quell’anonimato visivo, reso con la tecnica del riflesso. Esplode la moda del collage di manifesti strappati e sovrapposti, dei rimasugli di colla che si sposano con colori imprevedibili: ed è così che Ghirri immortala, attraverso lo sguardo indiscreto della macchina fotografica, quegli accostamenti surreali, mai banali, che la realtà, ad uno sgrado attento, è capace di creare . Ed è in ciò che, probabilmente, si situa la differenza qualitativa tra il vedere ed il guardare. Solo attraverso la seconda modalità dello sguardo, infatti, la fotografia è capace di cogliere e trasmettere l’improbabile nel quotidiano.
Percorrendo il tracciato dell’esposizione, si scorge un salto temporale. Ecco gli anni Ottanta in cui Luigi Ghirri vi inoltra un recupero dell’attività immaginativa. Le mappe, le carte geografiche divengono concetto denso di richiami emozionali: tra il gioco infantile e l’adulto maturare di un’idea. Ghirri si sforza di seguire, attraverso la topografia, le tracce del peregrinare umano.
L’artista aspira ad una misurabilità dell’alienazione, della memoria del pensiero fantastico. Egli è attento alla luigi ghirriduplice faccia del mondo: terra e cielo. Ed ecco che l’elemento terrestre si traduce in un paesaggio urbano che abbraccia, a tappe, l’intero territorio nazionale, spaziando da scorci di una Roma trasteverina, ad atipiche e sicuramente meno romantiche stazioni di servizio, da un Venezia in cui la luce si fa dominatrice degli spazi, ai limpidi scenari di “Esplorazioni sulla via Emilia”. Ma non manca neppure l’elemento aereo, etereo: dai 365 possibili cieli che rimandano ad una tonalità d’infinito, alla suggestiva raccolta “Il profilo delle nuvole ”, in cui quest’ultime si svelano materiale prezioso all’obiettivo, perché cangianti come l’immaginazione di un bambino.

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mostra vista il 30.IX.2002


Luigi Ghirri
Palazzo Fontana di Trevi, via Poli 54 (centro – Fontana di Trevi), 06692050630, tutti i gg 10-19, ingresso 6 euro, ridotto 4 euro, catalogo Federico Motta Editore


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