02 gennaio 2003

fino al 23.II. 2003 Keramos – La ceramica nell’arte contemporanea Italiana 1910 – 2002 Roma, Museo del Corso

 
Ceramica mon amour. Dalla conca firmata Cambellotti, al ‘giardino delle cose’ video di Studio Azzurro. Passando per Martini, Fontana, Ontani ed altri. Una storia lunga un secolo. Che lega l’arte contemporanea ad un materiale duttile e sorprendente...

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Il 1910, anno di redazione del Manifesto della Pittura Futurista, diviene per Francesca Romana Morelli, curatrice della mostra, un punto d’avvio significativo per analizzare le vicende artistiche della ceramica, materiale da sempre utilizzato dall’uomo e di cui grandi artisti hanno intuito il versatile potenziale. Dal vorticoso moto dei nuotatori che galleggiano nella conca di Cambellotti (1910 circa) fino ad arrivare alle mani nel video di Studio Azzurro(1992-2002), tramutate in due Leoncillo-Dattilografa impalpabili fasci di luce che plasmano una corposa terracotta. Questa mostra rivela in maniera lucida ed esauriente come artisti di altissimo livello abbiano incluso occasionalmente o sistematicamente nella loro ricerca questa materia millenaria. Inizialmente il percorso si snoda lineare, seguendo un criterio cronologico che conduce il visitatore ad ammirare le teste di Casorati e di Prini, maestose e ieratiche come statue di popoli antichi, le movimentate linee astratto – geometriche di Giacomo Balla e Albisola, le epidermidi vibratili nei busti di Antonietta Raphael e Arturo Martini che raccolgono e intrappolano la luce; Marino Marini invece è qui rappresentato da un cavaliere scintillante per lo smalto che ricopre la superficie, mentre Alberto Savinio sfrutta una maiolica bidimensionale per le sue visioni oniriche e surreali. E alle piccole e ribollenti concreazioni di Baj dalla cromia spenta e scura, rispondono grandi sassi che Castagna ha trasformato in oro, luminosi e ruvidi allo stesso tempo. Il Deserto maschio di Mainolfiha la consistenza di una distesa lunare in cui gli elementi circolari dialogano con Penone-Soffio l’opera di Valentini. Pianezzola ha invece composto con la ceramica un libro che sembra depositario di conoscenze ataviche ormai inaccessibili, coperto come è di una patina di antico.
La struttura circolare del caveau vero e proprio, pur mantenendo la successione temporale, fa sì che opere appartenenti a contesti diversi dialoghino tra loro rimandandosi a vicenda: la scultura esuberante che parla di dimensioni ulteriori per Lucio Fontana ed Enzo Cucchi, l’ossessione narcisistica ed il forte nesso tra arte e vita per Luigi Ontani e Felice Levini, lospiritus dell’artista che imprime il suo segno sulla docile materia in Giuseppe Penone e Giacinto Cerone. Incastonate negli incavi del pilastro centrale i Soffincielo di quest’ultimo risplendono della preziosa materia che li ricopre (platino), in dialettica con il Soffio di Penone di semplice terracotta. La solitudine e l’angoscia del teatrino di Melotti riecheggia colorandosi di autobiografia in quello di Giosetta Fioroni e prepara alla visione dei lavori dell’immancabile Leoncillo, documentato con tre opere che testimoniano il suo passaggio da tendenze di ascendenza espressionista ad un astrattismo drammatico.

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marina valentini
mostra vista il 16.XII.2002


Keramos.La Ceramica nell’arte contemporanea 1910-2002, a cura di Francesca Romana Morelli. Dal 16 dicembre 2002 al 23 febbraio 2003
Roma, Museo del Corso (Caveau), Via del Corso 320 (Centro Storico) 06 6786209, mar_dom 10-20 ch lun, ingresso intero 5 euro, ridotto 4 euro, catalogo Artemide 25 euro


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