24 aprile 2003

fino al 22.VI.2003 Afro il colore – dal paesaggio all’astrazione Roma, Palazzo Venezia

 
Una vastissima retrospettiva dedicata al più amato e famoso dei fratelli Basaldella. Dalle vedute dei fori dei primi anni Quaranta, al viaggio a New York, alle ultime tele degli anni Settanta. Solo colore e gesto per evocare un universo astratto...

di

Più di cento opere, quasi tutte tele, che l’Archivio Afro e Gianni Mercurio hanno selezionato accuratamente dalla vasta produzione di Afro-Libio Basaldella (1912-1976), come icone rappresentative della sua arte. Un’esposizione che evita di cedere ai toni lineari del percorso cronologico – comunque ben presente – e punta piuttosto l’obiettivo sugli accostamenti formali e cromatici cari all’artista. Le tele sono sapientemente collegate tra loro da richiami che esaltano la predisposizione dell’artista ad esprimere attraverso il colore gli stati d’animo, la memoria del passato e le attese per il futuro (Il giardino della speranza, 1958 per l’Unesco). Il percorso si apre coi dipinti degli anni Quaranta, che dopo il viaggio parigino risentono del colpo di fulmine per il Cubismo di Picasso e Braque, dei toni smorzati di Modigliani. Ma il grosso delle opere esibite è dato dalla produzione dei decenni successivi, nella quale gli estimatori lo riconoscono: il viaggio a New York, l’apertura alle sperimentazioni afro, agosto in friuli, 1952, collezione banca d dell’Informale – espone col Gruppo degli Otto nel ’52 – e dell’Action Painting di de Kooning – l’amicizia tra i due è testimoniata attraverso lettere e foto nella sezione Afro a New York. Il gesto, l’elemento cromatico libero si rivelano con energia; riempiono la superficie con la forza dell’emozione (Cronaca Nera, 1951) e della nostalgia (Ricordo d’infanzia, 1953). Le tele alternano esplosioni di colore forte e denso (Colorado, 1967; Uscita d’emergenza, 1966) a momenti lirici nei quali il lavoro sul bianco/nero ci riporta a sensazioni di disagio (Malalbergo, 1962; Tempo coperto, 1960). Fino alle suggestioni dei toni che evocano luoghi e materiali (Palude, 1960; Valle del Ferro, 1958). Il cambio di rotta dopo la morte del fratello Mirko e l’insorgere della malattia (1969-71) è evidente: forme compatte, un cromatismo definito uniforme, senza velature. Opere in cui campeggiano strutture geometriche quasi immobili rispetto agli slanci del passato. Un universo più desolato – forse – ma aperto alle sollecitazioni visive del monocromo (Grande Ocra, 1973; Grande Grigio, 1970). Il percorso si conclude con una sezione dedicata alle sperimentazioni formali afro, la basilica di massenzio, 1939, collezione privata, roma che nei primi anni romani Afro dedicò alla pittura di paesaggio – anomale le sue vedute dei fori – o ai ritratti in stile Cèzanne (Giulio Turcato, 1942). Si rievocano le affinità con alcuni dei pittori presenti nella capitale, insieme ai quali espose alla Quadriennale del 1935. L’apparato didattico è esauriente per quello che riguarda la biografia dell’artista; tuttavia avrebbe potuto presentarsi più ricco in relazione alle opere, vista la frequente difficoltà per il grande pubblico – destinatario principale – di comprendere senza supporti informativi un periodo artistico come l’informale, che necessita di adeguati chiarimenti.

articoli correlati
Afro Antologica. Anni 1950-1975
Omaggio a Mirko – Opere 1934 – 1967
Da Kandinskij a Pollock. La vertigine della non-forma

cristina del ferraro
mostra vista il 16 aprile 2003


Afro, il colore – dal paesaggio all’astrazione
Palazzo Venezia – Via del Plebiscito 118 (Centro storico, Piazza Venezia), 06 39732850, mar_dom 10-19; ch lun, ingresso: Euro 8; Ridotto Euro 5, ridotto speciale Euro 6, catalogo Skirà


[exibart]

2 Commenti

  1. Ho letto l’articolo di Cristina del Ferraro e devo
    dire che a differenza della giornalista, io, pur non
    essendo nè un’esperta nè un’amante dell’astratto, ho
    trovato la mostra “Afro, il colore” interessante ed
    esauriente, anche dal punto di vista della
    comprensione delle tecniche utilizzate. Soprattutto
    attraverso il Video dove si vede lo stesso artista
    all’opera. Credo che il modo migliore per comprendere
    una determinata tecnica sia piuttosto di paroloni
    critici, la possibilità di vedere la tecnica stessa
    applicata.
    Mi piacerebbe vedere più spesso mostre così ricche,
    che danno la possibilità al pubblico di avvicinarsi e
    comprendere anche quegli stili che non sapevano di
    amare, com’è stato nel mio caso.

    Alessandrina

  2. ho visitato la mostra di Afro durante il week-end del 1maggio!posso dire che la mostra è davvero interessante,completa(130 opere)e affascinante.di sicuro il maggiore impatto emotivo e percettivi eè dato dalle opere che richiamano il neo-cubismo e le trasformazioni dei colori,anche se la parte figurativa denota le notevoli capacità di questo pittore.
    DA apprezzare il contributo del filmato rai sulla storia e sulla pittura di Afro.
    in sostanza una bella mostra

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui