15 marzo 2000

dal 18.III.2000 al 18.VI.2000 Goya Roma, Palazzo Barberini

 
La mostra dedicata ad uno dei grandi maestri dell'arte mondiale offre, con trentun dipinti e oltre cinquanta tra stampe, incisioni e disegni, un panorama completo dell'opera dell'artista.
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Alcuni dei capolavori saranno ospitati nel magnifico salone affrescato da Pietro da Cortona, come la “Crocifissione” ed il “Cristo en la cruz” nel quale accanto all’influenza esercitata sull’artista da Guido Reni e da Diego Velazquez, per la maestosità dei barocchi, si scorge l’originalità, la voluta assenza di regole, tipica dell’”espressionismo pittorico” di Francisco Goya.
A questo dipinto se ne affiancano altri come “L’Annunciazione ” di Siviglia (1785) caratterizzato da una luminosità tutta particolare.
Ma la mostra offre anche la possibilità di ammirare le opere del Goya più mondano con l’intento di respingere lo stereotipo di un pittore maudit, cupo e torbido e al contrario di dare un’immagine quasi dandy, amante di tutti i piaceri del ben vivere di corte. Tra i suoi dipinti più famosi per l’arazzeria reale si potranno vedere “El quitasol“, 1777 e l’allegria di “El Pelele ” 1791.
La famiglia dell
Un grande excursus che ripercorrere attraverso due secoli tutta l’opera del maestro in direzione della modernità sotto il segno di una grande versatilità che fa di Goya un pittore e un intellettuale di immenso livello.
Tra i dipinti più noti è esposto il “Colosso” impressionante allegoria della guerra, tra i ritratti la “Maria Luisa in abito di corte“, uno dei più belli considerato che al momento della creazione Goya era già stato colpito dalla terribile malattia che lo rese prima sordo e che lo portò alla morte quasi cieco a soli quarant’anni.
Nei giorni scorsi c’è chi a Roma ha parlato di derby, per una volta non si tratta di quello, visto e rivisto, tra le due compagini calcistiche capitoline. In questo primo scorcio di Giubileo c’è il derby dell’arte nella Capitale, il derby delle grandi mostre di livello internazionale. Fino ad oggi la partita era giocata da due agguerritissimi concorrenti come “I cento capolavori dell’Ermitage” (già 230mila visitatori) e “Monet – Il maestro della luce ” (50mila visitatori in poco più di dieci giorni), oggi si aggiunge un terzo concorrente.
Nella splendida cornice del salone Pietro da Cortona, in Palazzo Barberini, è allestita la mostra “Goya ”, 50 dipinti del grande artista spagnolo, la più grande esposizione di questo genere mai vista in Italia.
Non bisogna però ringraziare solo l’anno giubilare ma, in questo caso, è la collaborazione artistico-espositiva tra la Spagna e l’Italia a darci la possibilità di vedere, a Roma, capolavori come “L’ombrellino”, “Il Colosso” o “La famiglia dell’infante don Luis ”.
Il Colosso
Tale collaborazione ha già portato in Italia alcune opere di Velasquez, fino a qualche mese fa alla Galleria Borghese, a titolo di risarcimento sono state allestite in Spagna due mostre sul Caravaggio e sul Seicento italiano, a Madrid e Bilbao. Speriamo che il sodalizio continui, abbiamo solo da guadagnarci.
Ma lasciamo questi elementi di politica espositiva e veniamo alla mostra.
Qualcuno obietterà che i veri capolavori del pittore non ci sono, qualcuno rimpiangerà di non aver potuto vedere la “Maya desnuda ”, tuttavia c’è tutto Goya in questa esposizione, i dipinti non sono molti è vero ma la vicenda artistica del pittore è delineata in maniera netta. C’è il Goya della pittura sacra, il Goya ritrattista, il Goya della pittura di corte.
Ma sono le opere, ciascuna per se stessa, ad avere un’intensità e a rendere paradossalmente disagevole uno sguardo d’insieme, organico. Ed è la luce che le ripercorre, le opere. Sono tele che tirano le somme, dipinte in un periodo culminante della storia dell’umanita e dunque dell’arte: “La famiglia dell’infante don Luis” è il lavoro più rappresentativo dell’esposizione. Si diceva di opere che segnano un ‘punto e a capo’, che tirano le somme, ebbene in questo quadro c’è tutto il Settecento che stava per finire, c’è tutto il secolo dei lumi e della scienza, c’è tutto l’insegnamento che Goya ha saputo trarre dalla immensa tradizione pittorica spagnola, ci sono tutti i temi che il grande Diego Velazquez (ne “Las Meninas ” essenzialmente) seppe fissare nella storia dell’arte.
Avevamo accennato alla luce ed è proprio una candela a guidare lo sguardo in questa opera protagonista della mostra.
Anche nella pittura sacra la luce (in parte violentata dall’illuminazione di Palazzo Barberini) inquadra e fissa le figure. Come nella “Sacra Famiglia” dove il bambinello sembra acceso, luminoso o come nella “Crocifissione ” dove il Cristo, rappresentato vivo e trapassato da quattro chiodi secondo la trattatistica spagnola a partire del ‘600, è luminosissimo, altèro e trionfante.
Nella sala attigua alcune acqueforti e acuquarelli fanno da giusto compendio all’eposizione.
La prenotazione è, almeno in questo primo periodo di esposizione e nei giorni festivi, indispensabile.

massimiliano tonelli



“Goya”, Palazzo Barberini, via Barberini,18, Roma. Dal 18 marzo al 18 giugno 2000. Dal martedì alla domenica 9-19. Chiuso il lunedì.£12.000 Info.0632810 per prenotazioni. http://www.ticketeria.it. Catalogo De Luca, 60.000. Accesso disabili: SI; servizi igienici: SI, audioguide: NO; lingue straniere: NO; bar/caffetteria: NO; bookshop: SI.


[exibart]



7 Commenti

  1. Gentile Carmen,

    solitamente i cataloghi hanno lo stesso nome della mostra dunque si dovrebbe chiamare “GOYA”

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