02 luglio 2003

fino al 7.IX.2003 Cecily Brown Roma, MACRO

 
Contenuti espliciti (molto) e una pittura che strizza l’occhio a De Kooning e Bacon. Tra pennellate evidenti, macchie di colore, cromatismi caldi. E scene di sesso, naturalmente. È Cecily Brown, star scandalosa della pittura internazionale. Alla prima personale italiana...

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La mostra dedicata dal Macro all’artista anglo-statunitense Cecily Brown (Londra 1969; vive a New York) offre per la prima volta a Roma un piccolo saggio di quella rinascita della pittura che dalla fine degli anni Novanta prese piede nelle gallerie più importanti di New York. A quel tempo attorno al gotha dell’arte americana oltre la Brown gravitavano artisti come Damian Loeb e Matthew Ritchie e fu proprio in quegli anni che la pittura, in uno dei tanti ritorni ciclici ebbe la sua rivalsa sulla videoarte e sui mezzi digitali che da tempo avevano preso il sopravvento monopolizzando critica e mercato.
Cecily Brown si ritrovò a vivere la congiuntura idececily brown, sentimental fool, 2002 ale in cui pennello e tavolozza ripresero quota nelle gallerie più quotate. Un paio d’anni prima di trasferirsi definitivamente a New York aveva tenuto la prima mostra personale alla Eagle Gallery, nella capitale inglese, dove presentava il film d’animazione Four Letter Heven (1995, lo potrete vedere in mostra anche al Macro, preceduto da un perentorio parental advisory!) realizzato mettendo in sequenza una serie di disegni ad acquerello. La storia raccontata ha risvolti esplicitamente pornografici: fu l’uso di un linguaggio espressionista, incisivo e assolutamente non convenzionale ad aprire all’artista le porte del jet-set americano e della trendygallery Deitch Project, dove ha tenuto la prima personale newyorkese.
Da quel momento l’ascesa della Brown è nota: è entrata a far parte delle più prestigiose collezioni d’arte contemporanea del mondo ed è stata presente in alcune importanti collettive di qua e di la dell’Atlantico. Oggi continua la sua carriera artistica facendo uso di un linguaggio pittorico che guarda più che mai a De Kooning e Francis Bacon, di cui raccoglie l’eredità ideologica della non – rappresentazione.
La mostra del Macro raccoglie in un’unica sala alcuni grandi oli su tela e una piccolacecily brown, untitled (after the rake serie di gouaches realizzate appositamente ed ispirate alle dissacranti incisioni settecentesche di William Hogarth che sbeffeggiava con sprezzante ironia politici e potenti dell’Inghilterra di allora. Con lo stesso intento, ma con una leggerezza e un’immediatezza che oggi farebbero impallidire lo stesso Hogarth, Brown racconta con i suoi pittogrammi di corpi che si abbracciano, che si uniscono lasciando ben poco spazio al non – dipinto.
Forte l’impatto delle grandi tele: di fronte a quello che a prima vista può apparire un incomprensibile impasto pittorico si scorgono grovigli di corpi allacciati tra loro, pennellate e macchie rappresentano organi sessuali, sottolineano un gesto o un movimento in atto. E lo spettatore si ritrova voyeur, in un sovraccarico di colori e potenza visiva.

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Cecily Brown, a cura di Danilo Eccher e Rossella Siligato
Macro, via Reggio Emilia (Porta Pia), 0667107900, macro@comune.roma
.it, www.comune.roma.it/macro , mar_dom 9-19 ch lun, ingresso intero 5.20 euro, ridotto 4,20 euro catalogo Electa 60 euro

[exibart]

2 Commenti

  1. Lei in un’intervista ha dichiarato la sua passione per Rubens di cui apprezza il dinamismo così come per il barocco, molto movimentato, e il rorchac test. La cosa divertente che ha dichiarato è che ciascuno davanti ad un suo quadro può vedere qualsiasi cosa.

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