11 settembre 2000

Fino al 22.X.2000 A cielo aperto Palermo, spazi dello Spasimo

 
Intervista con Daniel Buren, artista francese creatore di "A cielo aperto"

di

Il cielo si materializza dentro lo Spasimo come una sorprendente apparizione. I grandi specchi obliqui lo riflettono e lo trasportano sotto le grandi arcate in pietra antica, realizzando un magico spaesamento. L’antica architettura è ridisegnata da un’alternanza di righe bianche e nere, posizionate con strutture autoportanti.
“A cielo aperto” è il complesso e articolato lavoro ideato dall’artista francese Daniel Buren per lo Spasimo di Palermo, che rimarrà allestita fino al 22 ottobre 2000. Curatori della mostra sono Joel Benzakin e Michèl Lachowsky con l’organizzazione di “Encore…Bruxelles”. La manifestazione è realizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, per la sezione arti visive coordinata da Emilia Valenza.
Daniel Buren, come nasce l’idea per questo intervento allo Spasimo?
“Quando sono arrivato a Palermo non avevo un’idea precisa. Certo sono rimasto molto colpito vedendo questo spazio, ma pensavo che all’inizio fosse troppo grande, e il non poter usufruire del suolo, lasciandone la funzionalità per gli spettacoli, era una grande limitazione. Ma il progetto è andato man mano crescendo, definendosi sempre più, tra possibilità tecniche e aggiustamenti. Il contesto, alla fine è stato determinante. D’altronde è da 30 anni che realizzo lavori in situ ”.
Palermo, spazi dello Spasimo
L’architettura o l’elemento naturale preesistente condizionano il suo lavoro, e fino a che punto?
“Sono sempre rispettoso degli spazi in cui lavoro, mi piacciano o no. Sono comunque innumerevoli le possibilità di trasformare un luogo. Per lo Spasimo ho pensato a questo meraviglioso spazio a cielo aperto, che è diventato il titolo stesso della mostra. Il colore di questo cielo è sempre diverso, a seconda delle ore del giorno. L’idea quindi è di sottolineare questi giochi cromatici: le finestre hanno vetri colorati, ma è una chiusura che fa vedere la luce. Solo di notte, con la luce artificiale, si vedrà il colore reale”.
E il cielo ad altezza di sguardo?
“Questa è l’idea per modificare l’uso dello specchio. Non più elemento per riflettere ciò che ha di fronte, ma per far scoprire tutti quegli elementi nascosti, non “a vista”, appunto”.
Questo gioco di riflessi crea architetture d’invenzione, che nascono da riflessi di elementi reali…
“Lo specchio usato solo per vedere è ridondante. Così si trasforma in altri occhi, rende complessa l’informazione. Lo paragono al retrovisore di una macchina, che moltiplica gli sguardi. I colori e la luce di questi luoghi, talmente particolari, si fonderanno insieme, creando qualcosa di nuovo e al contempo già esistente”.

Paola Nicita



A cielo aperto – Lavoro in situ”- Installazione negli spazi dello Spasimo di Palermo. Fino al 22 ottobre 2000, ingresso libero
Manifestazione promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Palermo, sezione Arti visive


[exibart]

16 Commenti

  1. Ieri nel suo programma il prof. Sgarbi ha attaccato duramente Daniel Buren prendendo spunto da una accusa fatta a quest’ultimo da Balthus che considerava le opere di Buren “idiote ed inutili” in una intervista di Vagheggi su Repubblica. Sgarbi ha dato ragione a Balthus dicendo che forse, essendo uno degli unici ad essere rimasto al figurativo invece di andare verso le avanguardie, è Balthus il vero moderno e Buren il retrogrado.
    Alla fine della breve trasmissione Vittorio Sgarbi ha mostrato l e immagini di Santa Maria Dello Spasimo prendendoli come esempio dell’idiozia delle opere di Buren. Cosa ne pensate????

  2. L’installazione di Buren allo Spasimo è tra le più belle in assoluto egli abbia mai fatto. Certo il luogo meraviglioso lo ha aiutato tanto.
    Trovo Buren però tremendamente ripetitivo. Può anche annoiare.
    La polemica di Sgarbi è animata da motivazioni politiche.

  3. penso che, indipendentemente dal valore delle opere di Buren (sul quale si può ovviamente discutere)questi atteggiamenti reazionari di cui il prof.sgarbi si fa portabandiera sono irritanti. il valore di un opera non sta nella scelta del mezzo, ma nella validità dell’assunto e nella capacità comunicativa che sprigiona. Non si può sostenere che, solo perchè la maggior parte dell’arte contemporanea è non-figurativa, la vera orginalità sia nell’andare controcorrente! esiste della buona e della cattiva pittura come esiste della buona e cattiva arte installativa/performativa/mediale.

  4. Carissimo Dott. CALO’ le dispiecerebbe parlare piu chiaramente?
    Di cosa parla quando accenna a questioni politiche? Diciamo tutto, che ce frega….

  5. L’opera è stata fortemente voluta dalla giunta comunale così come tantissime iniziative culturali di alto profilo (a Palermo non succedeva niente da anni…) e non è che ultimamente il Comune ha vinto qualche 6 al superenalotto… i soldi ci sono sempre stati solo che non si sa perchè sparivano in tarallucci e vino.
    Ora questo dà fastidio. Anche l’arte è (può essere) politica e chi non lo crede è un ingenuo.
    Spero che stupor mundi sia soddisfatto.

  6. Caro Peppuzzo hai lanciato una bella accusa!!! Azzo che accusa…e adesso sta al comune smentire, tanto sicuramente l’assessore le legge queste pagine. Che risponda…E dove li mettevate i soldi prima di darli a Buren o a Boltansky ?

  7. Dico la mia anch’io circa Sgarbi. Sinceramente mi pare che riproporre un dibattito sulla questione “figurativo o astratto” a quasi cent’anni dalla nascita dell’astrattismo e poco meno dall’insorgere del dibattito di cui sopra sia, per lo meno, operazione piuttosto sterile. Se, solo in apparenza, si potrebbe anche affermare che esiste, da un paio di decenni, una tendenza a preferire la figura all’astrazione (tendenza agevolata senza dubbio dal movimento transavanguardista di A.B.O., spesso criticato a sproposito), nello stesso modo ancor più recente è, per esempio, un tentativo di rigenerazione delle istanze minimaliste in senso intimista (e Buren, all’epoca di BMPT, nel ’67, era vicino alle posizioni minimal); penso in particolare alle mostre della galleria veronese Studio la Città, o alle recenti vicende della collezione Panza alla Guggenheim. Ma si potrebbero citare correnti neo-pop, neo-espressioniste, addirittura correnti che ripescano nella grande stagione astratta italiana dell’immediato dopoguerra, ecc.. D’altro canto è abbastanza naturale che l’arte più recente, sollecitata dalle mostre, dai volumi e dai dibattiti volti alla sistemazione del ‘900, sia in qualche modo condotta a confrontarsi con il secolo appena concluso, pur proponendo strade nuove e nuova ricerca, specie, ma non solo, nel campo della fotografia e dell’arte dei media (così accontentiamo anche Valentina). Se un carattere comune può essere cercato nelle correnti artistiche attuali, forse questo va cercato in una certa vocazione intimista che caratterizza molti degli artisti più interessanti (perfino in quella corrente neo-minimal cui accennavo sopra). Io voglio credere che questo sia un segnale che l’arte attuale sta tentando un riavvicinamento al grande pubblico attraverso un riavvicinamento all’uomo, alla sua complessità, al suo rapportarsi con le realtà circostanti (la società, l’ambiente, le realtà virtuali, ecc.). E d’altro canto in quale altra epoca se non in quella della comunicazione globale e della massificazione l’uomo è, in senso universale, al centro di tutto e, in senso individuale, fuori da tutto? Forse anche per questo, non senza un certo azzardo, una volta sulle pagine di Exibart ho parlato di “nuovo umanesimo”. Perfino la net art, cercando mirando ad interagire con il pubblico, di fatto avvicina a sé il pubblico (lo dimostrano i commenti entusiasti agli articoli su questa rivista). Dunque riproporre la vexata quaestio astrattismo/figurativo mi sembra un modo abbastanza semplicistico di interpretare i fermenti artistici contemporanei. Al di là di queste considerazioni credo sia anche il caso di prendere le affermazioni di Sgarbi con i piedi di piombo. Insomma: Sgarbi è un critico che agisce a 360°: ha appena pubblicato un tomone sulla “storia universale dell’arte”, alla Galleria 56 di Bologna promuove la giusta riscoperta di autori figurativi del ‘900 dimenticato (Corsi, Fioresi), alla Contini di Venezia promuove artisti prettamente iconici e figurativi (Vangi, Mitoraj). In linea con queste scelte, d’altro canto, si noterà che le gallerie ringraziate in calce agli intervalli pre-“consigli per gli acquisti” nella trasmissione di Costanzo sono spesso la 56 e la Contini. Insomma, senza voler fare polemica, ciò che vorrei dire è che Sgarbi sembra avere una certa predilezione per l’arte di figura, e credo non ci sia nulla di male che egli promuova l’arte figurativa. L’importante è essere consapevoli che egli, in qualità di critico e showman, sa perfettamente di avere qualche chance in più di altri di indirizzare il gusto (provate ad andare alla presentazione di una mostra che preveda un suo intervento); e questo fa diligentemente. Detto ciò, concludo dicendo che Buren, che io poco conosco, è comunque artista non in discussione, perché già storicizzato, c’è poco da fare. Si potrà discutere sulle sue opere recenti, su quelle future, ma il suo ruolo nell’ambito dell’arte internazionale del ‘900 è già assimilato dalla critica. Sarebbe un po’ come dire che Beuys o Mel Ramos non valgono nulla … chi mi verrebbe dietro?

  8. HA HA HA HA HA HA HA HA HA HA HA HA!!!!
    UH UH UH UH UH!!!!! HI HI HI HI HI HI!!
    EH EH EH EH EH EH EH EH EH EH EH EH!!!!
    HA HA HA HA HA HA HA HA HA HA HA HA!!!!

  9. E insomma si è configurato una sorta di ArtSystem o micro ArtSystem con la classica figura del |CRITICO| in questo caso Sgarbi; poi la figura del |GALLERISTA| della Contini o della 56 dove il critico di cui sopra promuove degli |ARTISTI| di un certo tipo e di una certa |CORRENTE| sia perché lui probabilmente ci crede sia perché si è ritagliato la sua area di influenza. Poi si scopre che i galleristi comprano pubblicità o comunque vengono promossi in una grande trasmissione nazional-popolare che va in onda qualche ora prima di una piccola trasmissione dove il |CRITICO| dice quotidianamente la sua.
    Mancano dei tasselli a questo piccolo ArtSystem…il |MUSEO| o comunque lo spazio pubblico (in questo caso lo spasimo) che decide di investire su artisti che non soddisfano l’area di influenza del |CRITICO|. Poi si è detto che il |MUSEO| è stato spinto da forze politiche, cosa che ancora non si è ben capita…
    Mancano ancora dei tasselli: gli |ARTISTI| e pare che, a riguardo della polemica lanciata da Sgarbi ieri ma ancora prima da Balthus, i due si siano abbondantemente risposti mandandosi malcelatamente a quel paese.
    Manca ancora una cosa: il |MERCATO| dove va il mercato? i |COLLEZIONISTI| e i |MERCANTI| chi hannno scelto? Buren o Balthus? Il figurativo o l’astratto? L’avanguardia o la reazione?

  10. Ribadisco un punto che non è risultato chiaro:
    la giunta di palermo ha un assessore alla cultura di rifondazione comunista. Palermo negli ultimi tempi sta facendo parlare di sé grazie agli eventi artistici di risonanza mondiale che qui hanno luogo.
    Ora, è in atto un’aspra lotta politica locale e nazionale in vista delle prossime elezioni (qui praticamente tutto è già partito), e Sgarbi che è di centro destra ha tutto l’interesse a distruggere l’immagine di questi eventi.

  11. Insomma Leone Genovesi ha deciso che stasera si lavora. Ti offro un altro contributo, relativo alle aste (dal “Libro delle Aste 1999” di Flash Art Book).
    A te di tirar le somme di questo e del dibattito, mi raccomando.

    Buren
    1. “Sur la Grille” (1998), various dimensions, FF 68,000 da Briest di Parigi (1998)
    2. The Rotating Square (1989), litograph 36, cm. 115×115, $ 2,300 da Christies di New York (1998). Previsioni 2,5-3,500
    3. Untitled, oil on canvas, cm. 146×135, FF 53,210 da Briest di Parigi (1998). Previsioni 30-35,00

    Balthus
    1. Groupe de Personnages, ink on paper, cm. 21×17, FF 7,000 da Saint Germain en Laye di Parigi (1998)
    2. Deux Personnages en Decor, ink on paper, cm. 21×17, FF 7,000 da Saint Germain en Laye di Parigi (1998)

  12. E’ evidente come il mercato abbia favorito Buren. Forse delle aste di 10 anni fa avrebbero parlato diversamente.
    Ad oggi sembra che abbia avuto ragione il comune di Palermo, abbia avuto torto il Critico di Ferrara ed abbia avuto ragione il Sig. Peppuzzo Riina che accusa di manovra politica anti SinistraPanormita il Vittorio.
    Ciao a tutti.

  13. Aggiungo un altro tassello su Buren.
    Il Castello di Rivoli di Torino ha comprato, per la propria permanente in occasione della sua inaugurazione nell”84, “Cabane Eclatée”, recentemente c’è stata una mostra da Tucci Russo a Torino. Buren è stato anche selezionato nell’ambito del progetto “Luci d’artista” di Torino. Nel ’97 c’è stata una sua mostra al P.A.C. di Milano, a corredo della quale il noto critico Germano Celant ha pubblicato, per Idea Books, “Daniel Buren. Scritti 1967-1979”.

  14. Questo ‘artista’ francese fa delle cose tipo ombrelloni da spiaggia e cabine/spogliatoi di Cattoliga e Gabicce Mare

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