22 febbraio 2002

Fiumara d’Arte, TerzOcchio-Meridiani di luce Catania, Quartiere Librino

 
Immaginate un affollato quartiere-dormitorio che potrebbe appartenere ad una città qualsiasi del pianeta, inquieto di giorno e desolato la notte, dove si respira la pesante consapevolezza di una esistenza ai margini senza alcuna speranza di cambiamento all’orizzonte...

di

E adesso immaginate questa periferia urbana trasformarsi in un luogo d’incontro, dove durante il giorno i poeti si intrattengono con le persone del quartiere nel corso di festose spaghettate condominali e la notte le facciate dei palazzi si illuminano con gigantografie fotografiche e giochi di luci. Fiumara d’Arte, TerzOcchio-Meridiani di luce; Librino futurismo prima
Ecco “TerzOcchio, Meridiani di luce”, il nuovo e scardinante progetto artistico-sociale di Antonio Presti, inventore della Fiumara d’Arte e mecenate della Devozione alla Bellezza, che spiega: “Occorre rivedere i rapporti tra il centro delle città e la periferia. Non si possono bonificare i luoghi senza tenere in considerazione gli aspetti legati allo spirito più profondo del concetto di società. Ci si preoccupa dei piani regolatori, ma non di spiegare esattamente alla gente le nuove strutture sociali”. E così, per presentare il progetto, Presti ha voluto accanto alcuni tra i suoi “testimonial” d’eccezione, dalla poetessa Maria Luisa Spaziani, tra le voci più accreditate della poesia del Novecento al cantante popular Gianni Celeste, voce molto amata a Librino.
Fiumara d’Arte, TerzOcchio-Meridiani di luce; Librino futurismo dopo La nuova scommessa rivela una posta in gioco davvero molto alta: la bellezza come strumento di riscatto morale.”L’utopia? -dice Presti- Non è ciò che non si può fare, ma quello che un sistema non vuole che si realizzi”. Ma come è possibile concretizzare tutto ciò? “Saranno gli stessi abitanti a far scattare una molla speciale quando vedranno i loro ritratti fotografici affissi sulle facciate delle case. Questo gesto costituirà una specie di riconoscimento del loro valore, rivelerà la possibilità di una vita ‘altra’. Il progetto può essere valido per ogni periferia. A Palermo, ad esempio, penserei ad un luogo che amo molto, estremamente degradato come il fiume Oreto. Se si riflette un attimo, è quello il vero centro della città, che però non è stato mai attenzionato dalla trasformazione etica ed estetica. Sarebbe uno straordinario museo a cielo aperto, pronto a rivendicare un ruolo nuovo. Che con opere realizzate dai più celebri artisti internazionali non potrebbe essere più quello della periferia”. Fiumara d’Arte, TerzOcchio-Meridiani di luce; Librino ricamo prima Coordinatore artistico del progetto è Pepi Morgia, light designer di fama internazionale, mentre direttori artistici della sezione dedicata alla poesia sono Maria Attanasio e Lello Voce, che insieme al poeta Elio Pecora e a Maria Luisa Spaziani hanno iniziato il loro singolare tour all’interno di Librino. Fino a maggio, ogni mese, tre grandi poeti passeranno dal quartiere catanese, e saranno i giovani delle scuole coinvolte nell’iniziativa a collaborare per le presentazioni, gli incontri, le feste condominali dove tutti avranno la possibilità di conoscere poeti e artisti. “Librino- prosegue Presti- avrà così una Museo Internazionale dell’Immagine, con una collezione di opere contemporanee realizzate da grandi artisti, con opere di scultura, pittura, installazioni, video. Tramite internet, poi, da tutto il mondo si potrà decidere quali immagini far apparire sui palazzi.Fiumara d’Arte, TerzOcchio-Meridiani di luce; Librino ricamo dopo Occorre considerare che il concetto di periferia è legato ad uno schema sorpassato, irreggimentato in una cultura che decide le distanze all’interno di una città, quindi le relazioni, e ne fa un fatto sociale. Si è passati da un centro a un policentro, e quindi occorre ridisegnare il rapporto culturale. Ci sono luoghi che non possono più essere considerati ghetti”.

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Paola Nicita


Fiumara d’Arte, TerzOcchio-Meridiani di luce
Catania, quartiere Librino


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2 Commenti

  1. idea bellissima ma che non si completa di materiale culturale siciliano tranne gianni celeste!!!
    ma in sicilia di nuova comunicazione e di convinta denuncia non esiste niente?
    perche il presti edificatore abusivo d’arte contemporanea non da una mano ai nostrani artisti giovani contemporanei e abusivi e disoccupati?
    un ultima visione e missione vorrei veder realizzare da antonio presti!!
    un’azione dipromozione eccellente e veramente iondiscutibile dei giovani creativi siciliani!!!
    e quando?
    questo si che sara’ una grande impresa !
    ovvero dare forza a nuovi soldati della cultura !! baci e spero che la mia preghiera venga ascoltata!!!

  2. Librino non è l’unica periferia abbandonata, migliaia di periferie soffrono dell’abbandono delle istituzioni, sia locali che nazionali. E non credo sia un mistero che il sud dell’Italia sia “marcato” dall’inefficienza istituzionale. Questo è un problema che vive dal 1860, quando cioè, l’Italia si è unita in unica Nazione, abbandonando le retoriche e antiquate spartite nobiliari di sapore tardomedievale e, ovvio, le incursioni straniere. Le città si sono organizzate e con l’organizzazione dei borghesi, si sono fatti spazi proletari nelle periferie.E’ il solito
    sistema: ti dò dove dormire, ma non ti dò altro. Ti arrangi.Tutto faticato, spazi ridottissimi, condivisi a volte da più di una famiglia. Turnazione per il sonno, il cesso fuori di casa e freddo polare a letto. Oggi è un po’ meglio, ma resta la relzione con il “fuori” di casa. Tra delinquenti e “assopiti” ormai quasi indifferenti alla delinquenza. Quando invece ci sono strumenti per ridimensionare il tutto, senza guerre, senza liti, ma con un progetto artistico che coinvolge tutti, che abbraccia ogni tipo di situazione, dai bambini ai vecchi dai sani ai malati, ognuno può vivere il suo momento di artista e di protagonista, per rendere quel piccolo particolare da raccontare al suo bambino, al suo nipotino: “Quello l’ho fatto io”. “Quello l’ho piantato io”, “Quello l’ho costruito io”. “Quello sono io”.
    Un solo Antonio Presti è poco. Ci vuole qualcosa di più: almeno due Antonio Presti.

    Gianfranco Mascelli

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