13 aprile 2004

fino al 17.V.2004 Betty Bee – Effetto Placebo Palermo, FrancescoPantaleone

 
Un giovane uomo dal corpo statuario attraversa un bosco. Poi un cristo sospeso che ha perduto la croce. E’ la stessa figura, di spalle. Minime variazioni di postura. Per giocare con l’ambiguità percettiva, l’iconografia capovolta e la dissacrazione giocosa...

di

Betty Bee (Napoli, 1963), eterna bad girl, è un personaggio anomalo, che difficilmente si lascia etichettare. La contraddistingue una predilezione innata per la provocazione, il gioco, l’esibizione del corpo e delle sue ossessioni, infatuazioni, fantasie. Un corpo esposto, raccontato e trasformato: dissacrarlo vuol dire restituirlo ad una verità fisica ed emozionale. Oggetto e insieme fucina del desiderio. Allo stesso modo in cui si dissacra un simbolo religioso, o un segno acquisito dall’immaginario comune.
Le due stanze della galleria si richiamano a vicenda, quasi l’una il rovescio dell’altra.
Nella prima le pareti sono interamente ricoperte di piccole stampe in bianco e nero. Il soggetto: un giovane uomo nudo, visto di spalle, corpo atletico e flessuoso, avanza su un tappeto di sterpi e foglie. L’enigma dell’immagine si scioglie –o si complica?– a confronto con le due foto installate nella stanza. Su una grande superficie eterea, immateriale, lo stesso uomo, grazie a una piccola variazione della posa, acquista una riconoscibilità lampante: le braccia spalancate, il capo reclinato sulla spalla… come se stesse sorreggendo il peso di una croce. Di fronte, la foto di una corona di fil di ferro intrecciato. Il pensiero si ostina anche qui: l’istinto la confonde con una corona di spine, una traccia sacra smarrita tra le foglie…
Betty bee - Effetto placebo
Il trucco è chiaro allora: effetto placebo, l’iconografia condiziona il nostro sguardo, ci fa vedere quello che vogliamo vedere. E se un uomo qualunque con la braccia aperte evoca il cammino della passione, lo stesso uomo in mezzo a un bosco diventa un cristo straniato, precipitato nella sua nuda umanità. Dissacrato, appunto.
Le stratificazioni linguistiche ci possiedono, e non possiamo prescinderne. Le icone, impregnate di valori e significati noti, orientano lo sguardo, costituendone il corpo visibile. Questa figura – reiterata come un’immaginetta sacra, sciorinata come un rosario, ossessiva come un manifesto pubblicitario – resta in un disequilibrio costante, appesa ad una ambiguità che genera tensione.
Le pareti della stanza di fianco sono verniciate d’oro. Al centro una grande light-box racchiude le foto di Betty e di un uomo: è il dettaglio delle loro bocche intente a leccare due gelati finti, in realtà giocattoli che spruzzano acqua (allusione ironica al trucco, all’inganno). In alto, sulle pareti dorate spiccano un’altra piccola foto e un quadro che raffigura due coloratissimi gelati.
Betty bee - Effetto placebo
Qui il procedimento è opposto: l’oro, colore associato al sacro e all’immaginario religioso tradizionale, accoglie nella sua “mistica” luce gli oggetti profani della stanza. Reliquie pop, giocattoli kitch impreziositi da un aureo riverbero.
Il progetto ripesca da tematiche e suggestioni piuttosto datate, forse fin troppo cavalcate. Ma ha il merito di farlo con equilibrio, leggerezza, eleganza e buone intuizioni. Col supporto, tra l’altro, di un efficace allestimento. Evitando retorici eccessi e ridondanti effetti shock – tipici di un “gusto dissacratorio” fine a sé stesso – , la mostra diventa occasione per una riflessione giocosa sul linguaggio e l’influsso esercitato dai segni sulla percezione e la lettura delle cose.

helga marsala


Betty Bee – Effetto Placebo
a cura di Marco Izzolino
Palermo, FrancescoPantaleone Artecontemporanea
Via Garraffello, 25 – 90133
Tel. 091332482
E-mail: fpartecontemporanea@tin.it
Orari: giovedì, 16.oo/20.00, gli altri giorni su appuntamento


[exibart]

7 Commenti

  1. E’ GRAZIE AI NOSTRI ESPERTI RICERCATORI DI TALENTI MERIDIONALI CHE OGGI SI POSSONO AMMIRARE ARTISTI COSI’ INTERESSANTI COME LA BETTY……..

  2. Conosco l’artista Betty Bee,conosco la donna Betty Bee,entrambe sono straordinarie.Anzi dovrei usare il singolare,perchè la donna e l’artista sono una sola cosa in questo essere meravigioso che ha tanto da insegnare a tutti noi.Cosa aggiungere?La numero 1,come sempre.

  3. Betty Bee oramai ha perso il treno… se finora aveva avuto personali solo in 2 gallerie una ragione c’è… la gente non è mica stupida. Ci voleva solo un Pantaleone agli inizi per far 3….

  4. Peccato!! è finita ma il ricordo di questa mostra e dell’atmosfera che c’era il giorno dell’inaugurazione mi resterà a lungo dentro.
    Bravi Pantaleone ed Erbetta continuate così!!!!!!!!!!! Di chi è la prossima mostra?

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