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18
aprile 2008
fino al 30.IV.2008 Getulio Alviani & Gianna Nannini Milano, BunKerart
milano
La galleria è intonsa. Attraversata da sei fogli di lamiera cromata. Sei mezzi cilindri sospesi in alternanza simmetrica. Un’installazione che rasenta l’illusione. Quando la semplicità della geometria unisce arte, architettura, fotografia e senso per gli spazi...
di Ginevra Bria
Dove non c’è evoluzione si verificano irruzioni. Oscillazioni che producono uno squilibrio, un moto pendolare nella rappresentazione organica. Così la direzione alla quale questi scompensi devono puntare resta una sola: la strada dell’esposizione. L’uscita dilagante verso un abbandono scopico. Verso un insieme ottico intatto, puro. Uno spazio che si libera dei propri riferimenti per raggiungere una tattilità visiva subordinata. Percezione che ha come unico fine il superamento dalla materia stessa.
Nell’ultimo lavoro di Getulio Alviani (Udine, 1939) ogni riferimento tattile dello sguardo è annullato. Perfino il contorno dei fogli specchianti cessa di essere un limite e diventa il risultato primario dell’ombra e della luce, un dispositivo che formula e sprigiona i riverberi scuri e le superfici sbiancate. La struttura dell’artista, dalla lunghezza di 12 metri, installata fra parete e parete, viene presentata da BunKerart col titolo Interrelazione speculare, concavo=convesso. Piani arretrati e piani avanzati della geometria diventano supporti attivi per forme nitide e tronche; forme che però, a causa della composizione a-planare, si presentano quasi impalpabili. Ogni sezione cava e ogni sua simmetrica convessa, poste in opposizione sfasata, man mano che questo lungo sciorinarsi di lamiera cromata si sviluppa, dipendono dall’alternarsi del chiaro e dello scuro, dal gioco puramente ottico delle forme riflesse che, nella gibigiana del metallo, si trasformano in attivatori distorcenti della realtà.
Chi visita la galleria si trova davanti a una serie ripetuta di sei mezzi cilindri. Questi elementi in alluminio specchiante sono stati sospesi, con sottili cavi d’acciaio, poco al di sopra dell’altezza occhi, e infine distribuiti lungo due assi paralleli che ne determinano le cadenze. La purezza dell’organizzazione geometrica e i rapporti, sempre in trasformazione, tra vuoti e pieni che tornano cavi, donano alla struttura la giusta conformazione, che la rende un prolungamento trasmittente.
Con Mi meraviglio di me, la cantante Gianna Nannini, grazie all’aiuto del soundesigner Dave Allen, “espone” in galleria un loop sonoro della durata di 27 minuti. Nannini, in perfetta sintonia con la struttura ritmica di Alviani, pone alle estremità dell’installazione due fonti sonore, due speaker che spandono il suono scindendolo, in apparenza, in due tracce differenti. Le casse, che emergono dal muro di qualche centimetro, sembrano incastrarsi perfettamente nel diametro dell’opera tubolare. In questo modo, le frequenze del suono vengono canalizzate, attraverso due emittenti, due tracce distinte, ma in origine sovrapposte.
Proprio come la natura compositiva di Mi meraviglio di me, brano tratto da un appunto di viaggio sul quale una tribù Namib canta, mentre Nannini registra la propria voce, ripetendo attraverso vocalizzi il titolo della traccia.
Nell’ultimo lavoro di Getulio Alviani (Udine, 1939) ogni riferimento tattile dello sguardo è annullato. Perfino il contorno dei fogli specchianti cessa di essere un limite e diventa il risultato primario dell’ombra e della luce, un dispositivo che formula e sprigiona i riverberi scuri e le superfici sbiancate. La struttura dell’artista, dalla lunghezza di 12 metri, installata fra parete e parete, viene presentata da BunKerart col titolo Interrelazione speculare, concavo=convesso. Piani arretrati e piani avanzati della geometria diventano supporti attivi per forme nitide e tronche; forme che però, a causa della composizione a-planare, si presentano quasi impalpabili. Ogni sezione cava e ogni sua simmetrica convessa, poste in opposizione sfasata, man mano che questo lungo sciorinarsi di lamiera cromata si sviluppa, dipendono dall’alternarsi del chiaro e dello scuro, dal gioco puramente ottico delle forme riflesse che, nella gibigiana del metallo, si trasformano in attivatori distorcenti della realtà.
Chi visita la galleria si trova davanti a una serie ripetuta di sei mezzi cilindri. Questi elementi in alluminio specchiante sono stati sospesi, con sottili cavi d’acciaio, poco al di sopra dell’altezza occhi, e infine distribuiti lungo due assi paralleli che ne determinano le cadenze. La purezza dell’organizzazione geometrica e i rapporti, sempre in trasformazione, tra vuoti e pieni che tornano cavi, donano alla struttura la giusta conformazione, che la rende un prolungamento trasmittente.
Con Mi meraviglio di me, la cantante Gianna Nannini, grazie all’aiuto del soundesigner Dave Allen, “espone” in galleria un loop sonoro della durata di 27 minuti. Nannini, in perfetta sintonia con la struttura ritmica di Alviani, pone alle estremità dell’installazione due fonti sonore, due speaker che spandono il suono scindendolo, in apparenza, in due tracce differenti. Le casse, che emergono dal muro di qualche centimetro, sembrano incastrarsi perfettamente nel diametro dell’opera tubolare. In questo modo, le frequenze del suono vengono canalizzate, attraverso due emittenti, due tracce distinte, ma in origine sovrapposte.
Proprio come la natura compositiva di Mi meraviglio di me, brano tratto da un appunto di viaggio sul quale una tribù Namib canta, mentre Nannini registra la propria voce, ripetendo attraverso vocalizzi il titolo della traccia.
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ginevra bria
mostra visitata il 6 marzo 2008
dal 29 febbraio al 30 aprile 2008
Gianna Nannini & Getulio Alviani – Mi meraviglio di me
BunKerart
Via Bellezza, 8 (zona Crocetta-Ripamonti) – 20136 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0644704249; info@radioartemobile.it; www.radioartemobile.it
[exibart]
bellissimo davvero…ma ce la faremo a tirar in piedi una città degna d’un expo? getulio perchè non lanci qualche idea urbanistica?
l.