29 luglio 2005

fino al 28.VIII.2005 Paul McCarthy Monaco, Haus der Kunst

 
Sotto la lente d’ingrandimento di McCarthy i miti americani diventano incubi. Del paradiso, definitivamente perduto, l’artista propone una macabra parodia. Corpi straziati e un vasetto di maionese deflorato...

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E’ come un pugno nello stomaco l’arte di Paul McCarthy (1945 Salt Lake City), allucinato viaggio tra orge di corpi amputati, intrisi di sangue e sperma. L’artista californiano, ospite con una personale alla Haus der Kunst di Monaco di Baviera, appartiene alla generazione concettuale degli anni Sessanta. L’artista opera in profondità e non soltanto in senso teorico. Il corpo viene mutilato, pervertito, degradato. Il grottesco, la pornografia, la bestialità sono strumenti per approdare a quell’unica verità metafisica che è –innegabilmente– la morte. Le opere di McCarthy squadernano visioni estreme che alterano lo stato di coscienza dello spettatore. Come da lui stesso dichiarato più volte, l’effetto ricercato è lo shock, la confusione completa. Il cattivo gusto delle sue immagini ripugna, muove al riso, imbarazza e, di fatto, sovverte. La sua è un’opera contro natura, perché mostra il corpo, sì, ma un corpo morto: è sempre il cadavere al centro della scena.
Il percorso proposto alla Haus der Kunst smaschera i miti contemporanei della società americana, trasformati in veri e propri nightmares. Un esempio su tutti, il video Bossy Burger. In principio sembra di assistere ad un’innocua trasmissione in cui due entusiasti esperti impartiscono lezioni di cucina. Ad un certo punto gli chef iniziano a litigare ferocemente: via via lo spettatore è sommerso da una prepotente angoscia, di fronte all’inaspettata violenza che annega una banale scenetta gastronomica in un lago di sangue. McCarthy non fa che giocare, agitando lo spauracchio della morte come uno spaventoso balocco. Oltre al corpo, origine della violenza, è lo stesso spazio a diventare luogo del perverso e del criminoso. Monaco ospita alcune tra le pietre miliari dei suoi lavori, dal 1995 ad oggi. Tra queste alcune new entry come il Western Project ed il Pirate Project. Il primo è una macabra parodia sui film western. La videoinstallazione utilizza una vera e propria location cinematografica: carovane, accampamenti, costumi di scena. Ma non esiste alcun plot e il video, girato in presa diretta, mostra uomini ubriachi, mezzi nudi, travestiti da donne. Gli improbabili soldati, protagonisti di un altrettanto improbabile set, mimano violente scene di sodomia.
Pirate Project è un lavoro ben più articolato. Il leggendario Capitano Morgan, oggi marca di un noto rum americano, viene riproposto nel suo aspetto più cruento e sanguinario. McCarthy e altri artisti si fingono pirati che attaccano un villaggio compiendo scempi di ogni tipo. Interessante il video Pirate Party: modelle glamour della west coast si divertono ad un cocktail party dove, oltre all’immancabile Martini, vengono serviti arti mutilati tra fiumi di sangue. Intanto, su uno schermo, scorrono le immagini dell’artista mascherato, che introduce il suo pene eretto in un vasetto di maionese.
McCarthy non dà tregua: disgusta, ammonisce e terrorizza. Il male è ovunque, e l’occhio spietato dell’artista non lascia alcuna via di scampo.

barbara codogno
mostra vista l’11 luglio 2005


Paul McCarthy – LaLa Land Parody Paradise
12 giugno – 28 agosto – Monaco, Haus der Kunst – Prinzregenstrasse 1
Info: tel: + 49 89 21127 – 113 – www.hausderkunst.de
orari : lunedi – domenica, h.10 – 20h; giovedì 0 – 22h


[exibart]

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