19 gennaio 2007

exibinterviste – la giovane arte Davide Zucco

 
Pennarelli, cartone e matite colorate. E ancora: Bosch, la street art e Hayao Miyazaki. Idee chiare e visionarietà a basso costo, scenari folktronici per creature sensibili. Primi vagiti di una via italiana al lowbrow…

di

La tua formazione?
Autodidatta. Fin da piccolo sono stato attratto dai graffiti. Ho seguito col passare degli anni l’evolversi della street art e, in generale, della urban culture. Ma ho anche intrapreso una serie di viaggi (New York, Los Angeles, Londra, Parigi, Berlino) per visitare i musei più importanti.

E come hai cominciato?
Facendo delle piccole mostre. Poi ho frequentato la Bevilacqua La Masa, che mi ha spesso chiamato per confrontarmi con un pubblico più ampio.

Un’esperienza concreta che vuoi ricordare?
La collaborazione con un gruppo di musica elettronica, gli ENT, di cui ho curato la parte video come VJ. Un’esperienza che ha aperto la via all’aspetto performativo, musicale e video del mio lavoro.

Cos’è importante all’inizio?
Penso il fatto di mettere il 100% del tuo impegno in ogni progetto. Anche nella mostra più insignificante, nel paesino più sperduto. Se fai così prima o poi qualcuno si accorge di te…

Come presenteresti il tuo lavoro?
Non è facile a parole, altrimenti avrei fatto lo scrittore. Credo abbia molto a che fare col rapporto che c’è tra l’essere umano e la natura, tra l’individuo e la collettività. Una specie di conflitto intrinseco che sta alla base della società. E che sta prendendo una piega piuttosto malata…
Davide Zucco, Venice, 2x5m, spray e smalti ad acqua su tavole in legno, 2006
Quali gli artisti che hai amato?
Sono tanti, anzi troppi. Ne cito qualcuno?

Vai pure…
Per il rapporto con la società Barry Mc Gee, Clayton Brothers, WK Interact, Yoshitomo Nara, Basquiat e Katsuhiro Otomo. Per l’alone di magia, lo sviluppo dell’inconscio e per le atmosfere ultraterrene ed esoteriche Mark Ryden, Hieronymus Bosch, i Coil e Jodorowsky.

Ok, basta così…
Lasciamene citare ancora uno: Hayao Miyazaki. Per la semplicità e l’amore per la natura. La sua è una purezza d’animo che lascia sperare. Forse non siamo ancora all’ultima spiaggia…

Come ti sembra il cosiddetto “sistema dell’arte”?
Non lo so, non me ne sono mai curato. Non ho ancora capito come funziona questo grosso “affare” dell’arte. Però sto conoscendo persone con le quali, per ora, mi trovo bene.

Ma tu guarda…
Sì. Alla fin fine penso si tratti solo di questo, di trovare un giusto equilibrio. E, se necessario, di mandare a quel paese qualcuno…
Davide Zucco, Tending to infinity, 4x4x2m circa, gessetti colorati, spray, smalti ad acqua, acrilici e pins su cartone cucito, 2006, particolare
Un tuo tratto caratteriale?
Rimugino un po’ troppo sulle cose.

Uno studio tutto tuo ce l’hai?
No. Ne ho avuto uno in Giudecca, a Venezia, per più di un anno, gentilmente concessomi dalla Bevilacqua La Masa. Per la prima volta! Ora putroppo dovrò lasciarlo. Devo trovarne subito un altro, assolutamente. Anche perché non so dove mettere tutta quella roba…

Sei uno con le valigie sempre pronte?
Sì, viaggiare mi giova. In genere vado per vedere cose che poi ritornano nei miei lavori, spesso anche a livello inconscio. Adesso me ne vado a New York per tre mesi.

Chi l’ha interpretato meglio il tuo lavoro?
Alfredo Sigolo. Per il resto non saprei dirti, con i critici e la stampa non ho avuto ancora molti rapporti.

Quale la mostra più bella che hai fatto?
Tende a Infinito alla Bevilacqua La Masa, a cura di Stefano Coletto e Marco Ferraris. Perché ho potuto sperimentare cose a cui lavoravo da tempo. Ho messo insieme pittura, performance e musica con una sola installazione. E’ stata la summa del mio lavoro fino ad ora. Ma anche un nuovo punto di partenza.
Davide Zucco, Tending to infinity, 4x4x2m circa, gessetti colorati, spray, smalti ad acqua, acrilici e pins su cartone cucito, 2006, veduta dell’installazione
Riecco l’opera d’arte totale?
Mi interessa molto, come concetto in sé, la possibilità di unire le arti. Intendo degli ambienti veri e propri, scenografie dipinte con inserti video e performance musicali integrate.

exibinterviste – la giovane arte è un progetto a cura di pericle guaglianone

bioDavide Zucco (Belluno, 1981) vive a Belluno. Personali: JOURNEY THROUGH DEATH, Galleria Fritches et nous la paix, Parigi (2005). Collettive: TENDE A INFINITO, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2006); TRAFFIC ZONE 02 VENEZIA, a cura della Fondazione Bevilacqua La Masa in collaborazione con la Galleria Civica di Trento (2005). Progetti speciali: WALLS/MURI, Assito Insula, Venezia (2006); copertine per i dischi dei musicisti Tuma (Uncolored) e ENT (Cohai).

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