16 marzo 2007

exibinterviste – la giovane arte Luca Trevisani

 
Postminimalismo made in Italy. I materiali, gli oggetti, gli accumuli. E un’idea radicale di concentrazione. Ecco il vincitore del Premio Furla 2007. Gli bastano un taccuino, un portatile e il treno…

di

Com’è andata la tua personale da Pinksummer?
Molto bene. Dopo mesi di preparazione sono riuscito ad ottenere quello che volevo.

E cioè?
L’ossessione dello stare collettivo, la sua complessità e la sua precarietà, presentate in una forma conclusa, silenziosa, autosufficiente. Il lato esistenziale asciugato da una forma secca ma evocativa. Per me è molto importante pensare ad un progetto come ad un sistema a molti strati, ad una matrioska che si scompone e si legge ogni volta in una maniera diversa.

È così che definiresti il tuo lavoro?
Sì. Le azioni e le forme che creo, fatte di ripetizioni ossessive, apparentemente senza senso, finiscono per costituire un sistema, uno sguardo, uno strumento attraverso cui guardare il mondo. Mi interessa tentare di sperimentare e di costruire un’idea di collettivo, di convivenza.

La tua formazione?
Liceo scientifico (sperimentale tecnologico). Poi Dams arte. E molte letture eterogenee.
Luca Trevisani, Gibbosa e sfuggente, 2006, nylon stereolitografato, 2 elementi, diametro cm 14
Quando ti sei deciso per l’arte?
Non so come è successo. A un certo punto l’attenzione e il tempo che dedichi a certe cose diventano così importanti che speri possano diventare la tua professione. Non è una vocazione, è una presa di coscienza.

Artisti che hai amato?
Posso elencarne qualcuno?

Perché no, così un giovanissimo può prendere appunti…
Bruce Nauman, Absalon, Al Taylor, Mark Manders, W. G. Sebald, Charles Ray, Eames Office, Franz Erhard Walther+Raf Simons, Douglas Coupland, Courrege, Felix Gonzales Torres, Sanaa, Fernanda Gomes. To be continued, direi.

Dov’è che lavori?
Lavoro con il mio taccuino e il mio portatile, negli spazi e con le persone che mi sono necessarie. Non ho uno studio vero e proprio. Ogni occasione si ritaglia il suo spazio di lavoro, e si mantiene diversa dalle altre.
Luca Trevisani, Nine different taste of void, 2005, legno, vetro, polistirolo, elementi in plastica, cm 110 x 100 x 50
È così importante muoversi?
Sono influenti le esperienze che fai, le cose e le persone, le informazioni con cui entri in contatto, che irrobustiscono, e deviano, man mano, anche se di poco, la tua traiettoria. Più il posto che vivi ti fornisce stimoli, più non sei portato a spostarti per inseguirli. Ultimamente sono molto in treno, appunto.

Ti convince la lettura critica del tuo lavoro?
Abbastanza. Magari non sempre vengono letti e osservati tutti i livelli, le profondità, le implicazioni. Qualche volta può dispiacere, ma va bene così. Fa parte del gioco. Dipende da chi guarda, da cosa cerca.

Due parole per descriverti più da vicino?
Userei il titolo di un bel libro: “Anatomia dell’irrequietezza”. Il mio è il bisogno di sezionare tutto per capirlo. È un pregio? O un difetto? E l’irrequietezza?

Che idea ti sei fatto dei tempi che viviamo?
Senti questa, l’ho letta oggi in treno: “Non si può condurre gli uomini al bene, si può condurli solo da qualche parte. Il bene è al di fuori dello spazio dei fatti”.
Luca Trevisani, Shangai (mikado), 2006, corallo bianco, legno, gesso, plexiglass retrodipinto, dimensioni variabili
A chi va, per finire, la tua gratitudine?
Alle persone che credono nel mio lavoro e mi danno la possibilità di svilupparlo, di vederlo crescere con me.

exibinterviste – la giovane arte è un progetto a cura di pericle guaglianone

bio:Luca Trevisani è nato a Verona nel 1979; vive a Bologna e Milano. È il vincitore del Premio Furla 2007. Personali: Clinamen, Pinksummer, Genova (2006); William Paxton’s cluster, Palestra, GAMeC, Bergamo (2005); Equal, Viafarini, Milano (2004); Aerea (con Alessandro Dal Pont), Galleria Plastica, Bologna (2003). Tra le collettive: First Sudden Gone the One. First Sudden Back , Project 133, Londra, Tracce di un seminario, Assab One, Milano; Punto d’estensione, AR/Ge Kunst Galerie Museum, Bolzano; Estetica della Resistenza, ex Ticosa, Como (2005); Enpowerment/ Nazione Italia, Genova(2004).

[exibart]


9 Commenti

  1. io, no.
    quello che dichiara è interessante, ma è distante dalle immagini che illustrano l’intervista.
    che si un errore di pubblicazione?

  2. I would like to know the precise impact of W.G.Sebald’s literature on your work. Sincerely. Winter is coming.

    L.S.

  3. Conosco l’ artista dagli inizi, ma lui non sa chi sono! Per questo leggo l’ artiolo. E’ un tipo coerente e sincero. Sinceramente astratto, e pulito. A chi non capisce di cosa stia parlando, consiglio un paio di quella matematica che si gli ultimi anni del liceo o gli ultimi mesi delle medie!
    In bocca al lupo Luca!

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