05 ottobre 2018

Danza

 
A Ravenna la giovane danza d’autore con gli “Ammutinamenti”
di Giuseppe Distefano

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Vent’anni di osservatorio su cosa si muove nella danza contemporanea. Un traguardo che il ravennate “Ammutinamenti – Festival di danza urbana e d’autore” diretto dalle storiche fondatrici Selina Bassini e Monica Francia, festeggia chiudendo un ciclo e aprendo alla rifondazione e alla trasmissione di intrecci, di azioni e nuovi sguardi sulla pratica del corpo danzante. Appuntamento inderogabile all’interno del Festival, in quanto motore propulsivo per il futuro dei giovani coreografi e performer italiani, è la “Vetrina della giovane danza d’autore”, una piattaforma ormai più che consolidata della coreografia contemporanea, che supplisce al male persistente, tutto italiano, della insufficienza di un’ampia circuitazione della danza nazionale. La Vetrina – promossa dal Network Anticorpi XL costituito da 37 operatori in 15 regioni, meritori di fare opera di scouting, selezionando, sostenendo e poi facendo circuitare molti dei giovani artisti partecipanti – quest’anno ha avuto oltre cento candidature da tutta Italia, delle quali sono state selezionati dodici artisti e altrettante creazioni presentate in tre serate. Da evidenziare, stando a quanto abbiamo assistito, una tendenza che si fa fatica a smontare: cioè la quasi persistente presenza di assoli eseguiti dagli stessi coreografi – sappiamo bene che nasce da necessità produttive e di circuitazione, dettate anche da argomenti più prosaicamente economici –, interpretazioni che di certo, nella personale ricognizione artistica, non sempre restituiscono il pieno valore autoriale della creazione in quanto, credo, che cimentarsi su corpi altrui e con più interpreti può offrire un maggior segno estetico di autorialità e una vera riconoscibilità, se c’è, con la pratica della composizione coreografica. Ma tant’è. Luna Cenere con Twin si muove sul binomio natura-tecnologia insieme all’artista visivo Gilles Dubroca. Collocandosi inizialmente a testa in giù davanti ad un cielo stellato e, successivamente, interagendo con fonti luminose che scorrono sulla scena sempre più veloci, i suoi movimenti meccanici inseguono una comunicazione che però risulta troppo fredda e concettuale. 
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Daniele Salvitto, Federica Francese, D’Mes
Ironica e travolgente, “politicamente scorretta” con se stessa, in 120 gr Sara Pischedda mette a nudo, interiormente e fisicamente, la sua identità frantumando intelligentemente gli stereotipi della bellezza, col suo corpo esposto per essere valutato, idealizzato, esaltato, censurato. In attillato abito giallo e tacchi compie passerelle assumendo pose sexy, tra rumori di click e flash di fotocamere impazzite mentre tenta di descriversi con parole reiterate, nascondendo il volto con un lembo di gonna, denudandosi, e raccontandosi danzando. Il solo di Greta Francolini Ritornello, dentro un loop sonoro techno e pop, ci è parso molto debole sul piano compositivo in quei movimenti lenti e poi ampi di braccia più simili a esercizi ginnici, e di camminate strascicate, che sembrano non voler dire nulla nonostante la performer si sia ispirata ad una traccia dell’opera del compositore William Basinski sul deteriorarsi nel tempo di tracce audio su nastro magnetico. È un flusso di coscienza ispirato dal libro Agua viva della brasiliana Clarice Lispector, il titolo Glauco, prima coreografia della bolzanina Sabrina Fraternali che costruisce sulla bravissima danzatrice Flora Orciari una gestualità fluida, serpeggiante, disarticolata, felina, che, seguendo sonorità percussive, scuote il corpo dentro uno spazio ipnotico. L’intenso brano Giovane Notturno/Episodio 1 “Solitudine”, di Aristide Rontini è incentrato sulla trasformazione in guerriera di una figura femminile, Miriam Cinieri, immersa in un ambiente freddo, con indosso una tuta rossa e un corpetto bianco che indosserà muovendosi di spalle, e con movimenti disarticolati, come un manichino rotto, si rianimerà bisognosa di vita. Meru di Daria Menichetti vede il danzatore Francesco Manenti seminudo eseguire sotto un fascio di luce una sorta di metamorfosi “dal regno della materia alla cima dello spirito”, cercando una risonanza interiore con la montagna, luogo da lui esplorato. Accovacciato, rotolando e contorcendosi, saltando nella polvere bianca sparsa sulla scena, il performer attraverso contrazioni muscolari assume la posizione eretta con gesti lenti, rabbiosi, di lotta, emettendo voci. Un viaggio intimo e onirico. Ci riportano ad una più armoniosa danza la coppia d’amanti di D’mes dei bravi Daniele Salvitto e Federica Francese, brano di neoclassica fattura, un po’ di stampo televisivo, che esalta l’unione dei due corpi, il sentimento che li lega e li distingue nell’inaridimento dei valori. È un lavoro sulla composizione spaziale Extended Symmetry del coreografo Giuseppe Vincent Giampino, il quale applica le posture de L’Après midi d’un faune di Nijinski a tre danzatori vestiti di bianco facendoli espandere nello spazio nero segnato da un elemento quadrato riferito al Quadrato nero di Malević, di cui lo stesso artista ebbe a dire “…è l’embrione di tutte le possibilità che nel loro sviluppo acquistano una forza sorprendente”. Gli altri coreografi presenti, dei quali non abbiamo però visto le loro creazioni, erano Gennaro Andrea Lauro, Sara Sguotti, Arianna Rodeghiero e Stallario Di Blasi. 
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Andrea Costanzo Martini con Balletto di Roma, INTRO
Altro importante progetto a sostegno dei coreografi è “Prove d’autore XL”, che dà la possibilità a coreografi emergenti della scena coreutica contemporanea italiana, di misurare le proprie capacità autoriali confrontandosi con l’ideazione per ensemble numerosi. Quest’anno sono state tre le compagnie che hanno lavorato con i coreografi selezionati dai partner della rete: Daniele Ninarello con i danzatori della MM Contemporary Dance Company; Andrea Costanzo Martini con i danzatori del Balletto di Roma, e Daniele Albanese quelli del Balletto di Toscana Junior. I danzatori di quest’ultimo hanno ben restituito le dinamiche spaziali di Albanese. In Esperimento, simili a particelle, e ciascuno con un testo mormorato tale da creare un flusso sonoro, i cinque giovanissimi fluttuano in gruppo, compatti ma senza toccarsi. Al suono di un gong più volte ripetuto, si aprono, si espandono, disegnano le loro traiettorie per, infine, ricongiungersi in una linea retta e uscire. Esemplare il lavoro, tecnico ed empatico, dei sette danzatori della MM Contemporary Dance Company con Ninarello autore di Bloom, coreografia che entra nel repertorio della compagnia. Disegni di traiettorie gestuali, di dinamiche spaziali lente poi sempre più veloci, tra sincronie e sfasamenti di singoli e di gruppi, con sciabolate di braccia, giri, piegamenti e cadute, cerchi e frontalità, che originano da un centro: una sorta di gemmazione ispirata all’installazione Coded Nature dello Studio Drift esposta allo Stedelijk Museum Amsterdam. Piena sintonia di linguaggio anche fra Andrea Costanzo Martini e i danzatori del Balletto di Roma con Intro, un quintetto graffiante e giocoso, colorato nei costumi di calze magliette e pantaloncini, ricco di pose, intrecci e movimenti, in una continua trasformazione fisica ed espressiva. 
Giuseppe Distefano

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