07 maggio 2007

second_life Virtual Fluxus

 
Second Life non è solo l'evento mediatico dell'ultimo anno. È anche il nuovo fronte della sperimentazione artistica. Per questo Exibart ha deciso di andare a curiosare stabilmente dentro i mondi virtuali per capire cosa succede di artistico. Iniziamo con una riflessione sulla performance, introducendo Second Front, il Fluxus di Second Life...

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“Ora fare performance è di moda, ed è sempre più insolito ricevere un ‘report abuse’.” A pronunciare questa frase è Gazira Babeli, la mamma terribile di tutti i performer di Second Life. Nata quasi un anno fa nelle lande desolate di questo mondo virtuale, ha scorrazzato in lungo e in largo per le sue isole, scatenando piccoli e grandi cataclismi, scagliando avatar importuni a centinaia di chilometri di altezza, creando vaste installazioni non autorizzate di pizza e passata di pomodoro e lottando con una lattina di zuppa Campbell. Si è proclamata “code performer”, e ne ha ben donde: più che agire sulla scena con il suo corpo, Gazira lancia script come fossero formule magiche, manipolando un mondo fatto di codice. Ma in pochi mesi il popolo dei residenti si è triplicato, gli artisti imperversano e le performance –come dice lei– sono diventate di moda. Per questo Gazira si è costruita un deserto aereo, dove pare si sia ritirata a girare un film, accompagnata dalla sua prima attrice, la bella Chi5 Shenzhou.
Da performer a regista? In realtà, la storia non cambia di molto: innanzitutto perché molte performance in Second Life hanno un unico spettatore, la telecamera; e poi perché, come nota Wirxli Flimflam, lì “ogni momento sembra parte di una performance.” Wirx è uno dei fondatori di Second Front, riconosciuto come il primo gruppo di Performance Art di Second Life. Nato il 23 novembre 2006 come estensione online di Western Front, un’associazione di artisti con sede a Vancouver, Canada, in breve tempo Second Front si arricchisce di nuovi membri, fino all’attuale squadra di 9 performer: Wirxli Flimflam (Jeremy Owen Turner); Tea Chenille (Tanya Skuce); Man Michinaga (Patrick Lichty); Alise Iborg (Penny Leong Browne); Tran Spire (Doug Jarvis); Great Escape (Scott Kildall); Lizsolo Mathilde (Liz Pickard). E, dal 21 dicembre, Gazira Babeli, l’unico avatar a non avere un corrispettivo reale. Artisti, critici, curatori, intellettuali che si riuniscono per mettere a soqquadro il mondo di Second Life.
Second Front, Last Supper, gennaio 2007. Courtesy gli artisti
A volte agiscono in formazione completa, altre in gruppi di tre o quattro elementi; a volte improvvisano, come per Breaking News (29 novembre 2006), in cui il gruppo fa irruzione nella sede della Reuters da poco aperta, occupa l’atrio principale e lancia notizie assurde attraverso la chat pubblica, interferendo con il regolare flusso di notizie del gigante dell’informazione con i modi degli strilloni dell’Ottocento. Altre volte programmano l’intervento in ogni dettaglio, facendo numerose prove nella loro sede ufficiale, la BitFactory, eretta da Man Michinaga ad Han Loso. Così è successo per la loro performance più impegnativa, organizzata per l’inaugurazione dell’installazione di JC Fremont ad Ars Virtua, intitolata Imaging Place SL: The U.S./Mexico Border (5 gennaio 2007). Ma qui bisogna fare un passo indietro…
Second Life, l’abbiamo detto, pullula di artisti. Non deve stupire, allora, che vi siano diversi spazi espositivi, dai classici “white cube” che esibiscono arte più o meno tradizionale ai centri sperimentali. Ars Virtua è uno di questi. Situata sul confine di Butler & Dowden, è un centro New Media di 3000 metri quadri fondato nel 2005 da un gruppo di studenti del Cadre, il laboratorio di New Media della San José State University. Ha un curatore a tempo pieno (Rubaiyat Shatner), un programma di residenze per artisti (AVAIR), e ha già organizzato diverse mostre, tra personali e collettive.
Imaging Place è un complesso progetto di realtà virtuale lanciato nel 1997 dall’artista statunitense John Craig Freeman. Si tratta di un’installazione interattiva che consente di investigare, attraverso mappe satellitari, video e fotografie, determinate situazioni locali in cui le forze della globalizzazione stanno cambiando la vita dei singoli e delle comunità.
Second Front, Hazardous, performance, gennaio 2007. Courtesy gli artisti
Nel settembre del 2006 Freeman, con il nome di JC Fremont, sbarca su Second Life, innestando in diversi punti della sua “griglia” la documentazione di diverse situazioni locali. Intendiamoci: l’artista non proietta video né appende fotografie, ma crea installazioni che prevedono una piattaforma aerea –rivestita con una mappa satellitare– collegata tramite sentieri filiformi percorribili dall’utente a delle strane bolle sospese nell’aria. Queste ultime sono mappate, all’interno, con fotografie di luoghi reali: in questo modo l’avatar, entrando nella bolla, entra nel luogo fotografato, con un effetto di straniamento causato dal contrasto tra virtuale e reale. L’installazione presentata ad Ars Virtua si concentra sul confine tra Stati Uniti e Messico e sulle problematiche sociali di questa frontiera: l’immigrazione, il razzismo, il rapporto fra nord e sud del mondo, le ronde di civili che bloccano i clandestini.
Invitato a realizzare una performance per l’inaugurazione, Second Front ha messo in piedi una complessa messinscena in tre atti, tutta costruita sul tema del confine. Racconta Man Michinaga: “Il primo atto, ‘Border Patrol’, era una performance in stile dada sulla crescente militarizzazione dei confini nel Nord America. A seguire, ‘Red Rover’ riprendeva l’omonimo gioco infantile sulla creazione di un confine, ma nel nostro caso il confine si abbatteva sul pubblico. L’ultimo atto, ‘Danger Room’, ti sprofondava nel senso di caos e pericolo di quest’epoca di terrore, ma inaspettatamente il caos ha preso il sopravvento…”. Un’apocalisse tragicomica, in cui il pubblico, identificato come gruppo di clandestini, è stato spaventato con elicotteri e artiglieria pesante, diviso da una staccionata piovuta dal cielo, seppellito da tende di emergenza e infine dato alle fiamme. Poi, quasi per tutti, il mondo è collassato.
Un intenso primo piano di Tran Spire durante Border Control (5 gennaio 2007). Foto di Marco Manray
Gli eventi successivi sono stati più tranquilli, ma non meno radicali. Last Supper, ad esempio, è una performance pre-registrata e proiettata come un murale. Si tratta di un tableaux-vivant dell’ultima cena (il modello, ovviamente, è Leonardo da Vinci), in cui gli avatar-apostoli esagerano un po’ col vino, che finiscono per rigettare in faccia allo spettatore in una imprevedibile deriva punk. In Hazardous, Second Front si è presentato alla prima di Strange Culture, il film indipendente realizzato dall’artista Lynn Hershman Leeson per sostenere la causa di Steve Kurtz, l’artista del Critical Art Ensemble indagato per il suo lavoro sulle biotecnologie, indossando tute antincendio e maschere antigas.
Sui loro futuri progetti non si sbilanciano, ma considerato il ritmo in cui procedono, saremo costretti ancora a parlare di loro…

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domenico quaranta

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 38. Te l’eri perso? Abbonati!

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