21 luglio 2010

fino al 31.VII.2010 Iñaki Bonillas Torino, Sonia Rosso

 
Alle pareti, stampe bianche e brecce visionarie riportano la fotografia alla sua condizione di spioncino. Attraverso il quale il mondo passa e filtra. Diventando qualcosa d'altro...

di

I am silver and exact. I have
no preconceptions
”,
incomincia tagliente l’incipit della famosa Mirror, pubblicata nel 1961 dalla
poetessa americana Sylvia Plath. “Whatever I see I swallow immediately /
Just as it is, unmisted by love or dislike. / I am not cruel, only truthful- /
The eye of the little god, four cornered. / Most of the time I meditate on the
opposite wall. It is pink, with speckles. I have looked at it so long / I think
it is a part of my heart. But it flickers. / Faces and darkness separate us
over and over. / Now I am a lake
. I versi concludono la descrizione grottesca sul riflettersi
interrompendo la metafora acquea con un imprevisto, con lo specchio che,
proprio davanti all’autrice, finisce per trasformarsi in un perturbante, terrible fish”.

Per
estensione, anche Iñaki Bonillas (Città del
Messico, 1981), fa da eco alle parole di Plath e, in un certo senso, le
corrisponde. “Non
c’è oggetto che compia la sua funzione più diligentemente di uno specchio
”, sostiene l’artista messicano, “e
nessuno più affidabile: l’immagine riflessa (di noi stessi e del mondo) è la
copia più esatta che possa mai esistere. Il riflesso speculare è forse la sola
possibilità di una vera identità e di un dispiegarsi assoluto -non è un caso
che la parola riflesso includa nella sua origine latina il senso di ‘piegarsi’.
Quante volte, abbiamo provato, con una certa agitazione, che lo specchio non
rivela la verità ma invece la modifica, anche se leggermente: è così che
appaio?
”.


Questa condizione di mancanza che,
ribellandosi, si situa allo stesso tempo dentro e fuori dalla cornice, è ciò
che ispira la serie torinese esposta ne Las ideas del espejo. L’artista ripropone in galleria, a
distanza di un anno esatto, un approccio minimalista e netto che scava le
immagini fotografiche appese fittamente alle pareti, riducendole.
Costringendole a una purezza che le nasconde all’integrità del reale e che
rivela, al volere del riflesso, il caso intrappolato all’interno dello scatto.

Il proposito è, quindi, creare un
archivio di quelle immagini che nessuno ha veramente fotografato, ma che
tuttavia esistono. Fra volti che sfuggono, luoghi che non si completano, spazi
che non hanno più dimensione e scene che non si completeranno mai, la
ripetizione dell’assenza sembra intagliare le pareti della galleria,
serializzata per diventare macchina di lampi. Contenitore di accenti
fotografici stampati e allestiti come gallerie di ritratti senz’aria.


Nel mezzo di una serie
apparentemente illimitata di lavori, l’artista apre differenti scorci (e
squarci). In questo modo una scena familiare, improvvisamente, apre un vuoto
che sembrava voler rubare lo scatto, riportando lo sguardo da un’altra parte.
Paesaggi, questi ultimi, che potrebbero essere ora scomparsi del tutto, ma che
– come elenca Bonillas – tornano a essere “il giardino, il quadro che decora
‘la quarta parete’ (quella che nel teatro è occupata dagli spettatori); l’ombra
del fotografo; lo sguardo rivelatore negli occhi dell’amante, ecc.
”.

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dal 10 giugno al 31 luglio 2010

Iñaki
Bonillas – Las ideas del espejo 2010

Galleria Sonia Rosso

Via Giulia di
Barolo 11/h (Borgo Vanchiglia) – 10124 Torino

Orario: da
martedì a sabato ore 14-19 o su appuntamento

Ingresso
libero

Info: tel./fax
+39 0118172478;
info@soniarosso.com; www.soniarosso.com

[exibart]

1 commento

  1. Un giorno vorrei contare quante mostre con questo format vengono fatte in Italia e non solo. Giovane artista da località esotica con riflessione e citazione dove può rientrare tutto e il suo contrario. Evidentemente queste cose si vendono…non mi spiego altrimenti. Un pretenzioso artigianato dell’arte contemporanea..lo si capisce perché questo narcisimo espositivo e questa pretenziosità non sono contemporanei..ma riflettono dinamiche anacronistiche.

    La prima cosa che andrebbe insegnata oggi ad un giovane artista e’ come non fare l’artista.

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