10 gennaio 2007

fino al 31.I.2007 Chantal Joffe Venezia, Galleria Il Capricorno

 
Quarta volta al Capricorno per la Joffe. Un rapporto che si rinnova tra due spiriti tormentati, quello della città lagunare e dell’artista inglese. Ma anche una riconciliazione...

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La Joffe, alla soglia dei quarant’anni, si presenta oggi come un’artista matura, che ha saputo, dopo i successi nel contesto del New Neurotic Realism, con Ron Mueck, Cecily Brown e Martin Maloney, e della Bad Painting con Dawn Mellor & C., risalire la china di un periodo non proprio felicissimo. Sovresposizione, inflazione del mercato con troppe opere e troppe mostre, qualche anno fa sembrava, se non bruciata, almeno un po’ declassata. Negli ultimi tempi invece è riuscita a riconquistarsi la ribalta grazie ad un lavoro rigoroso e ispirato. E quando si dimostra di saper superare congiunture poco favorevoli spesso si diventa inattaccabili, perché a quel punto non c’è più moda che tenga. Neanche se si chiama Triumph of Painting e il regista è Saatchi.
Oggi Chantal Joffe (St. Albans, 1969) si presenta con inediti collage. Nel nuovo medium si muove con disinvoltura ed è sorprendente la sua capacità di tradurre il pathos e la drammaticità tutta gestuale, tipica della sua pittura, nei ritagli di cartoncino colorato.
A sentir lei, le composizioni nascono in fieri, senza alcun progetto. Sarà, ma è difficile crederle. Ogni frammento di carta è un tassello che scava nell’animo del personaggio ritratto, ne racconta una sfaccettatura, un’esperienza; addirittura la scelta delle carte sembra tutt’altro che casuale, a volte liscia e traslucida, a volte increspata. Anche il taglio è ora morbido, ora vivo e tormentato.
Le classiche figure femminili della Joffe Chantal Joffe, Untitled, 2006, collage on paper alternano situazioni quotidiane a pose molto fashion. Il suo è un viaggio attraverso la storia della rappresentazione femminile, dal cubismo al divismo anni Quaranta, dalle modelle degli anni Sessanta fino allo stereotipo diafano contemporaneo alla Kate Moss. Il nuovo medium affascina l’artista (“nel mio studio attualmente ci sono solo pezzi di carta ovunque”) e spesso si ha la sensazione che le giovi una pratica che la obbliga ad un maggior controllo, ad una sintesi compositiva e ad una cura del dettaglio severa per delineare gesti, umori ed espressioni.
La temperatura si è certamente raffreddata rispetto alla norma istintiva precedente, i cromatismi piatti sostituiscono la cruda e graffiante pennellata tipica, eppure, proprio quella gelida introspezione psicologica del personaggio, carica i lavori di un’energia malinconica, di una sofferenza più vera perché non urlata, non sbandierata ma piuttosto malcelata, mascherata e pertanto intima e profonda. Bambole ferite, pallide marionette dagli occhi scavati che, alla maniera pasoliniana, si chiedono “che cosa sono le nuvole(?)”.
La contraddizione tra il modello di una bellezza ideale e il tormento di una solitudine struggente trova in questi lavori un nuovo equilibrio: assottigliandosi in uno sbiadito cliché la scorza esteriore, l’anima fallisce il riscatto, dissolvendosi inascoltata nel vuoto della luce e dell’ombra.

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alfredo sigolo
mostra visitata il 2 dicembre 2006


Chantal Joffe
Venezia, Galleria Il Capricorno, San Marco 1994 (vicino al teatro La Fenice)
orario di visita: 11.00-13.00 e 17.30-20.00(verificare sempre via telefono)
ingresso: libero – per informazioni: tel/fax 041 5206920
mail: galleriailcapricorno@libero.it


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