15 gennaio 2007

fino al 31.I.2007 Elisabetta Benassi Roma, Magazzino d’Arte Moderna

 
Un video che non finisce mai. E un’installazione che, prima o poi, finirà per danneggiarsi. Protagonisti la circolarità del tempo, una vecchia spider rossa e un braccio meccanico. In una mostra che gira su se stessa…

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Il tempo somiglia a un giradischi. Per Elisabetta Benassi (Roma, 1966) il tempo è circolare, anzi centripeto. E la puntina per far risuonare ogni cosa è una vecchia Fiat 124 Spider. Che traccia solchi su solchi, con gli abeti sullo sfondo, in una cava di sabbia della Val di Non. Giorno e notte, notte e giorno. Dosando i giri, avanzando senza accelerare più di un tot, mantenendo un’andatura costante che, pure, si rivela ora sorniona (se esaminata dall’alto) ora convulsa (una volta dentro l’abitacolo). È ciò che (non) accade in Yield to total elation, pezzo forte di questa attesa personale romana, videoinstallazione nel cui titolo viene citato il grande Achille Rizzoli. Tutto il resto è ripresa, in tre proiezioni simultanee: il corpo a corpo tra il volante sportivo e una rotonda stretta e infinita; la ghiaia che sferraglia e l’auto che avanza, come per omofonia; il paradosso di una polverizzazione che, anziché alimentare il vuoto, innalza tutt’attorno profili di falesia.
L’esito è sì una cavalcata a orologeria ritmata in modo mirabile, un crescendo assordante in cui tutto deraglia senza che nulla finisca fuori strada (compreso un misterioso uomo a cavallo che, a un certo punto, compare davvero). Ma anche, a conti fatti, una proposta che manca il bersaglio di fondere in modo assolutamente strutturante potenza del simbolo e concentrazione del dispositivo. Fuori fuoco sia in quanto meccanismo visivo che si offre come intransitivo, per eccesso di allegorismo; sia, all’opposto, in quanto mise en scène apertamente visionaria, per un sovrappiù di riduzionismo.
Elisabetta Benassi, Senza titolo (La vie à credit), Legno, motore, motoriduttore, acciaio, alluminio, cavi elettrici, morsetti; 130x100x100cm, Courtesy Magazzino d
Tredici minuti in cui, in altre parole, c’è troppa carne al fuoco per formalizzare compiutamente la versione video di un’ipnosi alla Mona Hatoum, obiettivo che l’artista sembra perseguire con caparbietà; ma in cui, per converso, ce n’è troppo poca per approdare stabilmente in zona Matthew Barney. Così, a restare negli occhi (e nelle orecchie) è soprattutto l’effetto-sorpresa ingenerato dalla (dis)attesa di un qualche crinale narrativo. Ma il loop di una pièce suggestiva non è ancora l’ambito report da un autorunning, il fermo controsenso che si andava cercando.
L’analisi non muta di un millimetro al cospetto di Senza titolo (La vie à credit), installazione che sta in piedi più che altro come una scultura. Il braccio in metallo e il propulsore sottostante che lo anima, mentre incidono una tavola di legno disegnando/designando con la puntina una circolarità suicida, tralasciano di formulare appieno tanto la struttura concettuale dell’oggetto decontestualizzato (leggasi: del ready-made vero e proprio), quanto quella dell’oggetto costruito ad arte ma in sé analitico (leggasi: di un ideale compasso aberrante). Collocando gli elementi in gioco, un’altra volta, in una terra di mezzo dove essi risplendono ma non prendono a funzionare. Se non, appunto, in quanto latori in senso nominale di un’estetica del meccanismo.

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pericle guaglianone
mostra visitata il 4 dicembre 2006


Elisabetta Benassi – 3
Roma, Magazzino d’Arte Moderna – via dei Prefetti 17 – Roma (Centro zona Parlamento) – Ingresso libero – Da martedì a venerdì 11/15-16/20; sabato 11/13-16/20 – Info: +39 066875951 (tel. / fax) info@magazzinoartemoderna.comwww.magazzinoartemoderna.com


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1 commento

  1. come sempre più spesso accade su questa rivista on line non si capisce cosa voglia dire il critico di turno a proposito della mostra in questione. cercate di essere più chiari.

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