22 ottobre 2010

fino al 5.XI.2010 Nobuyoshi Araki Roma, One Piece

 
Quale che sia l'angolo di osservazione, Araki sconvolge e seduce. È la provocazione nell'immagine, l'imbarazzo nell’esplicito, l’orrore nella bellezza. È Araki...

di

Desta sensazioni contrastanti la
femminilità costretta ma ostentata dei corpi legati, l’espressione trasognata
ma provocatoria dei volti curati, l’oggettività cruda ma soffusa del medium
fotografico utilizzato.

Nella piccola raccolta della
galleria sono ordinate solo 25 polaroid. Modelle variamente avvinte da corde e
al contempo svestite dagli abiti tradizionali giapponesi. Immagini minuscole.
Tanto da costringere il visitatore ad avvicinarsi, a entrare in ogni scena e
restare avviluppato negli stessi lacci che legano strettamente i corpi, in un
rapporto di intimità che si confonde subito con una sensazione di complicità
mista a orrore. Sensualità, amore? O piuttosto sofferenza, morte?

Eros e thanatos si confondono sul
terreno dell’esperienza personale di Nobuyoshi Araki (Tokyo, 1940): assurge a emblema
dell’erotismo giapponese nello stesso anno (1990) in cui muore la giovane
moglie Yoko. L’artista ne documenta la malattia dopo averne, vent’anni prima,
raccontato per sensuali immagini la luna di miele nel libro Sentimental
Journey
, che
resta un caposaldo della sua sterminata produzione, oggi misurabile in termini
di centinaia tra pubblicazioni e mostre.

Tema centrale della sua opera sono
i bondage:
ragazze orientali strette tra legamenti crudeli e insopportabili. Queste carni
che soffrono tra le corde sembrano quasi non appartenere a quelle stesse
modelle che, al contempo, s’offrono all’obiettivo in una spudorata e
imbarazzante semplicità. Paradossalmente, i corpi sono imprigionati proprio da
ciò che sprigiona il più cinico tra gli erotismi, mentre il dolore evocato
sembra ispirare un desiderio di liberazione dalla pena, di ritorno al riposo,
alla quiete che tutto cancella.

Nobuyoshi Araki - Polaroid bondage - courtesy One Piece Art, Roma
Ma se dovessimo interpretare
queste immagini solo nella chiave del dualismo freudiano che pone al servizio
delle pulsioni di morte il principio stesso del piacere, dovremmo concludere
con un’opinione sull’autore su cui peserebbero sospetti di ossessività e
perversione. E ciò renderebbe tanto più inaccettabile il suo messaggio in una
stagione inorridita dalle violenze sulla donna.

Ecco, dunque, che in soccorso alla
legittimazione di Araki sopraggiungono – a scompaginare i pregiudizi – modelli
del tutto estranei alla nostra formazione: il kunbaku e la pratica del bondage
giapponese. Le raffinate legature di canapa erano destinate ai prigionieri già
dal Seicento secondo l’arte marziale hojojutsu, sulla quale si sono innestate
anche le spietate tecniche della tortura a corda nawazeme.

Nobuyoshi Araki - Polaroid bondage - courtesy One Piece Art, Roma
La spregiudicata libertà sessuale
della cultura nipponica ha promosso queste pratiche ad arte erotica nel XX
secolo, coniugando i termini antitetici di sensualità e sofferenza, amore e
morte. Estremi tra i quali Araki lascia talvolta sospesi i corpi e le
coscienze.

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all’Istituto Nazionale per la Grafica

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Studio Guenzani di Milano

Araki con
Hidetoshi Nagasawa alla Nuova Pesa di Roma

alessandro iazeolla

mostra visitata il 5 ottobre 2010


dal 30
settembre al 5 novembre 2010

Nobuyoshi Araki

a cura di Olimpia Orsini

One Piece Contemporary Art

Via Margutta, 85 (zona Piazza di
Spagna) – 00187 Roma

Orario: da martedì a venerdì ore 11-13
e 17-19.30; sabato ore 10.30-13

Ingresso libero

Info: tel./fax +39 063244575; onepieceart@libero.it; www.onepieceart.it

[exibart]

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