16 novembre 2010

fino al 13.II.2011 Lucas Cranach Roma, Galleria Borghese

 
L’arguzia del tratto. La trasparenza dei veli che nulla nascondono. I gioielli che impreziosiscono la pelle nuda. Tra le fredde tonalità nordiche emerge la raffinata sensualità di un altro Rinascimento...

di

Indipendentemente dalle esposizioni in corso,
quando si attraversano le sale della Galleria Borghese si percepisce tra le
opere della collezione permanente del museo una presenza straniante e
stupefacente: un dipinto diverso da tutti per la sua atmosfera algida,
suggerita dai neri e dai bruni che si coniugano con l’eterea nudità di una
figura femminile dai tratti allungati e dalla carnagione chiara. Chi si
sofferma su questa immagine tanto diversa dalla donna carnale e seducente del
Rinascimento italiano, così ben definita dalle opere del Brescianino e del Dossi
proprio nella stessa sala, scopre che l’autore è Lucas Cranach il Vecchio (Kronach, 1472 – Weimar, 1553) e quel
dipinto è Venere e Amore che reca il favo
di miele
.

Attorno a questo quadro della collezione Borghese si
coagula l’idea della mostra attuale, quinto evento della serie di dieci monografie
in corso, dopo Raffaello, Canova, Correggio e Caravaggio.

Cranach rappresenta un Rinascimento del tutto
diverso da quello che caratterizza l’arte italiana, soprattutto scevro dal
costante riferimento all’antico. Lucas Cranach - Venere e Amore che reca il favo di miele - 1530 - olio su tavola - cm 169x67 - Galleria Borghese, RomaDunque, al canone ideale albertiano della
proporzione e dell’equilibrio si contrappone un concetto di bellezza e di
espressività ispirato ai modelli fiamminghi, spesso segnato da asimmetrie. Il
confronto tra la ritrattistica di Tiziano
e Cranach è in tal senso sorprendente.

Eppure Cranach non volge le spalle alle novità
pittoriche che si vanno diffondendo nelle grandi corti italiane, quali i
Gonzaga, gli Este, i Medici. Anzi, con esse si misura, riproponendone le
iconografie nel suo linguaggio. Né teme la competizione con il contemporaneo Albrecht Dürer, lui sì latore del cambiamento
introdotto dall’Umanesimo, da cui viene profondamente influenzato nelle sue
frequentazioni italiane.

Cranach, invece, si muove esclusivamente in ambito
mittleuropeo, toccando tra 1502 e 1504 diversi centri artistici per giungere
poi a Vienna. Ma è decisiva nella sua esperienza la chiamata a Wittemberg nel
1505 da parte di Federico il Saggio, con la carica di pittore di corte che
manterrà fino alla morte. L’ambiente, privo di una consolidata tradizione
artistica, ma vigorosamente influenzato dagli umanisti della giovane università,
favorisce la formazione nella vivace bottega di Cranach di un canone figurativo
che assurge presto al rango di regola pittorica in larga parte dell’Europa
centro-orientale e che sopravvive a lungo oltre la scomparsa dello stesso
artista.

Lo stile imprenditoriale con cui viene condotta la bottega,
con l’ausilio di molti collaboratori, facilita l’acquisizione di un gran numero
di commissioni. Soggetti religiosi e ritratti vengono prodotti in numerosi esemplari
e con tecniche di serie. Se l’amicizia con Martin Lutero lo investe del ruolo
di artista della Riforma, sono tuttavia i soggetti profani quelli che
maggiormente vengono preferiti dal gusto spregiudicato dell’Umanesimo. Offrono
un pretesto per la rappresentazione del nudo femminile filtrato attraverso le
iconografie di Lucrezia, Eva, Venere. Motivi carichi di una sensualità anticlassica
che trovano il loro perfetto equilibrio proprio nella dialettica con i canoni
di opposto segno di cui è latore Tiziano.

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2010


dal 14 ottobre 2010 al 13 febbraio 2011

Cranach. L’altro Rinascimento

a cura di Bernard Aikema e Anna Coliva

Galleria Borghese

Piazzale Scipione Borghese, 5 (Villa Borghese) – 00197 Roma

Orario: da martedì a domenica ore 9-19 solo su prenotazione

Ingresso: intero € 11,50; ridotto € 9,25

Catalogo 24 Ore Cultura

Info: tel. +39 068413979; fax +39 068840756; www.mostracranach.it

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