20 dicembre 2012

READING ROOM L’arte all’opera

 
L'arte all'opera
Un libro prezioso racconta la collaborazione di molti importanti artisti con il più antico teatro dell'opera europeo

di

Se come dice Carlo Fuortes, commissario straordinario del Petruzzelli di Bari, bisogna «rendere i teatri d’opera più democratici e non un giocattolo per i soliti noti» (che emanano profumo di soldi), una scelta come quella del San Carlo di Napoli che punta su grandi artisti contemporanei per le scenografie delle opere liriche in cartellone o su registi non canonici, come è Ferzan Ozpetek, va nella direzione dell’apertura “democratica” della lirica? E, quello che ci interessa di più, l’arte contemporanea è capace di lavorare efficacemente in questo senso? È cioè portatrice di valori innovativi, laddove la parola innovazione non è uno slogan da post cultura aziendale, ma una cosa seria?

Penso che quello che ha cercato di fare fino ad oggi il più antico, e uno dei più preziosi, teatri d’opera europei, il San Carlo di Napoli appunto, tenti effettivamente questa strada, cercando di trovare nell’allestimento quel valore aggiunto, quel potere attrattivo che il coinvolgimento degli artisti può dare. Penso, insomma, che l’energia della vera arte possa spostare l’asse, a volte eccessivamente statico, del teatro e della lirica verso una loro utenza più partecipata e qualitativamente connotata.

Le scenografie che negli anni hanno via via realizzato artisti molto diversi tra loro come Kiefer, Paolini, Rauschenberg, Hockney, Paladino, Adami, Luzzati, Larry Rivers e, prima di questi, addirittura Picasso alle prese con Pulcinella di Stravinskj, e ancora prima Prampolini, Ertè e tanti altri, sono ancora in mostra (per pochi giorni, fino al 31 dicembre) in “Opera ad Arte. Arte all’Opera” presso il MeMus, acronimo di Memoria e Museo e spazio espositivo dell’archivio storico del teatro San Carlo. Un motivo di più per andare nella città partenopea, oltre che per vedere Sol Lewitt nel riaperto MADRE, il bel mosaico di Kentridge alla stazione Toledo della metropolitana o Jimmie Durham nel cortile di Palazzo Reale.

A corredo della mostra, è stato pubblicato già quasi un anno fa dall’editore arte’m di Napoli un ricco volume che riporta tutte le scenografie realizzate dagli artisti in questa felice stagione di contaminazione linguistica tra teatro e arte. Incontro che forse solo a partire da mezzo secolo a questa parte è stato possibile per via di quella particolare attitudine a problematizzare lo spazio che gli artisti contemporanei hanno assunto come uno degli elementi di maggiore discontinuità con l’arte del passato. Attitudine di cui questa finestra sulla lirica consente di rintracciare un percorso: i primi artisti chiamati a lavorare alle scenografie delle opere (Ertè, Prampolini, Paolo Ricci) realizzano disegni che compaiono sui fondali, non è ancora maturata, insomma, quell’appropriazione critica dello spazio che si verifica dai primi anni Settanta per cui l’artista comincia progressivamente ad intraprendere un corpo a corpo con la scena.

È da qui che

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– racconta il bel volume curato da Laura Valente con le foto di Luciano Romano – accettando la sfida di misurarsi con spazi molto strutturati, e come in questo caso carichi di memoria e fortemente segnati dal punto di vista culturale, nascono quelle soluzioni artistiche che appaiono delle vere e proprie installazioni o ambienti site specific.

Ha gioco facile Rauschenberg con Lateral Pass di Trisha Brown (1986-87) – erano compagni d’avventura, cresciuti insieme nel clima di acceso sperimentalismo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta – e il risultato infatti è eccellente: la scena abbuiata è squarciata dalle invenzioni neo dada di Rauschenberg. Ma funziona egregiamente anche il linguaggio essenziale e geometrico di Giulio Paolini alle prese con la solennità delle Valchirie e del Parsifal di Wagner, quello sontuosamente “primitivo” di Mimmo Paladino che crea le scene del Tancredi di Rossini, quello venato da un senso tragico di Kiefer con Elettra di Strauss e quello fortemente visionario di Kentridge per l’altrettanto visionario Flauto Magico di Mozart.

Un piacere dell’occhio che si modula su quello dell’orecchio

di A.P.

Titolo: Arte/Opera

Editore: Arte’m

A cura di Laura Valente

fotografie di Luciano Romano

illustrazioni 149 a colori e bianco/nero

Pagine: 256

Prezzo: 30 euro

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