22 maggio 2003

fino al 27.V.2003 Catarsi Cagliari, Man Ray

 
Attraverso la catarsi s’impara a riconoscere gli aspetti conflittuali della vita di un essere umano che, spesso, nascono da un profondo senso di disagio spirituale, sociale, e necessitano, attraverso l’opera d’arte, di spurgare questo malessere…

di

Un vero e proprio percorso catartico quello dei dodici artisti sardi protagonisti di Catarsi, una vibrante collettiva allestita al Man Ray e presentata da Giuseppe Pettinau, per l’occasione critico e autore di una delle più interessanti opere in mostra. Catarsi intesa non solo come sfogo di forti sentimenti che sfociano nel dolore più lacerante e trovano un respiro liberatorio dopo aver attraversato lunghi momenti di agonia, ma anche come reazioni discrete, silenziosi momenti di confessione. La ricca e inesauribile creatività di Wanda Nazzari, vede nella catarsi una delle complesse chiavi di lettura dei suoi lavori: l’opera, dominata dal rosso, si presenta come una ferita Pettinauesplosa da cui qualcosa nasce e ha bisogno di fuggire, ma un ostacolo, che incatrama il colore, la trattiene. Il desiderio di volare e quello di restare indicano che dietro all’operazione catartica dell’artista, indirizzata verso una rinascita, si cela sempre il dubbio, qui nonostante tutto superato: la forma vitale è riuscita a prendere il volo. Momenti di riflessione per Attilio Della Maria che, giocando con tonalità marron, rosse e ocra, individua il trapasso del dolore e la purificazione dell’uomo dal male grazie alla storia. In basso a destra il cumulo di materia informe e incontaminata cerca di penetrare la figura umana in primo piano, appropriandosi della sua forma. Attraverso la contrapposizione di luce e ombra, la catarsi, rappresentata dal simbolo K in alto a sinistra, rappresenta la salvezza dell’uomo dal destino portatore di malvagità. Giuseppe Pettinau sostiene l’assoluta necessità di purificazione dell’artista dalle frequenti lacerazioni del mondo moderno, nonostante l’opera sveli una preoccupante verità: la forma in primo piano, svuotata da qualsiasi connotazione espressiva, è rivolta verso l’alto, dove campeggia una sorta di simbolo mitico-sacrale, irraggiungibile. Altrettanto emblematico, molto diverso dagli altri, il lavoro catartico di Carla Mura: catarsi qui è ciò che è stato vissuto, l’esperienza, la sofferenza dell’individuo, materializzato nella vecchia scarpa del nonno dell’artista, che attraverso il dolore rinasce. Il brusco passaggio cromatico, addolcito dai granelli di sabbia sulla tela, indica l’evaporazione della sofferenza verso la purificazione certa, confermata dalla presenza del verde e del fuxia. Un’analoga situazione si verifica nell’atto suicida del generale di Silvia Argiolas che, come in un film, ha voluto rappresentare il flash back dell’istante precedente la morte, dietro il quale è presente un riuscito tentativo di rinascita. Inesorabilmente negativa l’interpretazione di Giuliano Sale che dà alla catarsi il significato aristotelico, di purificazione del dolore attraverso la sofferenza: il corpo umano non è più contenitore dell’anima, ma solo un fragile involucro minacciato dalla presenza inquietante di tonde escrescenze che tentano di forarlo e uscir fuori, provocandone la distruzione. Nessuna speranza per l’umanità che va incontro al degrado: dietro l’apparente perfezione solo una realtà distorta.
Gli altri partecipanti alla collettiva: Annalisa Achenza, Alessandro Meloni, Franca Nurchis, Marilena Pitturru, Stefania Polese, Antonello Ruscazio.

erica olmetto
vista il 16 maggio 2003


Catarsi
Centro Culturale Man Ray
Cagliari, Via La Marmora 140
Telefono e Fax 070 283811
Aperto tutti i giorni dalle ore 18,30 alle 20,30 (esclusi lunedì e festivi)
Ingresso gratuito
Informazioni http://www.manray.it


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