29 ottobre 2004

arteatro_attraversamenti The Biography Remix Roma, Teatro Palladium

 
Intensa, carismatica, passionale. E, soprattutto, dolorosa. L'ultima versione dello spettacolo riconferma la grandezza di Marina Abramovic, la stupefacente capacità di continuare ad essere attuale anche a distanza di tempo. Anche per i non addetti ai lavori...

di

Sospesa in aria, il petto nudo, le braccia aperte e due pitoni in mano. Immobile, mentre il pubblico prende posto. Dei cani entrano a scarnificare le ossa allineate a terra, e lo spettacolo comincia il suo corso.
Nato sulla scia della dolorosa separazione da Ulay, dopo 12 anni di condivisione sentimentale ed artistica, per esorcizzare il dolore prendendone le dovute distanze (separazione formalizzata dalla performance sulla Muraglia Cinese nel 1987), The Biography Remix racconta la storia di Marina Abramovic attestandosi sul filo di una costante evoluzione.
Pur mantenendo invariata la scena di apertura nel corso del tempo, l’ultima versione introduce quel necessario distacco imputabile all’intervento registico di Michael Laub. Sottratto all’autrice il controllo sul prodotto finale, Laub impone l’egida di un minimalismo estetico che amplifica l’intensità dei contenuti, a loro volta reiterati dallo scambio simbiotico tra teatro e video. marina abramovic, the biography remix
Lo spettacolo si attesta così sullo slittamento di un doppio registro, visivo e temporale, sovrapponendo video originali all’effettiva esecuzione delle performance. Estremamente incisiva è la presenza del figlio di Ulay nel ruolo del padre, e la scelta di attori non professionisti che affiancano gli allievi della Abramovic nel confronto con ritmi ossessivi al limite della resistenza fisica e mentale. Rivivere azioni storiche non è solo un espediente scenico, ma la possibilità di renderle oggetto di una nuova esperienza che trascende l’autrice per veicolarsi ad altri interpreti, ad altri spettatori. Così l’Abramovic si racconta prescindendo da una biografia fine a sé stessa, trasmettendo il concetto che le performance possono appartenere a chiunque sia capace di eseguirle.
Frasi incisive scorrono su un display sintetizzando linearmente le tappe biografiche. Su questo espediente si insedia un secondo slittamento visivo-temporale, in bilico tra la rigida sequenza cronologica delle frasi, una per anno, e l’arbitrarietà dell’azione scenica. Protagonista indiscusso il corpo, strumento comunicativo per eccellenza, mezzo attraverso cui conoscere, canalizzando il dolore e facendone esperienza grazie all’esasperazione di gesti quotidiani e banali. E così la stella di David incisa sulla pancia, lo schiaffeggiamento ritmato, o l’arco teso pericolosamente al cuore, continuano a trasmettere con intensità la forza del dolore, del piacere, della vergogna, di condizioni intimamente legate alla natura umana, alla sua fragilità.


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matilde martinetti
spettacolo visto il 1 ottobre 2004


The Biography Remix
di Marina Abramovic, regia di Michael Laub
con Marina Abramovic, Jurriaan Sebastian Löwensteyn (figlio di Ulay), Viola Yesiltac, Herma Auguste Wittstock, Eun Hye Hwang, Heejung Um, Doreen Uhlig, Matteo Angius e Marco Bilanzone, Francesca Borromeo, Roberto Cecchini, Maria Giovanna Massari, Emiliano Mazzoli, Beatrice Novelli, Alessandra Roca, Massimo Scarinzi, Antonio Tagliarini, Andrea Valabrega
Canto: Raffaella Misiti
Musica aggiuntiva: Larry Steinbachek Ninth Seven 2
Assistente alla regia: Declan Rooney
Assistente di Marina Abramovic: Snežana Golubovic
Direttore tecnico e coordinatore video: Jochen Massar
Luci: Luca Storari
Ingegnere del suono: Alfredo Sebastiano
Direttore di palco: Ettore Littera
Capo macchinista: Claudio Petrucci
Macchinista: Marcò Parlà
Elettricista: Daniele Davino
Digital display: Laura Clemens
Coordinatore tecnico: Luigi Grenna
Costumista ed attrezzista: Marina Schindler
Animal trainer: Daniel Berquini
Produttore esecutivo: Fabrizio Grifasi
Assistenti di produzione: Stefania Lo Giudice, Fabiana Piccioli, Renato Criscuolo
Management Michael Laub / Remote Control Productions: Claudine Profitlich
Responsabile Teatro Palladium: Valeria Grifasi
Durata: 80 minuti circa



[exibart]

2 Commenti

  1. pur distante da quanto propone la abramovic e dalla body-art debbo riconoscere che lei, l’abramovic, resta vera grande artista che vive sulla propria pelle ciò che propone e con enorme carica creativa..peraltro ben evidenziata/presentata in questo articolo prezioso di matilde martinetti alla quale rivolgo i miei più sentiti auguri di buon lavoro..
    arch. roberto matarazzo

  2. l’eccesso di biografia
    l’ossessione di sè e del proprio corpo
    la necessità di sottoporsi sempre a situazioni-limite ed eclatanti, l’iperbole di riferirsi alla mitologia per dare una cornice ai propri fatti personali….
    ma sarà davvero un’artista così importante? non sarà un caso di esibizionismo, di narcisismo inguaribile?
    alla base ci ho visto sempre una poco credibile sottocultura new age…
    ma si sa che in arte spesso gli atteggiamenti regressivi sono ben considerati, almeno secondo una certa agiografia accomodante per cui gli artisti sono un pò pazzi e fuori dalla realtà…

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