13 gennaio 2006

fino al 21.IV.2006 Arnolfo. Alle origini del Rinascimento Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

 
Un mondo in cui la tecnica è imprescindibile dall’invenzione. E in cui la tecnica stessa inventa soluzioni innovative e persino illusionistiche. Tra mosaici, sculture e architetture. Alla ricerca di un medioevo moderno...

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Nell’arte romanica e gotica la scultura godeva di un primato rispetto alla pittura: era privilegiata nelle grandi opere pubbliche e nelle chiese. La sua concretezza e tridimensionalità la collocavano al di sopra; il tentativo, senza seguito, di importare a Firenze la scultura monumentale è sostanziale per comprendere questa mostra fiorentina. L’esposizione si concentra sugli esiti di Arnolfo di Cambio come scultore, oltre che come caput magister della cattedrale, e nel ponderoso catalogo rende conto dello stato degli studi,sia per quanto riguarda la vita che il percorso creativo.
La mostra arriva a completare le varie iniziative promosse per celebrare il VII centenario della morte dell’artista, anche se l’anno preciso resta sconosciuto e gli studi svolti in questa occasione non portano a questo proposito risultati definitivi. Si sa che grazie al suo lavoro Arnolfo ottiene, nel 1300 a Firenze, l’esenzione dal pagamento delle tasse, tra i pochi criteri utili a ricostruire dati biografici, in questo caso davvero misteriosi: non si conosce precisamente la data di nascita, avvenuta a Colle val d’Elsa, tradizionalmente collocata tra il 1240 e il 1245; non si sa nulla della sua situazione familiare, e della morte si conoscono soltanto il giorno e il mese –registrati per poter celebrare messe di suffragio– mentre l’anno rimane incerto fra 1302 e 1310.
La mancanza di notizie e di una tradizione iconografica hanno pesato negativamente sulla fortuna di Arnolfo. Con questo tema si apre la mostra: la ripresa tardo-rinascimentale operata dal Granduca Cosimo I de’ Medici attraverso l’artista Giorgio Vasari, per proporre una continuità storico-culturale e architettonica con l’era gotica che uniformava a Firenze i principali centri del contado.
Arnolfo, Frammento con testa maschile, Firenze, Museo dell
Si dava così avvio ad un recupero che si completa soltanto nell’Ottocento con la riscoperta del gotico, e alla celebrazione di Arnolfo nella scultura accademica toscana (ma anche in Francia, come mostra il bel disegno preparatorio di Delaroche per la decorazione dell’Ecole des Beaux-Arts).
La seconda sezione della mostra cerca di definire il percorso di Arnolfo dalla bottega dei Pisano ai successi romani: dall’apprendimento di raffinate tecniche di lavorazione .-come mostra la bella Testa femminile da Pisa- al raffinato cromatismo dei cosmateschi romani del Sepolcro del notaio Annibaldi, per culminare con il Monumento a Carlo d’Angiò, smontato ed eccezionalmente trasportato da Roma, che prelude agli esiti monumentali del Bonifacio VIII e della Madonna con gli occhi di vetro del Museo dell’Opera fiorentino, qui offerte per confronti diretti, anche se penalizzate dalla mancanza di spazi proporzionati.
La sezione più consistente e innovativa riguarda gli anni fiorentini e soprattutto la facciata della cattedrale di Santa Maria del Fiore. La facciata arnolfiana, compiuta solo nella parte inferiore, era stata smantellata nel 1586 per volontà del Granduca Ferdinando dei Medici, in modo per lasciare spazio ad un’opera moderna, che però arrivò soltanto con l’Ottocento, ma le cui vicissitudini si possono seguire nello stesso museo che ospita la mostra. Qui la curatrice della mostra, Enrica Neri Lausanna, ha preferito non dare priorità assoluta al disegno di Bernardino Poccetti che mostra la facciata prima del suo abbattimento, ma lo ha piuttosto integrato con osservazioni filologiche e dati tecnici derivati dai restauri a cui molte statue sono state sottoposte.
Arnolfo e bottega, Annunciazione, Londra, Victoria and Albert Museum
Ne risulta un’ipotesi ricostruttiva in cui le arcate cieche sono risolte nel primo registro con finestre mosaicate –elemento ornamentale già impiegato altrove da Arnolfo- e nella galleria una sequenza di bifore cuspidate, in una maturità che unisce la meditazione sull’antico e la razionalizzazione gotica. Nella ricostruzione sono emersi anche aspetti tecnici affascinanti come l’uso quasi esclusivo di lastre di 25 centimetri di spessore, che però ricreano la tridimensionalità con un raffinato lavoro di panneggio, oppure l’espediente di lasciare grezzo il lato nascosto alla visuale, sfruttando la pratica di cantiere anche nell’eseguire opere di scultura.
L’ultima sezione è dedicata alla ricostruzione del contesto arnolfiano: non poteva mancare il riferimento alle opere di Giotto, anche se, come precisato nel catalogo, i confronti sarebbero da praticare piuttosto con opere a fresco, ma anche con i mosaici del Battistero fiorentino e soprattutto con raffinate oreficerie francesi, che permettevano grazie al formato ridotto la diffusione di idee e modelli. Idee capaci di affascinare Arnolfo nella sua ricerca di nessi fra antico e moderno in quello che Enrica Neri ha definito il suo “umanesimo interiore” e che lo colloca a pieno diritto “alle origini del Rinascimento fiorentino”.

link correlati
arnolfoafirenze.it
arnolfodicambioinumbria.it

silvia bonacini
mostra visitata il 20 dicembre 2005


Arnolfo. Alle origini del Rinascimento
dal 21 dicembre al 21 aprile 2006
Museo dell’Opera del Duomo, Piazza Duomo 9,Firenze
tutti i giorni 9-19,30, chiuso 25/12,1/1 e 16/4 – Biglietto: € 10/8,50/6,50
Visite guidate e prenotazione 0552469600
Catalogo con Saggi di Enrica Neri Lausanna – Polistampa € 60,00


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