24 aprile 2006

fino al 13.V.2006 Paolo Chiasera Milano, Galleria Francesca Minini

 
Secondo appuntamento della neonata galleria Francesca Minini. Il primo atto della Trilogia di Paolo Chiasera. Manipolazione e mercificazione del mito tra atmosfere stranianti ed atteggiamenti paradossali…

di

È il tramonto. Una figura emerge lentamente dalle tenebre. L’andatura affaticata ed incerta rende ancora più fittizia la maschera indossata dalle riconoscibili fattezze di Van Gogh. Bagaglio in spalla, la figura s’inerpica sulle falde dell’Etna per giungere in vetta e scavare tra l’argilla dove riesuma una garza insanguinata. Introdotto da ventuno tempere, in quanto temi preparatori al suo sviluppo, il primo video di Paolo Chiasera (Bologna 1978) è scandito dall’impetuoso spirare del vento pausato da inquietanti suoni metallici che ben accompagnano la follia e lo spaesamento dell’artista, in balia di se stesso, che deambula precariamente inghiottito dalle nubi e dall’oscurità che avanzano.
Indaga il tema dell’identità e del mito contemporaneo Chiasera. Analizza tempo e spazio -con l’ausilio dell’attività performativa in quanto si concede d’interpretare ogni suo personaggio- attraverso riferimenti e citazioni alla storia dell’arte. Come appare nel primo appuntamento di una trilogia dedicata a Vincent Van Gogh, Corneluis Escher e Pieter Brueghel. Calati nell’epoca contemporanea e in luoghi ad essi estranei, al confine tra reale e virtuale, i miti non corrispondono più ad un’identificazione collettiva, nella loro dimensione ossessiva del quotidiano, bensì nel tentativo di ricrearne il percorso artistico si avviano paradossalmente al fallimento così come Vincent, condannato a vagare inesorabilmente tra i fumi dell’Etna, al quale viene proibito di entrare nella Casa gialla da due bodyguard incappucciati. Atteggiamenti incongrui, ambientazioni artificiose e stranianti, visioni allucinate, manipolazione grottesca del mito queste le cifre stilistiche di Chiasera dalle quali emerge la duplice valenza del mito nella sua esaltazione storica e nella sua facile celebrazione e fPaolo Chiasera, Tempera dalla serie Vincent, Corneluis, Pieter, 2006 alsificazione dell’epoca postmoderna.
Se nella prima sala il video è preceduto da un corvo bronzeo che tra le zampe agguanta una riproduzione della celebre stanza, nella successiva sala un altro corvo su una panca in pietra lavica fischietta il Requiem di Mozart introducendo il secondo video -realizzato in loop- che passa in rassegna le tempere tracciando alcuni dei tratti più rilevanti della vita e della poetica degli artisti. Dalle architetture impossibili ed angoscianti di Escher alle visioni sanguinarie di Van Gogh fino alle scene mitologiche e fantastiche di Brueghel caricate di simbolismi talvolta troppo ostentati ed eccessivamente carichi di cruenza. I loro destini s’intrecciano ineluttabilmente tra torture, bare, animali mostruosi e simboli della cabala per culminare nell’ultima piccola sala dove le tre maschere, in lattice dipinto, sono immortalate accatastate all’interno di una scatola ad emblematizzare la mercificazione del mito, la standardizzazione dell’immaginario collettivo e della creatività umana per un meditato progetto fondato sulla simulazione e sul paradosso.

roberta vanali
mostra vista il 1 aprile 2006


Paolo Chiasera – The Trilogy: Vincent
Galleria Francesca Minini. Milano, Via Massimiano n. 25 (Zonaventura)
Ingresso dal martedì al sabato dalle 12 alle 19.30
Telefono 02 26924671 – Fax 02 21596402
Informazioni www.francescaminini.itinfo@francescaminini.it


[exibart]

5 Commenti

  1. Hei Francesca… grazie!
    Non avevi nessuno di meglio da scegliere?
    Ma il paparino cosa ne dice di questi continui errori?
    Non sei mica Forni…

  2. chiasera:
    l’unica sua abilità è quella di annusare le mode del momento e di scimmiottarle in pose trendy.
    Amici di bologna sostengono che uscendo a cena in gruppo copiasse pure gli ordini degli altri dal menù (e non è una battuta!) .
    Altre leggende narrano di quando la vettese (che lo introdusse da minini padre ed a cui lui aveva chiesto insistendo un appuntamento) guardava il suo video a care of della breakdance (l’hip hop è uno dei punti di riferimento di questo grande artista internazionale (?!)) commentava “a me questo video non mi piace” tuttavia gli aprì le porte che hanno permesso a questo campione di ruffianaggine di esporre in musei oltreconfine.
    Egli è l’esemplificazione che nel mercato contemporaneo vale il 51% sapersi vendere
    ed il 49 le cose che fai.

    oltretutto non sa disegnare e tantomeno dipingere ma non vuole rinunciare a far l’artista completo.
    almeno i sui noiosi video possono non essere mandati in play..

    nonostante questo i minini lo considerano la punta di diamante della galleria.

    amen

  3. estimado (mica tanto) videoamador de mis bertas trilogico de pintores dozinales, yo soy el maximo critico de Arte y estorico de mi nacion, conocido en todo el globo terraqueo.
    He avido la esfortuna de imbatterme en su trabajo de crostajolo perditiempo, ma que se suena la noche, con su tripudio de impicados medievales, non so si usted es pejor en video o en tela. Verguenza!!!!!!!!Si eravamo en mi grande pais era usted che apendebamo a un albero! Quiere un sujerimento? Al bar de calle Conte Rojo, angulo calle Ventura estan buscando un garzon para el leche, y tambien un lavapiatos. Lascia in paz nuestra arte pobrecita altrimenti estronquerò con mis salacies artigulos tus delirios. Prudencio Aguilar, gran estorico de Arte Mondial y tu acerrimo enemigo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui