06 ottobre 2006

fino al 22.XI.2006 Vanessa Beecroft – VB South Sudan Milano, Lia Rumma

 
Volti ieratici, bellissimi. Corpi statuari che raccontano un dramma lontano. Ecco una Vanessa Beecroft tutta nuova che dalla moda passa alla beneficenza. Con qualche punto di domanda...

di

Dopo Claudia Koll, finalmente anche la bella e brava Vanessa Beecroft (Genova, 1969; vive a Long Island, NY) può vantare la sua conversione religiosa. Una sorpresa inaspettata per i fedelissimi, abituati a vederla far sfilare sulla passerella dell’arte ondate di fascino gracile ed effimero. Una conferma invece per chi aveva sempre sottolineato il ruolo sociale dell’artista. Anche dove a volte sfuggiva. Anche dove spesso non c’era. Così la genovese a New York, che insieme a Maurizio Cattelan ha saputo varcare l’Oceano e colpire al cuore gli americani, è arrivata a un punto chiave della sua carriera. Quello della svolta. Il momento più difficile della vita, dopo una giovinezza di successi, più o meno chiacchierati. Sta di fatto che Vanessa sa che ha teso la corda, sa che la sovrabbondanza di suoi pezzi sul mercato, con tanto di tirature pirotecniche, ha bisogno di essere legittimata. Il punto è garantirsi una nuova ricetta felice. È una vecchia storia: gli ex-conservatori diventano ribelli, gli ex-ribelli diventano conservatori. L’attore comico, raggiunti i 40 anni d’età, cerca il ruolo drammatico. Il comunista si trasforma in reazionario. E l’artista? In questo caso invoca Dio, i problemi del Terzo Mondo e un fantomatico viaggio in Sudan, dove pare abbia riscoperto sé stessa. Aria fritta altoborghese, insomma. United Colors of Benetton.
Ecco, quindi sfilare dinanzi allo spettatore una sequenza di scatti che vedono la Beecroft indossare i panni della Vergine Santissima, allattando due bimbi neri al seno diafano. Ecco corpi statuari di modelli sudanesi crocifissi alla crudeltà del mondo. Abiti esotici. Volti che implorano un riscatto sociale. Madonne fulve e San Giuseppe di colore. Tutti incorniciati all’interno di immagini perfette, attraenti. Dalla composizione straordinariamente corretta e i colori smaglianti. Che si posano con dolcezza su pelli prive di asperità. Visi che tradiscono ben pochi pasti saltati. Non c’è infatti posto per la bruttezza nella poetica di Beecroft, Vanessa Beecroft, White Madonna with twins, 2006. Digital c-print. 70x90 inches, cm 230x180. Edition of 6 - Courtesy Lia Rumma benché nelle sue opere si parli di povertà e di Terzo Mondo.
Ora l’arte saprà anche trovare mille scuse a questo esasperato sfoggio di retorica (che poteva aver senso quindici anni fa, griffato Oliviero Toscani). La critica schierata dirà che il contrasto tra soggetto e modalità di esecuzione è un atto voluto, al fine di disturbare lo spettatore e stimolarne il pensiero. Il punto, invece, è un altro. Nel 1999, quando il momento della deposizione delle armi volgeva al termine e la società incubava l’11 settembre, mentre Vanessa ancora faceva sfilare le sue modelle, la drammaturga inglese Sarah Kane scriveva 4.48 Psychosis. Pochi istanti dopo si toglieva la vita. Si trattava di un atto estremo, ma che segnava la fine di un modo di fare teatro e il declino di un talento artistico. Marsellus Wallace, tra i personaggi chiave di Pulp Fiction, diretto nel 1994 da Quentin Tarantino, ammoniva il pugile Butch: prima o poi il talento perde i colpi.
Anche Vanessa corre questo rischio. Se la serietà di un’opera d’arte si percepisce dalla forza del suo rapporto con la Morte, tra l’ultima serie della Beecroft e la Nera Signora esiste un gap profondissimo. Non è sufficiente toccare determinati argomenti, nevralgici per l’Occidente, per raccontare la sofferenza. Né la perfezione stilistica può supplire ai contenuti. Talvolta, in fin dei conti, nemmeno con gli ingredienti giusti si confezionano buone torte.

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santa nastro
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Dal 22.09.2006 al 22.11.2006 – Vanessa Beecroft
Galleria Lia Rumma Milano , Via Solferino, 44 – Milano (Moscova)
Orario galleria: dal martedi’ al sabato, dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 – liarumma@tin.it – tel 02 29000101


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26 Commenti

  1. Che bella recensione. Intelligente e spietata. Come dovrebbe essere sempre. VB non convince in questa nuova pochade filantropica, anzi è quasi offensiva senza essere provocatoria. La bellezza formale è noiosa e del tutto speciosa in questo caso. Il solo fascino di tutta la situazione è nelle parole del pubblico “colto”…

  2. Bravissimo chi ha scritto questo articolo.ma vi rendete conto che presa per i fondelli è tutta questa operazione?Oltretutto nell’introduzione della mostra vogliono farmi notare il dettaglio del colore della sedia, il rosso vivo dei foulard!ma dico se una è glamour resti glamour, questa è una totale presa in giro per vecchiotti borghesi appassiti dalle stupidità.La verità e che questa signora non ha idee, finiti i manichini depilati con scarpe gucci e le foto fatte dal suo amico Armin Link, non resta nulla.E poi basta con questo sociale terzomondista che viene sfruttato dall’arte per guadagnarsi sopra; chiedete alla galleria quanto fa pagarer la nostra santa convertita le sue foto. Oh che tenerezza.Basta, negri e negretti, asiatici, palestinesi, basta con questo terzomondismo di serie c.Svegliatevi signori, Toscani quindici anni fa ha fatto operazioni molto più interessanti e decisive.Il dado è tratto.Ora aspettiamo qualche suo amico curatore (comunista borghese) parlare di capolavoro.AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH.

  3. Articolo perfetto, lucido, spietato, intelligente.Mi dispiace davvero per Vanessa e Lia Rumma ma questa è una sbandata da cui non sarà facile riprendersi.

  4. Ancora, ancora, ancora…..
    Basta con VB. Io preferisco tanti giovani italiani, che purtroppo sono imprigionati da un mercato esterofilo. Purtroppo.
    Brava Santa!

  5. sono d’accordo con santa, pur non avendo visitato la mostra. vanessa ci aveva abituati allo stravolgimento del mondo della moda, che e’ tutt’altra cosa rispetto al sudan. non capisco l’operazione di mettersi un abito griffato, prendere in braccio due bambini neri…. ma cosa significa? fosse stata nuda come loro… c’e’ una distanza incolmabile, non sta allattando. non c’e’ rapporto tra i due piccoli e la donna adulta che li sta reggendo, momentaneamente, poi, fatta la foto li restituisce alla madre e se ne va a cogliere i frutti del suo duro lavoro.
    infaticabile vanessa…..

  6. La beecroft non ha mai convinto per la pochezza spirituale dei suoi lavori , ora la nuova veste esclusivamente iconografica , fà saltare all’ occhio la vuotezza che c’ e sempre stata nelle sue composizioni , è mood , è come un cavallo bianco che corre sulla spiaggia in slow motion .
    L’arte è la riflessione sull’ epoca contemporanea , non il prendere i pezzi di alcuni temi sociali , fotografarli e darli in pasto ai collezzionisti .
    mi sà che è ora di far capire anche alla patinatissima Beecroft , che non c’è niente di strano nel fallire , magari ritirarsi spiritualmente per leggere un pò , o per analizzare spietatamente sè stessa .
    e che Rumma e adepti si guardino intorno , magari rimanendo proprio sottocasa , in Italia non c’ è bisogno di tirare in ballo artisti Cinesi , Danesi o che altro .
    DI giovani italiani con le carte in regola c’ è nè sono molti , basta guardarsi intorno , e ripeto magari il meglio è prprio dietro l’angolo .

  7. Complimenti a Lia Rumma per una mostra ipocrita, ridicola, il vuoto nel vuoto.La campagna dei RINGO BOYS è più concettualmente ” pulita” di questa inutile banalata della Vanessina sociale, convertita ( ma con le scarpine Gucci ).

  8. Nel bene o nel male(non ho visto la mostra) finalmente la critica!
    Un bel 10 a Santa Nastro buon esempio per i giovani che vogliono intraprendere il mestiere
    di critico.

  9. si Santa soni d’accordo, mi fa venire i brividi leggere alcune delle tue parole; dopo questi anni passati a vedere opere (anche piacevoli) sostanzialmente di poco contenuto….mi fa pensare anche la mostra di Arienti a Milano….stessa fragilità, forse è una “generazione” stanca???? E io non rischio la stessa impasse??? invece mi piacciono molto gli ultimi video di Basilè…stesso stile ma densi di inquietudine vera, … speriamo che qui stia cambiando qualcosa, almeno per sfinimento…

  10. ma cosa vi aspettate dalla signora rumma? una che ha un orario di galleria venerdì dalle 17 alle 19….il sabato e la domenica chiuso, il lunedì chiuso per turno, il martedì e il mercoledì solo per appuntamento: e noi ad aprire le nostre gallerie sfigate coi nostri artisti che anche se bianchi vivono nell’indigenza più totale ma almeno hanno qualcosa da dire. fate ridere signore mie: quella che lavora una vita con la fotografia fashion ma non sa fotografare, quell’altra che compra gli artisti disgraziati cinesi a bologna arte fiera e li rivende ai prezzi della beecroff ad artissima, ma prima gli fa firmare contratti perchè non si ripresentino in galleria a chiedere conto….e le signore griffate a comprare il pane quotidiano dalla lia in fila come sempre.
    ragazzi, non abbiamo chances: l’arte è solo per alcuni quello che sappiamo, per altri è un modo per mettere la cornice ad una vita griffata…su, su, immergiamo il pane nel nostro bicchiere d’acqua e lavoriamo….

  11. mah a me la beecroft mi piace si ceto ci marcia un po tropo su sta anoressia e sul fatto del la donna nuda abbiamo capito, che le donne sono nude e scarne e la moda ecc ecc…bho sara perche è nata a genova m al abeecroft mi piace….

  12. Io credo che in fondo in fondo la signora Lia Rumma sappia della bruttezza di questo progetto.Il punto è che può capitare una mostra brutta, ma qui ci si supera con un pietosismo degno della DE FILIPPI.Comunque non disperate , ora arriveranno biennali, il buon Bonami, il giovane curatore di scalata che lo renderanno coraggioso e magnifico, dalla vergogna al piedistallo.

  13. Ma le regole della comunicazione qualcuno le conosce??? Se la VB avesse presentato la solita mostrina educatina patinata, se ne sarebbe parlato tanto, qui e in tutti i posti dove si accetterà il gioco furbo dell’indignazione preconfezionata? Avanti, non facciamo i provinciali ancora una volta! Ma che questi sono artisti e galleristi che ti buttano lì una svolta del genere così, tanto per vedere l’effetto che fa??? Come una appena uscita dall’accademia???

  14. mm che te sei bevuto il cervello? ma che stai a ddi? ma addo sta l’indignizione, sia pure preconfezionata? oggi purtroppo invece non si indigna più nessuno.

  15. Angeli negri (1968)

    Fausto Leali

    Pittore ti voglio parlare
    mentre dipingi un altare.
    Io sono un povero negro
    e d’una cosa ti prego.
    Pur se la Vergine è bianca
    fammi gli angioletti negri.

    Se tu
    dipingi con amor
    perché disprezzi il mio color?
    Se vede bimbi negri
    Iddio sorride lor.

    Non sono che un povero negro
    ma nel Signore io credo
    e so che tiene d’accanto
    anche i negri che hanno pianto.

    Quando dipingi le chiese
    là fra le candele accese
    fra gli arcangeli ti prego
    metti un angioletto negro.

    http://pinoulivi.com/verita/angelinegri1.htm

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