17 ottobre 2006

fino al 28.X.2006 Alessandro Spadari Milano, Il Torchio Costantini

 
Macchie di colore. Fra Turner e Rothko. Tele che costituiscono una geografia di paesaggi interiori. Cielo, terra e mare si fondono in un viaggio semiastratto fra i sette peccati capitali...

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Un dipinto per ognuno dei sette peccati capitali, in bilico fra paesaggio e astrazione. I nuovi lavori proposti da Alessandro Spadari (Milano, 1969) sono tanto in linea con la sua produzione precedente quanto inediti. Sulle tele e sulle tavole esposte, tutte del 2006, vengono rispecchiati i “paesaggi dell’anima” dello spettatore, in un viaggio che fonde un’atmosfera solenne con un senso di elevazione.
Il tratto principale della pittura più recente di Spadari è il ritrarsi del nero, in precedenza colore predominante della tavolozza dell’artista milanese. Nel dialogo semiastratto fra cielo, terra e mare, il nero è ancora utilizzato per designare la terra, ma lascia spazio all’intervento di colori quali il rosso e l’oro, che rappresentano veri e propri lampi nell’economia dell’opera. Proprio queste nuove tonalità, insieme all’uso del bianco e a parti di tela non dipinte, contribuiscono alla tessitura talvolta turneriana dei cieli. In questa direzione vanno anche la consistenza più acquosa e l’uso diffuso della sgocciolatura.
Grazie a questi espedienti tecnici gli elementi raffigurati si confondono sempre più, tendendo verso un astrattismo che permette di apprezzare il penchant simbolico dei lavori: il rosso acceso rappresenta la lussuria, l’oro l’avarizia, l’accidia è raffigurata dalla privazione del bianco, mentre l’oppressione mentale generata dall’invidia trova contraltare nella cupezza estetica e cromatica del quadro corrispondente. Tutta un’altra dimensione si rileva nelle opere su tavola, dove la pennellata rimane più corposa e definita, senza rinunciare però all’onirismo. Alessandro Spadari, Lussuria del mare, 200x200, 2006
Un ancoraggio al realismo –e quindi al paesaggismo- è costituito dalla presenza in alcune opere della neve, che funge da elemento unificante tra cielo, terra e mare e àncora la visione ad un’immagine preesistente nella mente dello spettatore. L’altro estremo di questa mostra, ovvero la sua tendenza all’astrattismo, raggiunge il suo apice nella qualità delle superfici e delle sfumature, che a tratti ricordano la poetica di Rothko.
L’efficacia di questi nuovi dipinti è testimoniata dal particolare effetto che essi producono in chi osserva: non solo le superfici e le sfumature cromatiche rimangono “appiccicate” alla retina, ma la sensazione è piuttosto quella di essere stati attraversati dalla materia ariosa e allo stesso tempo liquida che costituisce la pittura di Spadari.

link correlati
Il sito di Spadari

stefano castelli
mostra visitata il 28 settembre 2006


Alessandro Spadari – Della natura. Il peccato
Galleria Il Torchio-Costantini arte contemporanea
Via Crema, 8 – 20135 Milano (zona Porta Romana)
Orari 10-12.30 e 15.30-19.30 chiuso lunedì mattina e festivi – Tel./fax: 02-58318325 – iltorchio@fastwebnet.it
www.iltorchio-costantini.com
Catalogo in galleria con testo di Alberto Zanchetta


[exibart]

5 Commenti

  1. Ma come si fa a scrivere fra turner e Rothko!
    E’ una follia di un miopismo drammatico!
    Spadari, poveretto, dipinge dei quadri di una banalità sconcertante… contutte quelle sbrodolature di colore gratuite… colori mal gestiti in accostamenti mal riusciti e banali… soggetti ne ha solo uno che ripete accanitamente annoiandoci sempre più!
    Non si può neanche prendere in considerazione come artista… mi sa che era meglio come cuoco!!!

  2. Prima di parlar male in giro di tutti caro ALessandro dovresti proteggerti…come? Ad esempia imparando a dipingere… tuo padre in confronto era un genio!

  3. Certo che conosce Frangi!
    Alessandro va in giro a dire che che è stato Frangi a rubargli i soggeti…
    Ma quanti anni hai Spadari????!!!!!
    Non ti accorgi che quel che vai in giro dicendo è ridicolo?

  4. Certo che l’invidia deve essere proprio un pessimo peccato, quasi peggio della vigliaccheria di non firmarsi e di parlare a vanvera. Certo che Frangi lo conosco, come artista e come uomo, ma voi probabilmente non conoscete le storie.
    saluti

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