24 ottobre 2006

fino al 30.XI.2006 Gian Marco Montesano Modena, Galleria Emilio Mazzoli

 
Montesano torna a casa. E dall’uomo passa a raccontare gli animali. Non semplici raffigurazioni ma metafore dell’esistenza. Per ricordare amicizie lontane e un desiderio mai realizzato avuto da ragazzo…

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Una scelta certamente coraggiosa quella di raffigurare per una mostra personale di pittura soltanto animali. Animali selvatici, di montagna. Ma per Gian Marco Montesano (Torino, 1949) questa scelta simboleggia un ritorno. Un’idea avuta da ragazzo e mai messa in pratica, che ora, con l’esperienza non solo di grande pittore ma anche di acuto intellettuale, può realizzare appieno. Un progetto che richiama alla mente legami e sogni lontani di un mondo ormai passato, come rivela la lettera struggente pubblicata in catalogo, scritta da Gilles Deleuze in ricordo di una profonda amicizia. Perché gli animali sarebbero dovuti essere, in quel specifico caso, metafore di uomini e situazioni.
La potenza evocativa ed ermetica della frase di Giuseppe Ungaretti ( Fratelli di quale reggimento siete?) che dà il titolo alla mostra è tutta nel quadro che vi si affianca. Tutti i titoli delle opere di Montesano, pur nella semplicità del soggetto, sono frasi di poeti e scrittori. Così come la sua pittura, che si sa, non è mai fine a sé stessa. Gli animali si mostrano come in un simbolico ed immaginario Corteo, piccoli soldati uniti assieme nella battaglia della vita. Sfilano così cervi che spuntano curiosi dai cespugli, aquile regali dalle ali aperte, scoiattoli scattanti, uccelli che si fanno strada nella neve. Ma nello stesso tempo si elevano ad un rango più elevato e diventano pura poetica filosofica.
Il cromatismo sobrio e volutamente smorzato si riallaccia ad un’interpretazione figurativa lontana dallo spazio e dal tempo, senza troppa prospettiva spaziale. Come se quelle bestie, tra il grigio monocromo e qualche traccia accesa di colore che piacevolmente stupisce, vivessero al di fuori della realtà, in un mondo mentale poetico e incontaminato, nostalgico e senza tempo. Loro stessi senza tempo né luogo, esemplari rari che abitano sulle alte vette, quasi visioni irreali, proiezioni mentali.
La pittura di Montesano è sempre depurata e crea un senso di allontanamento dal soggetto prescelto, di distaccamento dalla realtà.
Gian Marco Montesano – Sarà forse perché il cielo è azzurro e la terra mia amante – olio su tela – 150 x 200 cm - 2006
È pretesto per creare poesia. L’effetto è ben evidente, perché l’artista prende volutamente le distanze per spostarsi su un altro piano, quello del pensiero. Gli animali sembrano così acquisire una loro sacralità iconografica quasi irraggiungibile. Si presentano come mistiche divinità dell’Olimpo, sulla vetta di un Parnaso inaccessibile, mentre nella loro dignitosa fierezza guardano dall’alto invitando i comuni mortali alla contemplazione filosofica che porta al Sublime.
Il sogno di gioventù è ormai svanito, gli amici di un tempo sono perduti o sono venuti a mancare, chi doveva impersonare i personaggi del Corteo è parte ormai del ricordo. Rimane soltanto la critica dell’esistere. E rimangono gli animali, che nella loro essenza “si sottraggono a qualsiasi critica”, come scrive l’artista. Ora sono animali e basta. Non hanno nemmeno una qualche parvenza umana, come Montesano aveva pensato in principio. In fondo, c’è un tempo per ogni cosa.

francesca baboni
mostra visitata il 14 ottobre 2006


Gian Marco Montesano – Fratelli di quale reggimento siete?
Galleria d’arte contemporanea Emilio Mazzoli
Via Nazario Sauro, 62 – Modena – Orari: 10-13/ 16_19.30
Catalogo edito da Emilio Mazzoli con testo di Gilles Deleuze e Gian Marco Montesano – Tel. 059243455 – info@galleriamazzoli.comwww.galleriamazzoli.com


[exibart]

1 commento

  1. …???
    Che bruttezza!
    Montesano è passato dall’essere il numero 1 fittizio della scuderia flash art, al numero 115 della scuderia arte!
    Ma parliamo di quadri… pitturetta piatta senza qualità, pessima stesura e pessimo ritmo compositivo. Asolutamente discreta e gratuita la scelta dei soggetti, allestimento anni’80 per una mostra realmente mediocre… e per fortuna che siamo da Mazzoli!

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