19 dicembre 2006

fino al 22.XII.2006 Kent Henricksen Torino, Galleria Glance

 
Bambini presi al laccio giocano alla coercizione. Mentre omini incappucciati legano le amanti con cordicelle al collo e alla caviglia. (S)fregi naif e politicamente scorretti di stampe floreali e bucoliche...

di

Sfrontato per provocazione o per divertimento, incosciente e svagato per ipotesi creativa o per follia indotta da ragionamenti studiati per stupire (in fondo ha scelto di industriarsi proprio dentro a sfondi rococò, dove artificiosità e stupore giocano in casa). Kent Henricksen (New Haven, Usa, 1974) propone con minuziosa e ossessiva ripetitività i suoi marchi “misteriosi” in ogni opera. Cappucci bianchi, neri o grigi, e poi lacci, laccetti e corde. Coercizioni spuntano ovunque sui tessuti stampati, trasformando in ambienti surreali e grotteschi le atmosfere di sapore rococò dei quadretti originari, snaturati dalle aggiunte dell’artista. Rivisitazione intellettuale, polemica o semplice divertissement?
La Galleria Glance si trasforma così in un casa delle bambole in chiave dark, ornata di cornici importanti su stoffe trapuntate con motivi bucolici e galanti, rifinite da accessori-personaggi volutamente infantili. Nelle visioni di Henricksen diventano dark anche gli amanti di quella borghesia francese ritratta e stigmatizzata in ogni attimo fuggente del suo quotidiano da artisti come Fragonard e Boucher. A Dark Love (2006) è il titolo che sceglie per la rivisitazione dall’erotismo sadomaso di una scena idilliaca, con tanto di cagnolino intento a giocherellare tra i due amanti. Il volto di lei viene coperto e anche lui è incappucciato di nero (come un boia), mentre il guinzaglio che mordicchia il cane altro non è che la cordicella che stringe il cappuccio della donna. In Playing in the Pond (I e II), scene di tranquillità pacata in riva al lago vengono trasfigurate da cappi al collo, guinzagli con la funzione di canne da pesca e teste mascherate che emergono dall’acqua per abboccare come pesci. Anche la galanteria alla Watteau è oscurata da elementi bondage (The Seduction, 2006). E persino i bambini, in Woodland Wonders , sono richiamati alla schiavitù: un infante di tessuto stampato sbircia dentro una fontana la testa incappucciata che fuoriesce dall’acqua con gli occhi sbarrati: in  Untitled una cordicella ricamata sulla sua caviglia grassoccia lo tiene legato ad un paletto conficcato al suolo come un carcerato d’età prescolare.
Kent Henricksen, Playing in the Pound II, 2006, cm 61 x 68,6 - Courtesy Galleria Glance, Torino
L’ironia di Henricksen strizza l’occhio all’arte tessile e a una tradizione di lavori decorativi di gusto pastorale. Lasciando trapelare gli aspetti più cupi della sottomissione in un’ambiguità che forse non si definisce, ma è pur sempre manifesta. È di matrice erotica? Politica? Sociale? Sono amanti sadomasochisti o terroristi i personaggi che si occultano? Sono tonache, burka, tuniche da Ku Klux Klan o lenzuola da fantasmi quelle che indossano? L’ambiguità si fa marchio d’appartenenza, ma cappucci e corde, a ben guardare, sono il simbolo di un mistero circoscritto. La bandiera di un erotismo dark o di una realtà omogenea che, sotto il segno di lacci, guinzagli e costrizioni si dichiara nell’atto stesso di nascondersi. Raminghi, delinquenti, schiavi per scelta, incoscienza, coercizione o piacere. Comunque marchiati nel loro occultamento. Il mistero dei personaggi di Henricksen, in fin dei conti, è limitato. E le possibili ambiguità d’interpretazione diventano infinite proprio quando i fantasmi si tolgono il velo.

barbara augenti
mostra visitata il 16 dicembre 2006


Kent Henricksen- Woodland Wonders
Galleria Glance, Via San Francesco da Paola 48 e – 10123 Torino – orario: martedì-sabato dalle 15,30 alle 19,30 o su appuntamento – ingresso libero – Per informazioni: +39 3489249217 – info@galleriaglance.comwww.galleriaglance.com


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