07 febbraio 2007

fino all’11.II.2007 Margaret Salmon Lodra, Whitechapel

 
Lei si chiama Margaret Salmon ed è la vincitrice della prima edizione del MaxMara Art Prize for Women, dedicato alle artiste donne residenti a Londra. Il premio? Un soggiorno in Italia, a Roma e a Biella. In attesa di vederla su questi schermi, dunque, eccola in mostra alla Whitechapel Gallery. Con opere sul tema della maternità...

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Ha impiegato sei mesi per produrre Ninna nanna (2006), un trittico video sulla maternità che appare un omaggio affabulante e riflessivo, un incontro mistico popolare fra tre madri e tre figli in una rinnovata citazione religiosa all’incrocio tra Neorealismo e Nouvelle Vague. Margaret Salmon è la prima vincitrice del nuovo premio MaxMara Art Prize for Women, indetto in collaborazione con Whitechapel e dedicato alle artiste che lavorano a Londra. La vincitrice ottiene una residenza di sei mesi in Italia, presso l’Accademia Americana a Roma e presso la Fondazione Pistoletto di Biella.
Formatasi alla School of Visual Arts di New York, la trentunenne artista di Suffern (NY) ha scelto come proprio strumento di lavoro una cinepresa Bolex, introdotta nel 1930 come strumento innovativo di ripresa diretta per news e documentari. Utilizzando alcuni accorgimenti estetici, camera a mano e forti contrasti di luce, l’artista l’ha resa uno strumento capace di produrre documenti che appaiono come altrettanti filmini di famiglia. Grazie a questa rottura della membrana opacizzante, figlia degli strumenti e dei linguaggi della fiction o del documentario ufficiale, siamo catapultati dentro la vita e le sensazioni più intime della maternità, che l’artista ha vissuto in prima persona ma che a differenza di una precedente illustre, come Mary Kelly di Post-Partum Document (un lavoro di documentazione di sei anni dal 1973 al 1979), ricerca in tre madri italiane del nord, del centro e del sud Italia. Margaret Salmon
Il trittico mostra i differenti approcci verso la medesima esperienza, conquistando l’attenzione tramite la ripetizione dolcemente sospirata della tradizionale “Ninna nanna fiorentina”, divenuta quasi un’autonoma opera d’arte sonora capace di assopire, di ipnotizzare e trasportarci (specie noi italiani) in un mood che probabilmente ciascuno ha vissuto inconsapevolmente nei primi mesi di vita. Di fronte a quest’opera si rinnova, con un linguaggio pertinente al nostro tempo, l’esperienza mistica della contemplazione della sacra maternità. L’approccio laico della Salmon rinnova gli aspetti più nascosti e banali ma più veri del rapporto tra la madre e il suo bambino. Gli uomini sono esclusi.
La figura centrale dell’uomo tiene la scena nell’opera precedente, intitolata PS (2002), e costruita su due piani sfasati ma congruenti, in cui l’immagine di un uomo che fuma, cura il giardino e prepara il barbecue sullo sfondo di fuochi artificiali si accompagna ad un dialogo invisibile di una coppia che discute il proprio divorzio: lei lo vuole, lui non lo concede e recrimina ossessivamente. Il senso di oppressione e di disperazione sono il prodotto di una vicinanza dell’artista alla sensibilità di drammaturghi realisti come Tennessee Williams o Arthur Miller. Di tutt’altra dolcezza è invece la dignitosissima immagine di Peggy (2003), donna vecchia e sola che svolge i rituali quotidiani della cura di sé chiusa nella solitudine del proprio appartamento con giardino. La ripresa cruda e drammatica, in stile Rossellini, si stempera in un vagheggiare onirico felliniano sostenuto dalla soave colonna sonora: una ripetizione esile della canzone Amazing Grace, divenuta nel 1838 l’unico inno funebre concesso degli indiani Cherokee lungo il “sentiero delle lacrime” che li portava in riserve lontane dalle proprie terre d’origine. Anche Peggy sembra in partenza per una terra oltre confine. La sua preparazione inconsapevole si colma di una grazia e di una nostalgia intense, che l’abilità “documentaria” di Salmon ci fa vivere a pochi centimetri di distanza, come se fosse anche nostra. Un premio meritatissimo, dunque.
Un frame da Ninna Nanna, di Margaret Salmon
Ora la Whitechapel chiude per un anno i suoi spazi espositivi, per ampliarsi come non avveniva da cent’anni. L’attività continuerà con eventi, musica, reading poetici, conferenze e mostre di video artisti, come Jennifer Allora & Guillermo Calzadilla, David Maljkovic, Pablo Pijnappel, Langlands&Bell

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Margaret Salmon. Whitechapel dal 25 gennaio al 11 febbraio 2007.
80-82 Withechapel High Street, London E1 7QX, M Aldgate East,
tel. +44 (0)20 7522 7888. fino all’11.II.2007
Orari: da martedì a sabato ore 11.00 – 18.00 – Ingresso libero.
www.whitechapel.org


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