16 febbraio 2007

fino al 28.II.2007 Beverly Semmes Bologna, Galleria Marabini

 
Un gigantismo drammatizzato. L’abito come simulacro di una società uniformata, che ha perso ogni specificità. Tra lana, organza e velluto Beverly Semmes mette in mostra la ricerca dell’identità femminile. E non solo…

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Lo studioso francese Roland Barthes scriveva nel suo saggio Il Sistema della Moda che “la Moda tende a ‘recitare’ l’indumento più che a fabbricarlo”. Beverly Semmes (Washington, 1958; vive a New York) nelle sue opere sembra portare alle estreme conseguenze questa analisi. I suoi abiti oversize appaiono come gli attori senza volto di un dramma che li vede in cerca di un’identità persa o mai avuta, effigi di una società contemporanea che tende a soggiogare l’individuo attraverso i suoi stereotipi.
L’artista american, che all’inizio della sua carriera lavorava con materiali naturali come rami, paglia e fil di ferro, ha cominciato dagli anni Novanta in poi a concentrare la sua ricerca artistica sull’abbigliamento femminile: la critica finì subito col definirla una “scultrice femminista”. Utilizzando materiali come la lana, il velluto e l’organza, la Semmes esagera le proporzioni, fino a creare abiti che occupano stanze intere e che finiscono per diventare metafore di natura, rievocando paesaggi di laghi, alberi e cascate. È il caso dell’opera progettata per questa sua seconda personale presso la Galleria Marabini di Bologna. Petunia è il titolo dell’installazione concepita per l’apertura della mostra: un’indossatrice, con un abito di tulle rosa di gigantesche dimensioni, è rimasta immobile per quasi due ore al centro della galleria. Giocando sul tema della femminilità l’artista ha ideato un’esposizione multidisciplinare, presentando tre grandi stampe litografiche, due sculture in vetro e due abiti-sculture.
Le sculture della Semmes non ci rassicurano, perchéBeverly Semmes, Petunia - 2007 - Immagine 20,32 x 25,4 cm - Fotografia a colori - Edizione: 1 /10 sembrano parlare nella propria enormità di solitudine ed estraniazione, di deformità e isolamento. Eppure l’abilità rivelata attraverso la lavorazione dei tessuti, e i colori scelti, sempre vividi e forti, non rinunciano ad infondere nello spettatore il piacere della vista, ad apparire “esteticamente belli”. La bellezza, quindi, non abdica a favore del significato, ma non accade nemmeno il contrario; è sempre viva nel linguaggio poetico dell’artista la carica contestataria, la riflessione sul ruolo socio-culturale della donna contemporanea, sugli stereotipi e sui modelli imposti dalla moda, sulla differenza tra identità specifica e identità omologata. Perché questi abiti, nella loro immobilità, nella loro imponenza, sono il presagio di un individuo muto, solo, che ha rinunciato ad un’espressione più dichiarata. È l’individuo massificato, cui resta in ultima istanza eccedere nell’apparire, così l’eccesso diventa qui l’ultimo residuo di specificità. E proprio in quanto ultimo deve diventare dichiarato. Ecco perché le dimensioni macroscopiche di questi abiti diventano l’ultima infelice richiesta di esistenza per un corpo che non esiste.

chiara forti
mostra visitata il 6 febbraio 2007


Beverly Semmes – dal 30 gennaio al 28 febbraio 2007
Galleria Marabini, Vicolo Della Neve 5, 40123 Bologna, Italia
T. +39 051 6447482 – F. +39 051 6440029
www.galleriamarabini.itdesk@galleriamarabini.it
Orario di apertura : da Martedì al Sabato dalle 10.30 alle13.00 e dalle 15.00 alle 19.30 – ingresso libero


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