19 febbraio 2007

fino al 27.II.2007 Paolo Angelosanto Roma, Mlac

 
Uno spazio intasato da un sovraffollamento di iconografie. In un susseguirsi avvolgente di videoproiezioni. Angelosanto costruisce una retrospettiva che svela un filo conduttore...

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La wunderkammer era il luogo in cui il collezionista conservava e custodiva la sua raccolta di testimonianze del passato. Naturalia e Mirabilia. Opere d’arte e non solo. Un accumulo di immagini, suoni, concetti: questa dunque la chiave di lettura di Wunderkammer, personale di Paolo Angelosanto (Saint Denis, Francia, 1973; vive a Roma) al Museo Laboratorio.
Si tratta di una mostra retrospettiva, un compendio di iconografie e tematiche che hanno caratterizzato il suo percorso artistico tramite un susseguirsi di videoproiezioni che ne svelano metodi e forme. In una progressione che riepiloga il concetto, che l’artista indaga da anni, di identità personale e molteplicità dell’essere. Un’immagine, quella dell’artista stesso, continuamente riprodotta in ogni forma, sembianza, maschera. Dalla più ludica alla più drammatica. Dal recentissimo Gratta e vinci in cui l’artista si gratta la testa fino a cadere a terra, alla dolce e puerile Didone, chiusa in un bagno mentre diffonde messaggi d’amore su pezzettini di carta allo sprovveduto spettatore seduto su un water. Persone e corpi, allusioni velate ma anche esplicite, oggetti alterati, fiori finti e corone di spine. Non solo forme, ma argomenti trainanti, questi, di un lavoro il cui focus è la forte antinomia che si crea tra l’io personale e la molteplicità dell’ambiente circostante.
Simbolo, sacro e gioco fusi insieme, memorie rievocate e rievocanti, incontro con il pubblico che mira all’estensione e al coinvolgimento.
Paolo Angelosanto, Didone, still da video
Mirror, M’ama non M’ama, Wunderkammer soap sono video ma allo stesso tempo oggetti-alterati, che raccontano di una personalità spesso ossessivamente imposta. L’eccentricità viene più che sfiorata e l’egocentrismo non è da meno.
La sfrontata imposizione di un Io totemico che vuole emergere e differenziarsi in una poetica sprezzantemente narcisista, dà vita a rappresentazioni che evocano un immaginario fortemente contraddittorio grazie ad un’azione che nella maggior parte dei casi risulta ambigua a causa di una regressione/nobilitazione di fondo che tende ad emergere esplicitamente. Quelle che solo all’apparenza risultano intenzioni fortemente plastiche, si rivelano più che altro concettuali e la lettura volutamente epidermica si fa intimistica pur mantenendo una violenza iconica di principio. Il fine è di creare un intimo incontro tra il proprio sé e quello attiguo, come in un ludico prolungamento del proprio io tramite l’esperienza con l’altro. Questo approccio all’arte fortemente autoreferenziale fa del lavoro stesso un consistente riepilogo dell’incontro tra arte e vita, tra esperienza personale ed esperienza sociale.
In questo progetto Angelosanto espone opere che si susseguono sovrapponendosi ad uno spazio che imprime un movimento a spirale.
Paolo Angelosanto, M’ama non M’ama
Parte dal basso con immagini volutamente scontate e inconsistenti, passando poi alla sala superiore in cui le forme divengono più costruite e complesse. In quest’occasione non si parla solo dell’esposizione di un nucleo di opere, ma della dichiarazione di una firma. In stanze soffocate dal rimbombo di suoni, immagini e riflessioni.

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mostra visitata l’8 febbraio 2007


Paolo Angelosanto – Wunderkammer
Mlac – Museo Laboratorio Di Arte Contemporanea, Piazzale Aldo Moro 5 (00185) Roma Università degli studi di Roma “La Sapienza”
Orario: da lunedì a venerdì 10–19.30 – (possono variare, verificare sempre via telefono)  – Ingresso libero – Info: tel. +39 0649910365
muslab@uniroma1.itwww.luxflux.net
Presentazione e cura di Simonetta Lux e Domenico Scudero


[exibart]

3 Commenti

  1. La recensione, ottimamente articolata, non poteva che essere positiva, dato il lavoro sempre di alto livello dell’artista e della curatrice: Simonetta Lux, che ha creduto nel difficile progetto artistico, di Paolo Angelosanto. Sono orgogliosa di essere stata tra i suoi primi galleristi, e di avere compreso prima degli altri il suo grande talento; di averlo scelto, giovanissimo, sin dai suoi inizi nel progetto ECOWAY’99 (a cura dell’esordiente G. Marziani), in cui realizzò una straordinaria installazione attraente e terrifica (una gabbia specchiante in cui vi interagivano i bambini del popolare quartiere), nel cuore storico della città di Catania, con artisti già affermati.
    Sarò prestissimo a Roma per visitarla ed a congratularmi con quanti hanno concorso alla realizzazione del progetto e del catalogo.

  2. Questa è scema, la gallerista intendo. Mica ha una galleria un artista con una tipa così attaccata agli stinchi: ha un problema.

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