03 aprile 2008

pre[ss]view_riviste Brown

 
Presentato nei primi giorni di febbraio, il progetto “Brown Magazine” nasce da un’idea di Luca Francesconi e Luigi Presicce. Per una rivista che non sia soltanto tale. Gli interessi? Gli spazi non profit e l’alchimia, la curatela come disciplina artistica e la spiritualità. Ne abbiamo parlato con i due artisti...

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Cominciamo dall’inizio: quando nasce il progetto di “Brown Magazine”? E cosa significano i due termini che lo definiscono?
L’idea del trimestrale nasce circa un anno fa da una delle tante chiacchierate fatte tra noi. “Brown” è il “nome proprio” di un’iniziativa con al centro un magazine, una rivista online di approfondimento e ricerca sulle arti visive. Ma il progetto è certamente più ampio e articolato.

Due artisti che fondano una rivista. È una cosa che non succedeva da qualche anno… Il “sistema” vi pare asfittico? Il vostro “ruolo” vi sta stretto?
La necessità di creare “Brown” non nasce in contrapposizione o reazione a nulla, al contrario: lo stimolo è stato generato dall’osservazione di molte realtà non profit e spazi di progetto sparsi un po’ in tutta Europa, con i quali desideriamo rapportarci e creare un network. Stiamo assistendo a un momento particolare della storia dell’arte contemporanea: artisti e curatori si mettono in gioco in prima persona senza più una distinzione netta, come sarebbe avvenuto fino a poco tempo fa. Questa logica aperta evidenzia sempre più come la curatela diventi disciplina artistica a sé stante, al pari di tecniche quali la fotografia, la scultura o il disegno. Sarebbe un discorso molto ampio, ma riteniamo davvero sia questo il motivo che sta portando gli artisti a un maggior coinvolgimento e non tanto un rimescolamento dei ruoli. Il nostro impegno di artisti continua individualmente come prima, “Brown” è un progetto distinto.

La scelta di fare un prodotto che resta sul web è funzionale alla creazione di un network senza troppi oneri economici. Ma come vive “Brown”?
La rivista, il cui concept grafico è stato pensato da Paolo Gonzato, ha comunque due modi di essere consultata: online, tramite il sito www.brownmagazine.net in italiano e in inglese, ma anche in versione pdf stampabile, sempre al medesimo indirizzo. “Brown” è stato finora autofinanziato da noi e si è avvalso del contributo di persone vicine, che hanno messo a disposizione con entusiasmo le loro competenze tecniche per il sito, come Francesca Conchieri, e per la comunicazione e ufficio stampa, come Valentina Suma. La nostra non è una rivista classica, non è quello il nostro obiettivo. Dunque, non vi sarà alcuna raccolta di materiale pubblicitario. Piuttosto metteremo molta attenzione nella produzione degli accessori correlati al nostro brand e inoltre vi sarà una selezionatissima proposta di multipli di artisti internazionali. Settore, quest’ultimo, molto sottovalutato in Italia.

Ezechiele Leandro - Santuario della Pazienza (particolare) - San Cesareo, Lecce - photo Luigi Presicce (Luigi Presicce per pre[ss]view)In cinque righe la vostra linea editoriale. Dieci se rispondete con una sola voce!
“Brown” è un luogo di approfondimento, una realtà aperta, una volontà di connessione e, in ultimo, il desiderio di analizzare quella parte di arte contemporanea prossima alla cultura popolare, alla spiritualità, all’alchimia e alla metafisica. Il format sarà basato prevalentemente sull’intervista, sia come forma più diretta di dialogo e ricerca, sia come posizione di scambio fra chi pone domande e chi risponde. “Brown” si avvarrà del contributo di curatori e artisti di diverse nazionalità. Oltre a una sezione dedicata in generale alla produzione artistica di vari autori, raccoglierà anche interviste specifiche su una sola opera, così come l’approfondimento su artisti del passato recente. Una particolare attenzione sarà riservata a tutte quelle realtà simili, spazi di progetto e non profit, collettivi curatoriali, con i quali vuole porsi idealmente in relazione.

Parliamo del primo numero…
La prima uscita conterrà una conversazione di Katia Anguelova con Seamus Farrell, un’intervista di Lorena Giuranna ad Alessandra Galbiati su Alik Cavaliere, con un’ampia selezione di scritti inediti dell’artista a cura di Lorena Giuranna e Luigi Presicce. Poi un’analisi di Caterina Riva sull’opera performativa di Joan Jonas, oltre a una prima mappatura degli spazi non profit in Europa. Inoltre, una conversazione tra Luca Francesconi e Olivier Babin sull’opera Los Angelus e un’intervista di Eleonora Battiston con Carol Lu e Pink Studio.

In una precedente occasione avete parlato di opera -e artista- come valore assoluto. In una società che, volenti o nolenti, si basa sul valore di scambio come la mettiamo?
Non ne vediamo l’antitesi. Approfondire tematiche dell’arte legate alla spiritualità ci sembra la miglior piattaforma per iniziare quel dialogo, quello scambio che ci siamo prefissi verso tutte le realtà non profit. Il nostro obiettivo di crearne un network è di lungo periodo, noi due abbiamo iniziato con molta umiltà, e con altrettanta cercheremo di procedere. Anche ora che la squadra è più ampia!
La testata di Brown Magazine
Arte contemporanea e spiritualità: non temete l’affrettato incasellamento nelle esperienze che per semplicità possiamo definire “New Age”?

La “New Age” è un fenomeno sincretico e generalista abbastanza superato, molto più legato agli anni ’60 e ’70. La spiritualità è un tema ampio e a nostro avviso estremamente attuale nella dialettica contemporanea, con una ritrovata attenzione verso l’arte popolare. Basta leggere il primo numero e dare un’occhiata al sommario per capire che l’impostazione editoriale ha un respiro più ampio e aggiornato.

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a cura di marco enrico giacomelli


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 48. Te l’eri perso? Abbonati!

[exibart]

4 Commenti

  1. Caro John,
    si dice NON profit perché profit è un termine latino. Dunque per quale ragione si direbbe NO? Al limite, se proprio vuoi passare per anglofono, devi dire NOT profit.

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