06 aprile 2009

libri_anticipazioni Art Mania (silvana editoriale 2009)

 
L’arte dilaga. E non è soltanto una questione legata all’assenza o alla presenza di una crisi finanziaria. Piuttosto si configura come una svolta, o almeno come una modificazione epocale. È l’“economia dei creativi” che avanza. Un libro di Piroschka Dossi fornisce alcune risposte...

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Se per molto tempo l’arte contemporanea è stata una specie di hortus conclusus, uno dei tanti campi di interesse specialistico i cui misteri erano sostanzialmente preclusi all’uomo della strada, questo momento storico a cavallo tra i due secoli ci sta riservando la relativa sorpresa di una progressiva massificazione dell’arte. Se nel secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle la fama universale era riservata in vita a pochi, grandissimi artisti, e per di più a quelli tra costoro che al di là della statura artistica erano dotati di un particolare carisma mediatico, oggi anche un artista più emergente che storicizzato può con relativa facilità raggiungere platee di dimensione globale. Ciò non significa naturalmente che sarà la sua opera a essere nota a tutti: sarà piuttosto il suo stigma artistico a esserlo. Come sappiamo, si fa l’abitudine a tutto: così come negli anni ‘70 anche i benpensanti dopo un po’ si erano abituati all’idea dei giovani con i capelli lunghi e i vestiti stravaganti che facevano discorsi da comunisti – tanto da ammetterli a pieno titolo nell’immaginario collettivo e da ospitarli negli spettacoli televisivi per famiglie del sabato sera – oggi è il turno dei creativi, la cui stravaganza ha sempre meno a che fare con il modo di abbigliarsi o di presentare il proprio corpo, visto che oramai da questo punto di vista chiunque, dalla cassiera del supermercato all’ingegnere, fa un po’ quel che vuole, e sempre di più, invece, con uno stile di vita nomade e ricercato, con l’adesione a valori e norme di comportamento autodeterminati e spesso autoreferenziali, e soprattutto con una sempre maggiore legittimazione di natura economica (e quindi sociale) che sembra sfuggire alle leggi del senso comune dell’economia di mercato come ci è stata insegnata fino a oggi. E all’interno di questa nuova società dei creativi gli artisti rappresentano, indubbiamente, una delle tribù più influenti, visibili e ricercate.

Arte-mania

Come e perché è accaduto tutto questo? E in che senso questa “economia dei creativi” è diversa da quella con cui ci siamo abituati a fare i conti per tanto tempo? A queste domande, negli ultimi anni, hanno provato a rispondere in molti: economisti, sociologi, ma anche storici dell’arte, giornalisti, e persino gli stessi addetti ai lavori: gli artisti (e sono sempre di più) che rivolgono la propria ricerca proprio ai territori di confine tra arte, economia e società, e i curatori, che negli ultimi tempi manifestano una certa attenzione per questi temi, tanto da poter dire che è ormai quasi impossibile visitare una biennale o una mostra di primaria importanza senza trovare qualche esplicito riferimento alla dimensione economica dell’arte e alla sua crescente importanza e visibilità nella vita sociale di ogni giorno. David LaChapelle - Paris Hilton: hi bitch, bye bitch - 2004 - digital color c-print - cm 101,6x73,7 - courtesy l'artista & Galleria Poggiali e Forconi, FirenzeUn esempio tra i tanti, ma tra i più eloquenti, è il clamore mediatico suscitato, tra gli ormai numerosi divi che affollano ormai quasi religiosamente (e con in tasca il libretto degli assegni) gli stand delle più grandi fiere d’arte del mondo, dal passaggio ad Art Basel Miami Beach – la succursale americana invernale della fiera più importante di tutte, quella che si svolge a Basilea a giugno di ogni anno – di personaggi masscult come Paris Hilton o Pamela Anderson, che naturalmente non si lasciano sfuggire l’occasione di far parlare i tabloid dei propri gusti in fatto di biancheria intima (o di assenza della medesima), lasciando a tutti la possibilità di verificarli di persona, e scegliendo appunto di tenere queste performance per loro abituali e necessarie non più, o quantomeno non solo, sui red carpet o alle inaugurazioni dei ristoranti alla moda, ma anche nei grandi appuntamenti del calendario dell’arte e sui palcoscenici artistici più importanti, spesso con il compiacimento e la soddisfazione dei pr degli eventi stessi.

Le ragioni di questo libro

Il libro di Piroschka Dossi che presentiamo qui in edizione italiana rappresenta senza dubbio uno dei più interessanti e provocatori tentativi recenti di spiegare questa improvvisa pervasività dell’arte contemporanea e di aiutarci a capire cosa possiamo aspettarci negli anni a venire. È un libro che si propone di occupare uno spazio anomalo nel panorama editoriale: non è un testo accademico, e non solo per la scelta di un linguaggio e di uno stile argomentativo privo di civetterie intellettualistiche, ma anche per la relativa disinvoltura con la quale accosta riflessioni e fatti di cronaca. Ma allo stesso tempo non è nemmeno un testo divulgativo nel senso più tradizionale, perché nelle pieghe di quella che sembra una riflessione in diretta su una delle più importanti mode sociali del momento fornisce comunque al lettore una panoramica molto puntuale e documentata della principale letteratura scientifica prodotta sull’argomento da qualche decennio a questa parte. Questa apparente anomalia non è frutto del caso, ma nasce da una consapevolezza ben precisa: per capire cosa sta accadendo oggi nel mondo dell’arte, e più in generale per capire come l’arte sta trasformando progressivamente i meccanismi collettivi di costruzione del significato, è necessario essere, allo stesso tempo, “dentro” e “fuori”. Piroschka DossiBisogna possedere un punto di vista esterno che permetta di inserire i fatti di cronaca in una prospettiva di lunga durata, ma bisogna essere sufficientemente addentro alla cronaca quotidiana per poterne decifrare le sottigliezze, che sfuggono a molti studiosi anche importanti che si interessano a queste problematiche e che pagano questa ignoranza a caro prezzo, finendo per esprimere opinioni e posizioni che a un addetto ai lavori suonano subito terribilmente e irrimediabilmente ingenue. Lo scopo di questo libro è invece quello di portare anche chi si affaccia con curiosità a un mondo che conosce poco, e di cui ha soprattutto sentito parlare, a dare un’occhiata nelle stanze meno frequentate e meno accessibili, quelle in cui “accadono le cose” e in cui si prendono le decisioni che determinano chi vince e chi perde nel gioco globale dell’arte. È un gioco con molti differenti ruoli, il cui apporto è spesso molto più complesso e sottile di quanto possa apparire a prima vista: artisti, curatori, galleristi, direttori di museo, ma anche collezionisti, editori, case d’asta, analisti e consulenti, operatori finanziari, e la lista potrebbe ancora continuare e soprattutto si infittisce di anno in anno, con ramificazioni sempre più impreviste e insondabili: pianificatori territoriali, case di moda, pubblicitari, grandi catene distributive, agenti immobiliari… L’arte sta diventando praticamente ubiqua, e ha qualcosa da dire in ogni possibile situazione. Allo stesso tempo, l’arte produce valore economico, e ha continuato a farlo anche di fronte ai primi, spaventosi scossoni della più grande crisi finanziaria degli ultimi decenni, anche se sono ormai sempre più coloro che dicono – o sperano – che anche il mercato dell’arte finirà per pagare il suo pesante dazio alla grande glaciazione dell’economia globale. Ma sarebbe sciocco chiedere a questo libro un vaticinio sulla futura tenuta del mercato dell’arte, e delle sue ormai mirabolanti quotazioni.
Folla in giro per gli stand di ArteFiera 2009
Ciò che interessa all’autrice è il modo con cui l’arte ha assunto dapprima una funzione mitica all’interno del nascente capitalismo postindustriale, per poi muoversi verso un ancor più complesso e sofisticato scenario di marca. Verso uno scenario, cioè, che prescinde sostanzialmente dalle vicissitudini del ciclo economico per radicarsi nei fondamentali stessi del sistema, tra i fattori che in primo luogo producono il valore e influenzano in modo decisivo la sua percezione e la sua quantificazione. La Dossi arriva ad affermare esplicitamente che “quello che provoca la nostra ammirazione e la nostra disponibilità a pagare prezzi alti non è tanto l’opera, quanto piuttosto l’aura del suo creatore”.


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*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 56. Te l’eri perso? Abbonati!


Piroschka Dossi – Art Mania. Come l’arte contemporanea sta conquistando il mondo (e perché)
Silvana Editoriale, Milano 2009
Pagg. 256, € 28
ISBN 9788836613113
Info: la scheda dell’editore

[exibart]

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