06 ottobre 2009

arteatro_festival Saburo Teshigawara

 
Frammenti di vetro come frammenti di luce. “Pulsazioni” della danza per la 26esima edizione di Romaeuropa Festival, che ospita il coreografo Saburo Teshigawara. Danzare l’incertezza e il disequilibrio su un tappeto acuminato...

di

Romeuropa Festival 2009, giunto alla 24esima edizione,
apre le “danze” con un ospite di riguardo, uno dei coreografi più celebrati del
momento, il giapponese Saburo Teshigawara e la sua compagnia Karas (con la danzatrice Kei Miyata).
L’originalità della ricerca coreografica e scenografica
dell’artista è espressa nello spettacolo Glass Tooth, in scena all’Auditorium
Conciliazione di Roma, in esclusiva italiana, in cui la compagnia danza su un
tappeto di frammenti di vetro. Il lavoro di Teshigawara è la sintesi di diversi
linguaggi che mettono in dialogo la tradizione della danza orientale con quella
occidentale: il butoh incontra il balletto, le arti marziali e le pratiche
della danza moderna occidentale, rielaborati attraverso una cifra estetica e
concettuale personalissima.
Il coreografo si ispira al concetto di shitsukan, termine che in giapponese indica
il rapporto fra materia e corpo: nei suoi spettacoli la composizione spaziale e
il disegno di luci, che insieme generano un “incantesimo ipnotico”, svolgono una funzione
drammaturgica essenziale.
In Glass tooth il movimento sembra nascere dalla consistenza del vetro e
dalla sua rottura. In un primo momento in disarmonia con la rigidità e la
fragilità della materia su cui si ergono, i corpi danno vita a un movimento
fluido e armonico, per poi sintonizzarsi con la qualità del vetro e divenire
frammentati, sezionandosi in un ritmo punteggiato.
Il ricchissimo vocabolario gestuale e coreografico
permette loro (quattro danzatrici e tre danzatori, compreso lo stesso
Teshigawara) di passare da movenze sottili, fragili e racchiuse in uno spazio
limitato, a movimenti ampi e veloci del corpo e delle articolazioni, che
disegnano scie nello spazio come quando si agita una fiamma nell’aria.
Saburo Teshigawara & Karas - Glass Tooth - 2009 - photo Osamu Awane
I corpi leggeri, quasi privi di peso di Teshigawara e Rihoko Sato (assistente alla coreografia) si
lanciano slittando sui vetri per diventare fragili e sfidare il pericolo
impavidi, come confidando nel rapporto di complicità instauratosi con la materia.
Immediatamente riacquistano peso per saltare sui vetri che schizzano e
alimentano la drammaturgia sonora, fatta del suono amplificato del loro
frammentarsi sotto i piedi dei danzatori.
Il rapporto privilegiato, che il corpo instaura con la
materia, nella ricerca del coreografo giapponese, è dovuto alla fede che “nel
corpo è contenuto un senso ultimo delle cose
” e dunque della materia stessa.
Lo spettacolo, composto da macrosequenze accompagnate da
diversi elementi musicali, è marcato da una componente sonica che ne definisce
la drammaturgia in crescendo e un preciso timing delle presenze sceniche: oltre al
rumore dei vetri, il respiro accentuato e amplificato dei danzatori si fa
portatore della pulsazione della danza, la musica elettronica e quella classica
e infine il silenzio.
Teshigawara danza, scivola e lancia il corpo su frammenti
di vetro come sopra “frammenti del tempo passato”. Le braccia dei danzatori si
muovono vorticosamente lasciando nell’aria “scie-memoria” dell’attimo fuggito: così l’artista
affronta il difficile tema del tempo e del suo essere frammentato, laddove la
nozione di tempo, insieme con quella di passato, sono evocati nella loro
dimensione filosofica, senza sfiorare quella memoriale che implica una
componente personale d’elaborazione del già trascorso.
Saburo Teshigawara & Karas - Glass Tooth - 2009 - photo Atushi Iijima
La poetica del giapponese, dunque, restituisce il
coreografo alla cultura orientale nonostante il suo lavoro si avvicini molto
alle pratiche della danza occidentale. Le immagini che l’artista compone,
attraverso i corpi e un accurato studio delle luci che riflettono l’immagine
dei vetri sul soffitto, raccontano la bellezza come una manifestazione fragile
e vitale, come un’esperienza pericolosa.
I corpi raggiungono momenti di perfezione tecnica e
formale tanto affascinante da indurre a desiderare che questa perfezione sia
ricondotta a una cifra umana, come in un quadro di Caravaggio, che ci si fermi un passo prima
della perfezione o che sia fatto un passo indietro. Certo l’averla raggiunta è
indice di rara genialità.

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la
rubrica arteatro
è diretta da piersandra di matteo


2 ottobre 2009
Saburo Teshigawara – Glass Tooth

Romaeuropa Festival 2009

Auditorium
Conciliazione
Via della Conciliazione, 4 – 00193 Roma

Info: www.romaeuropa.net

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