12 novembre 2009

fino al 5.XII.2009 Peter Schuyff Trento, Studio d’Arte Raffaelli

 
Il passato è la base su cui si costruisce il futuro. Letteralmente. Perché dall’oggetto trovato si arriva all’agire attivo. Ecco gli esiti più recenti dell’overpainted painting...

di

Peter Schuyff (Baarn, 1958; vive ad Amsterdam)
parte dal passato, dall’amore per la patina e dal dimenticato. La sua passione
per il collezionismo lo porta nei mercatini delle pulci, dove oggetti
abbandonati chiedono una nuova vita, e con essa una nuova occasione per essere
importanti.
Vecchie immagini di artisti
semisconosciuti, paesaggi, ritratti, stampe e illustrazioni diventano così il
supporto per un nuovo dipinto, in un rapporto di appropriazione e offuscamento
che riprende i processi pittorici di Asger Jorn.
Raffaelli apre le sale affrescate di Palazzo
Wolkenstein all’artista olandese, che ha fatto del confronto con oggetti
trovati l’elemento chiave per sviluppare un discorso postmoderno, e presenta
una cinquantina di opere – tra inchiostri e “oli su pittura trovata” – che
mostrano la sua attività più recente.
La pittura di Schuyff denuncia un
piacere quasi infantile per la storpiatura. I suoi interventi talvolta s’inseriscono
sull’immagine precedente con quella volontà sarcastica che si può trovare in un
paio di baffi apposti su un manifesto elettorale. Eppure, se anche l’immagine
in una certa misura viene negata, l’oggetto mantiene una sua dignità di
testimone del passato. Peter Schuyff - Zeedijk - 2008 - olio su pittura trovata - cm 65x50 - courtesy Studio d’Arte Raffaelli, Trento - photo Nicola EccherLo si vede nel rapporto cromatico tra supporto antico e
pittura nuova, che serba una consonanza e un rispetto tali da dar luogo a esiti
di grande eleganza.
Pur nell’irrazionalità
dell’immagine finale, i grovigli pop, le griglie, le spirali, gli scudi forati
e tutti gli elementi che coprono le figure sottostanti s’inseriscono in maniera
armonica nella composizione generale.
Anche la percezione
dell’osservatore vive una simile ambivalenza. Da una parte la frustrazione di
una visione negata nella sua completezza, dall’altra la volontà di suggerire
punti di vista alternativi, prospettive che solitamente sfuggono nella
centralità della costruzione tradizionale.
Nella serie dei piccoli inchiostri
su acquerello lo stile si semplifica e si possono individuare più chiaramente
le origini optical di Schuyff, come il legame coi suoi grandi conterranei Theo
van Doesburg
e Piet
Mondrian
. In
questa serie d’immagini militari, l’impiego della griglia modernista emerge
come negazione della narrazione, ma la sua natura asettica è stemperata dal
rapporto d’amore e odio con l’immagine preesistente.
Nella pittura di Schuyff si vive
costantemente su due piani. L’intervento moderno ricorda la materialità e la
piattezza della superficie pittorica, mentre lo spazio dell’immagine rimanda
all’illusione al di là di essa. In queste continue tensioni risiede la forza
dell’opera. Il dipinto si muove tra presente e passato, superficie e spazio,
oggetto e illusione, racconto e silenzio, figurativo e astratto.
Peter Schuyff - Batalla de Matapàn - 2005 - olio su acquerello trovato - cm 13,4x17,4 - courtesy Studio d’Arte Raffaelli, Trento - photo Nicola Eccher
Alla stessa maniera, l’artista è
costretto a danneggiare l’oggetto dimenticato per riportarlo alla luce. In
questo procedimento paradossale si assiste a un evento miracoloso, in cui
distruzione e creazione coincidono.

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a Torino

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mostra visitata il 13 ottobre 2009


dall’otto ottobre al 5 dicembre
2009
Peter Schuyff – New Works
a cura di Daniela Morera
Studio d’Arte
Raffaelli – Palazzo Wolkenstein
Via Marchetti, 17 (centro storico) – 38100 Trento
Orario: da martedì a sabato ore 10-12.30 e 17-19.30
Ingresso libero
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39
0461982595; fax +39 0461237790; studioraffaelli@tin.it;
www.studioraffaelli.com

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