10 settembre 2010

fino al 24.X.2010 Francesca Woodman Milano, Palazzo della Ragione

 
Il suo corpo oggetto e soggetto. Esposizione di sé, ma con la voglia anche di scomparire, di farsi fantasma. Fotografando e morendo...

di

La fotografia come ricerca,
esplorazione di sé: così i video, gli ambienti, le posizioni, le riprese, ma il
gioco creativo – scovare angoli, mettersi in posa, mostrarsi – non possiede
mai, con Francesca Woodman (Denver, 1958 – New York, 1981), un carattere ilare,
svelando una sorta di divertimento insieme fisico ed estetico intorno alla
propria identità nel mondo, tra Stati Uniti e Italia, città, luoghi diversi di
natura e interni di palazzi. Si avverte piuttosto un’ansia insoddisfatta e
triste, mai consolatorie l’idea, la scoperta, la bellezza. Volendo lei tenacemente
svanire, divenire fantasma. Spesso sono assenti i volti, e presenze come ombre
fluttuano nello spazio, quasi nell’acuto bisogno di evaporare.

Suicida a 22 anni, la Woodman.
Esserci e annullarsi, annunciarsi e perdersi: così anche con lo scatto
fotografico. È precisa la sua volontà d’indagine. Nudità e trasparenze d’acqua
tra forti radici d’albero, come lapidi di sfondo. 

Francesca Woodman - Senza titolo, Providence, Rhode Island - autunno 1976 - stampa alla gelatina d’argento
Tracce di morte che evocano
passaggi vulcanici o terribili esplosioni, Pompei, Hiroshima. Attraversamenti
di porte, soglie da varcare: nell’ambiguità solo una parte della persona supera
il confine di separazione.

Sono atmosfere sospese in bianco e
nero. Specchi, materiali naturali, scritture. Carta che si strappa con il nome.
Latte versato sul corpo. Simboli ed esperienze. Angoli nascosti e maschere.
Lenzuola e vetro, sagome di stoffa e trasparenze di materiali. Mutamenti,
deformazioni, sfide, mollette sul corpo, maschera tra le gambe… Figure mosse,
lineamenti che sfuggono. Bianco il corpo tra foglie e terra crepata,
seminascosto, con l’urgenza come d’essere assorbito, fagocitato, nascosto e
protetto a un tempo. Ma così anche con l’intonaco dei muri, lasciando scoperte
parti di sé, volendo/non volendo.

Francesca Woodman - Senza titolo, Boulder, Colorado - 1972-75 - stampa alla gelatina d’argento
Riflessi di sé nello specchio, in
piedi, in ginocchio. Ombre, finestre: sempre senza vie di fuga. La sensazione
di prigionia è dominante, con uccellini crocifissi e disegnati, animali
imbalsamati. Muta parzialmente il soggetto, ma prevale l’atmosfera di
claustrofobia: chiusura, perdita, insicurezza. Nella magnificenza sempre delle
immagini, sfumature e visioni di dolore e pacata inquietudine.

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dal 15 luglio al 24 ottobre
2010

Francesca
Woodman

a cura di Marco Pierini e di
Isabel Tejeda

Palazzo della Ragione

Piazza dei Mercanti (zona Duomo) – 20123 Milano

Orario: lunedì ore 14.30–19.30; da martedì a domenica ore 9.30–19.30; giovedì
ore 9.30–22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Ingresso: intero € 8; ridotto € 6,50

Catalogo Silvana
Editoriale

Info: tel. +39 02860165; servizi@civita.it; www.mostrawoodman.it

 

 

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