05 novembre 2010

fino al 30.I.2011 Martha Rosler / Antonio Riello Torino, Gam

 
Tra parole e immagini, echi e voci del conflitto, la protagonista dell’attivismo Usa prosegue la sua indagine a Torino. Con un divertissement dell’italiano Riello nella nuova stagione della Gam...

di

Il
lavoro di Martha Rosler (New York,
1943) è una sorta di esca: così l’artista dichiara in un’intervista con Bejamin
Buchloh. Ed è un’esca richiamo, parte di una strategia di lettura critica che
interroga la nozione di partecipazione e d’identità ricevuta dai luoghi
esplorati.

As if è il titolo della sua personale torinese. Il “come
se”, frase cara ai bambini nell’immaginare di essere qualcun altro, “facendo
finta”. Ma Rosler è tutt’altro che finzione. La simulazione è solo il filtro con
cui racconta la realtà. Una società in bilico fra stereotipi di bellezza e
conflitti senza fine che – già a partire dal 1967 con la serie Bringing the
war home
, riaperta poi nel 2004 – diventa oggetto di fotomontaggi e
collage, due pratiche che si pongono in primis come critica alla
rappresentazione fotografica tout court.

L’esposizione
inizia con il video Semiotics of the Kitchen, la dimostrazione di vari
utensili da cucina, dalla A alla Z, sulla falsariga delle ricette televisive.
Il lavoro è testimonianza dell’analisi di Rosler sul significato e il senso che
si è soliti attribuire alla cosiddetta “norma” di cui l’artista, per contro,
costituisce lo “scarto”. Ma a segnare l’intero percorso è il nuovo Invisible
labor
, tragitto di parole e mappe che documenta i flussi migratori
dall’Africa a Torino, spostamenti spesso legati al lavoro irregolare e allo
sfruttamento della prostituzione. Grazie alla collaborazione di due
associazioni sul territorio impegnate in programmi di protezione delle vittime
della tratta, le persone che hanno accettato di essere intervistate hanno
restituito la loro visione della città, un luogo originariamente tanto atteso
poiché simbolo di futuro miglioramento.

L’operazione
di Rosler è naturalmente corale, come multivocale è la dimensione creata in
mostra. Le voci sono da un lato elementi di disturbo per le altre opere
allestite, ma dall’altro si pongono come dichiarazioni fredde e distanti.
Recitate in modo distaccato, le testimonianze ben restituiscono l’idea di
controllo, esattamente come se fossero state rilasciate in un comando di
polizia. Ne risulta che il lavoro clandestino che alimenta l’economia del
nostro Paese è ancora in gran parte invisible, così come chi lo
esercita.

Martha Rosler reads Vogue è invece il video di una performance realizzata
dal vivo in cui l’artista sfoglia la nota rivista, come può accadere in attesa
dal parrucchiere. Alla domanda “cos’è Vogue?”, lei stessa risponde che è
un seduttore del narcisismo, una minaccia sadica. Altri oggetti-simbolo di
riflessione sulla funzione femminile nell’ambito familiare sono i pannolini di Diaper
Pattern
, cuciti a costruire un quilt in cui si alternano frasi scritte come
se il supporto fosse uno striscione utilizzato nelle contestazioni. I tanti ‘as
if’ di Roesler sono dunque schizzi, proposte da offrire all’osservatore
invitandolo a costruire il significato dell’opera.

Parallelamente,
su tutt’altra idea di partecipazione, è Be Square!, progetto itinerante
di Antonio Riello (Marostica,
Vicenza, 1958). Per tutta la durata dell’esposizione,
lo staff, direttore compreso, vestirà una divisa con inserti in tartan, tipico
pattern scozzese – e poco torinese – sinonimo di una precisa appartenenza.

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e Birnbaum

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Rosler in collettiva al P.S.1

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progetto Be square!

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da LipanjePuntin a Roma

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mostra visitata il 27 ottobre 2010


dal 23 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011

The GAM Underground Project
Martha Rosler – As if

a cura di Elena Volpato

Antonio Riello – Be square! Gam

GAM – Galleria d’Arte
Moderna e contemporanea

Via Magenta, 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino

Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22 (la biglietteria
chiude un’ora prima)

Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese

Info: tel. +39 0114429518; fax +39 0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it;
www.gamtorino.it

[exibart]

3 Commenti

  1. SCUSATE MA QUESTA ROSLER è UN PO COME BALDESSARI,
    GRANDE STIMA DEI CRITICI, PREMI DI QUA E DI Là, MAGARI ANCHE CATTEDRE O STUDIO VISIT IN QUALCHE UNIVERSITà PER RINCRETINIRE GLI STUDENTI E MAGARI SFORNARE QUALCHE CLONE MA POI TIRANDO LE SOMME POI BANALITà ASSOLUTE ASSOLVIBILI PER LE BUONE INTENZIONI IN QUESTO CASO… MA QUESTI ARTISTI AMERICANI MI SEMBRANO DELLE NULLITà!
    E SPARANO ANCHE CONTRO IL MERCATO PERCHE LORO SONO DEI PURI ! MA SCEMO CHI LE COMPRA STE ROBETTE! E SCEMO CHI CI SCRIVE DATO CHE QUESTE OPERE SONO GIA SCRITTE PRIMA DI ESSERE ESPOSTE ! AVETE MAI SENTITO IL GERGO DEL BASKET? PASSAGGIO “TELEFONATO” VALE A DIRE SE DEVI FARE UN PASSAGGIO CHE LA DIFESA GIA PREVEDEVA TANTO VALE CHE PROVI A TIRARE !

  2. Si infatti..la Rosler è certo meglio delle prime collettive allestite nello spazio “underground” ma non è poi questa gran cosa, quanto a Riello in passato ha avuto idee ben più efficaci ma l’affanno di fare capolino a tutti i costi in un certo circuito invece di perseguire stoicamente la propria strada alla fine non paga

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