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fino al 20.I.2011 Daniele Ratti Torino, Paolo Tonin
torino
Le strade, gli specchi d’acqua, i viadotti autostradali. Sono le scene dei finti trapassi di Daniele Ratti. Quando corpi immobili, circondati da solitudine e indifferenza, giocano a “fare il morto”...
di Andrea Rodi
sull’asfalto solcato da crepe di una strada desolata. In un baleno la mente è
portata a ricostruire un incidente stradale. È stata investita e non c’è
traccia del colpevole o della sua vettura. Il silenzio e il vuoto che la
avvolgono fanno pensare che sia fuggito o, peggio ancora, che non si sia
neanche accorto dell’impatto che ha scaraventato la donna a terra, facendole
perdere la scarpa destra e gli occhiali da sole. Entrambi gli oggetti le fanno
compagnia sull’asfalto caldo, in quello che potrebbe essere un mattino d’agosto
in una grande città abbandonata dai suoi abitanti.
Si muore sempre da soli, verrebbe da dire citando De Andrè.
Peggio ancora, si muore nell’indifferenza altrui, come sembra suggerire un
altro degli scatti di Daniele Ratti
(Milano, 1974; vive a Torino) che compongono la mostra Trapassare?. In questo caso, il corpo morto di un uomo galleggia in
un acqua intensamente verde, quasi stagnante, mentre un ragazzino biondo gli
passa di fianco nuotando a rana, senza degnarlo d’uno sguardo. A differenza
della giovane donna, il cadavere dell’uomo dal costume rosso è circondato dalla
presenza di altri esseri umani, ma è lui, in questo caso, ad apparire assente e
invisibile ai loro sguardi.
Forse è morto da poco, e forse le persone sul pattino e
quelle sulla piattaforma, che si stanno godendo una bella giornata al mare,
pensano che quell’uomo stia semplicemente “facendo il morto”. I bagnanti
sembrano non prendere in considerazione il fatto che la stessa acqua in cui si
stanno divertendo e rilassando possa ospitare un cadavere.
“È insito il fatto
che dobbiamo morire”, scrive lo stesso Ratti nella breve presentazione
della mostra, “sì lo sappiamo ma lo
nascondiamo nei più profondi recessi della mente; crediamo di essere immortali,
imperituri ed eterni anche il giorno prima di morire. Sono false queste morti,
lapalissiane nel loro apparire, ma false. Le persone sono dei vivi
immobilizzati”. Sono false come falsi appaiono i colori ipersaturi delle
fotografie, che quasi sembrano suggerire che si muoia solo d’estate in giornate
assolate. Eppure i modelli immobili di Ratti fanno impressione come veri corpi
morti, seppur nella totale assenza di sangue. Sono cadaveri puliti, che proprio
grazie alla presenza dei colori estremamente vividi e netti acquisiscono un
alone di violenza disturbante.
Le morti immobili, solitarie e circondate
dall’indifferenza che Ratti presenta in questa mostra, sono tante intrusioni in
paesaggi estremamente quotidiani, come se l’artista, imitando un gioco della Settimana Enigmistica, chiedesse di
trovare l’enorme, palese anomalia custodita da ciascuna delle sue fotografie.
C’è da chiedersi se, nel caso il titolo di questa
personale non avesse suggerito immediatamente l’idea di morte, gli spettatori
si sarebbero accorti che l’uomo in acqua era un cadavere o, come gli altri
personaggi di quello stesso paesaggio marino, l’avrebbero preso per un bagnante
che gioca a “fare il morto”.
Con
Riccardo Baruzzi a Torino
mostra visitata il 23 dicembre 2010
dal 9 dicembre 2010 al 20 gennaio 2011
Daniele Ratti – Trapassare?
Paolo Tonin Arte Contemporanea
Via San Tommaso, 6 (zona via Garibaldi) – 10122 Torino
Orario: da lunedì a venerdì ore 10.30-13 e 15-19; sabato su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 01119710514; fax +39 01119791494; info@toningallery.com; www.toningallery.com
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