22 aprile 2011

Il mondo come si vuole

 
Si è da poco conclusa la sua mostra presso la Galleria Limen otto9cinque. Il titolo carpe diem sottolinea lo stretto legame tra le opere esposte e l’attualità. Installazioni e scritte sulle pareti, ironiche ed inquietanti allo stesso tempo, uniscono citazioni di grandi artisti dell’arte contemporanea a riferimenti a temi d’attualità ormai divenuti familiari… ma il titolo è anche la sua filosofia di vita..

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Osservando le sue installazioni mi viene in mente la celebre frase di Lautréamont: “bello come l’incontro fortuito di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio”. Due o più oggetti che non hanno nulla in comune sono collocati insieme in un luogo estraneo ad entrambi dando vita ad una visione inattesa che sorprende lo spettatore mettendo in gioco le sue certezze. Lei scrive sulle pareti della galleria che la realtà non esiste, cosa intende?

La mostra è un’affermazione che la realtà non esiste. Ho detto una frase: “la verità è fatta di mille menzogne”, ma queste menzogne non sono di carattere negativo, sono delle interpretazioni, tutto ciò che esiste, tutto ciò che è accaduto è interpretabile per cui non è possibile avere una certezza di com’è andata ad esempio a Cogne o ad Avetrana, qualsiasi accertamento risulterà sempre un’opinione della giuria. La mia visione della realtà è una visione gnostica dei primi secoli del cristianesimo. Una visione del tutto pessimistica. Una visione dualistica della creazione: il mondo è fatto di bene e di male, di luce e tenebre, ecc.

Qual è il suo rapporto con Marcel Duchamp? Spesso si notano nelle sue opere riferimenti all’artista, in particolare alla famosa Étant donnés e la sua prima mostra a Roma recava il titolo Maschile, femminile e androgino. Incesto e Cannibalismo in Marcel Duchamp. E con gli altri grandi maestri citati nelle sue opere, come ad esempio De dominicis o Beuys?

A volte in me c’è Gino De dominicis, oppure altri artisti, come una sorta di reincarnazioni o adesioni. Un altro artista del passato che tu non hai citato e che io amo molto è Yves Klein. Naturalmente un artista è parte di mille artisti, amo Leonardo da Vinci e così via. Duchamp ad esempio ha solo aggiunto i baffi alla Gioconda, un frammento, che però da quel momento in poi rende la Gioconda con i baffi di Duchamp e non più di Leonardo da Vinci.


Qual è il suo punto di vista sulla società contemporanea? E qual’è secondo lei il ruolo dell’arte oggi?

Oggi la società moderna vive le sue certezze e le sue incertezze a partire dal fatto che esiste una verità ma in realtà questa verità non esiste perché esiste solo il presente. Qualsiasi avvenimento che si è prodotto nel passato sprofonda nell’oblio, diventa cenere di quello che fu in vita, e non è più accettabile come verità nel presente. I greci hanno molto meditato su questa questione del passato. Tra i loro miti c’era ad esempio il mito di Orfeo ed Euridice che racconta come Orfeo sceso nell’Ade non trova in realtà la donna amata ma il suo cadavere. Io penso che questo mito sia molto importante così come lo è il complesso di Edipo, per il quale noi siamo attratti dal desiderio di far vivere in eterno cose, avvenimenti, oggetti del passato mentre questi esistono soltanto in uno stato di putrefazione. Dunque ritrovare qualcosa di vero e di vivo nel passato è soltanto un desiderio impossibile e drammatico. Scavare nel nostro passato, nel nostro inconscio è un viaggio disperato e impossibile che produce soltanto depressione, morte e nevrosi.

Oggi esiste un grande cadavere: il cadavere dell’arte moderna. Già a suo tempo Hegel affermò che l’arte è morta, e questa idea è venuta avanti fino ai nostri giorni. L’ultimo ad affermarlo è stato Argan. Gli artisti vivono in un post-mortem dell’arte, per cui tutto ciò che realizzano sono frammenti di cose già fatte, noi viviamo di una memoria putrescente dell’arte per cui è impossibile creare l’inedito perché ogni cosa è avanzo e immagine terrificante di quello che è stato. La società di oggi vive per diversi motivi la morte dell’arte. Oggi non esiste più l’arte degli artisti ma tutti i viventi sono artisti, quella di oggi è un’arte di massa. Con l’arte è morto il pubblico, oggi nessuno accetta più di essere pubblico.

Cos’è allora secondo lei che rende un’opera opera d’arte? Perché un artista può essere definito tale?

L’arte forse esiste ancora. L’arte è come una fede. Dio e la Madonna esistono solo per chi crede in loro. L’universo è un universo di rimandi, la realtà è composta da infiniti frammenti e noi l’unica cosa che possiamo aggiungere è un frammento nostro. Nella massoneria si dice la pietra che i muratori scartarono diventò la chiave di volta del tempio. Pensiamo alla storia della Maddalena.

Mi ha colpita particolarmente il suo riferimento alla mancanza di privacy ai giorni d’oggi. Lei parla di intercettazioni, io aggiungerei il sopravvento della tecnologia informatica con la creazione dei social network e il proliferare di telecamere ovunque, anche alle mostre stesse. Qual è la sua opinione sulle nuove tecnologie?

Oggi con le tecnologie moderne è possibile realizzare molte cose. Io ho fatto un quadro, in cui ho rappresentato l’autore dell’Isola dei morti, Böcklin, unendo un autoritratto dell’artista con sullo sfondo la morte che suona il violino e l’opera stessa. Questa possibilità non c’era prima che esistesse il computer, prima c’era il collage, ma le due immagini non si fondevano non avevano la stessa gradazione di colore e si scopriva subito il trucco. Oggi arte e scienza sono allineati, oggi è possibile fare un’operazione interna senza usare le forbici, senza tagliare il corpo del paziente. Oggi i grandi musei dell’arte non sono più quelli prestabiliti, ma i nuovi poli della creatività sono luoghi come i supermercati o le autostrade. Le nuove tecnologie hanno creato una visione del mondo dove non sono più possibili fratture. Lo vediamo in questi giorni con la rivolta nei paesi islamici, è stato impossibile per questi paesi tenere chiusa la propria area di civiltà, con il sopravvento dei computer e di internet il mondo è diventato globale. Il mondo si è completamente fuso e non esistono più oriente e occidente, ma ci sarà un unico occidente. Attraverso la scienza e la tecnologia la modernità ha raggiunto il mito, il minotauro oggi sarebbe possibile. Forse proprio per questo il mondo va a finire, l’uomo ha dimostrato di poter far tutto, tranne di non morire.

 

All’inaugurazione della mostra ha presentato il suo ultimo romanzo dal titolo L’ano lunare (rosso cinabro) di Lou Salomè. Nekia: viaggio di un artista Rosacroce al margine del manicomio. Le va di raccontarne i punti salienti?

Una cosa interessante che si ritrova nel romanzo è che la nostra vita non è una presenza inedita. Noi siamo la reincarnazione di umani che si sono trasferiti da un’esistenza all’altra. In questo romanzo parlo anche del manicomio. Una mattina mi sono svegliato e ho avuto una crisi d’identità: cercando nel mio inconscio mi sono convinto che in una vita precedente ero Francisco Goya. Allora ho deciso di ridipingere la Maya desnuda. Questo quadro è interessante perché la maya appare prima vestita e poi desnuda, è come se ci fosse una doppia verità nascosta. Il tema del doppio deriva dall’antico, ad esempio Roma ci sono due versioni del San Giovannino di Caravaggio che sono esattamente uguali e nessuno riesce a capire quale sia l’originale e quale il falso. Fino ad arrivare a De Chirico con Le muse inquietanti, che ha ridipinto il quadro per poterlo esporre ad una mostra.  Tornando allo gnosticismo una figura emblematica a tal proposito è Simone lo gnostico che era convinto di essere la reincarnazione di Cristo. Il libro tratta in maniera spiritosa problemi attuali come quello dell’immondizia, da cui il pianeta a mio parere sarà sommerso. Non solo è inquinato il pianeta ma è inquinato anche lo spazio, le navicelle che vengono lanciate nello spazio creano piccoli frammenti che poi ricadono sulla terra e sull’oceano e i pesci e gli uccelli lo mangiano. Il fatto positivo è che non esiste più l’artista in quanto tale, ma siamo tutti artisti. Siamo tutti responsabili e tutti autori del mondo a venire.


Lei è artista, architetto, commediografo. Il teatro torna spesso nei titoli delle sue opere e teatrale è l’impostazione delle sue installazioni. Quanto è importante per lei questo concetto?

L’arte è teatro almeno a partire dal Seicento, quando dal barocco incomincia la fusione delle arti. Bernini è stato il primo che ha fatto architettura, scultura, e teatro, pensiamo ad esempio alle feste. Andando avanti nel tempo la figura maggiore è stata quella di Wagner, che ha fatto il cinema, il teatro, la musica tutto ciò che si ispira al suo tempo. Oggi, anche se ci sono stati infiniti tentativi di ritorno alla figura del pennello, in realtà basta sfogliare una rivista d’arte per vedere che non ci sono più solo quadri ma in maggioranza installazioni. Resta comunque una differenza tra il linguaggio dell’artista e la scenografia teatrale. Il linguaggio dell’artista è sempre visivo, è sempre dell’immagine, invece il teatro è fatto di parole, per questo ho voluto aggiungere alla mostra anche delle parole, perché volevo che seguisse anche l’andamento del romanzo.


Ci dia qualche anticipazione, quali sono i nuovi progetti in cantiere?

Questo no, Carpe diem era proprio questo. Per me è molto importante vivere giorno per giorno. Non ho un’idea della mia età, potrei essere nato nei primi secoli del cristianesimo, se mi chedi dove sei nato non lo so. Ho rilasciato anche un’intervista in cui ho dichiarato che ero figlio di un capitano e di una ballerina di streaptease, perché penso che ognuno si fa il mondo come vuole, bisogna uscire fuori dagli schedari.

a cura di damaride d’andrea

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