20 dicembre 2013

L’Intervista/Antonio Presti Il costo della bellezza

 
Impegnata in questi giorni a Catania con il “Rito della Luce”, recentemente Fiumara d’Arte è stata “premiata” dall'Heritage Award per il restauro della Finestra sul mare di Tano Festa. Un bel salto: da parco “abusivo” a “bene comune” da conservare. Ma che ne pensa Antonio Presti, fondatore attento e scomodo della politica della bellezza? Scopritelo in questa intervista

di

Antonio Presti

Fiumara d’Arte non si ferma neanche sotto Natale. L’ultimo appuntamento è in questi giorni per il “Rito della luce – Solstizio d’inverno”: a partire da ieri fino al 22 dicembre, 50 scuole  con 10mila studenti, 250 artisti, 40 poeti, 30 associazioni, 40 fotografi, 200 musicisti e 10 gruppi etnici si ritrovano nel liceo Enrico Boggio Lera di Catania per celebrare la luce. «Mai come in questo momento credo che il mondo abbia bisogno di una luce rigeneratrice. La luce è vita, cultura, futuro», spiega Presti, indaffarato più che mai nella realizzazione del suo “rito”: un evento di massa come sono quasi tutti quelli che ha promosso. 
Ma la storia del fondatore di Fiumara d’Arte va ben al di là di questa ultima iniziativa, sostenuta, come sempre, quasi esclusivamente con denaro proprio. Per questo è una costante lezione di etica. “Prendi i soldi e dona” titolava un articolo di qualche tempo fa, uscito proprio sul nostro Exibart, e mai come in questi mesi si è parlato tanto di crowdfunding, di finanziamento dal basso, di aiuti per la cultura. Antonio Presti con la sua Fiumara d’Arte si è beccato intimidazioni di stampo mafioso, denunce, schiaffi politici. Ma lui, figlio del titolare di un impresa edile, ha resistito a tal punto che, l’anno scorso, gli è stato chiesto di assumersi l’incarico di Assessore alla Cultura della Regione Sicilia, sotto l’Amministrazione regionale di Rosario Crocetta. Incarico prontamente rifiutato, e non per spirito di anarchia, o per lo meno non solo. Soprattutto per non andare ad intaccare la “Politica della Bellezza”, mischiandola con quella della sofistica e del “do ut des”. Negli ultimi tempi, però, le cose anche a Castel di Tusa (sede dell’Atelier sul mare e punto di partenza di Fiumara d’Arte) hanno preso una piega “istituzionale”: qualcuno si è accorto che Fiumara d’Arte esiste davvero, e ha bisogno di aiuto. Come tutti i Beni Culturali dello Stato italiano. Presti, quindi, si è aggiudicato un importante premio. Ne abbiamo parlato con lui.
Restauro della Finestra sul Mare di Tano Festa

Un premio speciale dall’Heritage Award per il restauro di un’opera d’arte moderna. Di quale lavoro stiamo parlando? Quale cifra è stata stanziata?
«Il premio è rivolto al restauro dell’opera Monumento per un poeta morto, una scultura conosciuta, per il chiaro impatto visivo, come la Finestra sul mare. Ideata da Tano Festa e dedicata al fratello poeta, il “Monumento” è un inno al colore e all’infanzia, temi ricorrenti nelle opere dell’artista. La cornice alta 20 metri, realizzata in cemento armato ed armatura ferrosa, è il trionfo dell’azzurro: non di quello che vediamo di solito sulla tavolozza di un pittore, ma di quello che c’è nell’animo, quando un poeta-scultore come Tano Festa, che è stato adulto e bambino, decide di affacciarsi sull’infinito. Questa enorme finestra che tenta di incorniciare il mare, esprime la possibilità di fermarsi con il pensiero sull’orizzonte. Ma è anche una tensione alla serenità, anch’essa ricercata dall’artista, spezzata dal monolite nero, senso finito della nostra esistenza, che “buca” la gioiosa finestra ornata dalle tipiche candide nuvolette ricorrenti nel repertorio di Festa, interferendo con l’armonia dell’opera. L’operazione di restauro iniziata nel 2005, e costata 120mila euro, di cui soli 40mila euro arrivati dalla Regione, è stata preceduta dalla chiusura emblematica dell’opera: un telo con scritto “chiuso” in diverse lingue è stato calato su di essa per denunciare l’indifferenza delle Istituzioni al suo evidente degrado. La Finestra sul mare è stata finalmente riaperta nel 2007, l’opera testimonia tuttora l’urgenza di riscatto di una terra e della parte sana di una società che crede ancora che l’arte possa salvare il mondo».
Parco di Fiumara d'Arte, Piramide 38mo Parallelo, Mauro Staccioli

Fiumara d’Arte non si discosta dagli altri Beni Culturali italiani, nel senso che come tutti ha bisogno di tutela, valorizzazione e restauri. Ha rifiutato anche, in segno di protesta verso una mancanza di attenzione reale alla cultura, i fondi derivati dalla tabella H siciliana. Come è possibile mantenere, senza questi, una struttura di questo genere, in Italia?
«Il rifiuto dei fondi della tabella H è stato un mio atto politico per il rispetto della Cultura contro una politica incapace di assumersi la responsabilità di un cambiamento vero. E voglio sottolineare che non è stato un attacco al politico, ma alla politica, non un attacco “ad personam”, ma ad un sistema che non tratta la cultura col rispetto che merita, tagliandole i fondi, anziché tagliare le clientele. Ignorando così una “storia del fare”, come quella di Fiumara d’Arte e di tante altre realtà culturali siciliane d’eccellenza, che da anni lavorano con sacrificio e che ogni anno, però, si ritrovano a dovere ribadire il proprio diritto ad esistere, inseriti come sono in una Tabella H che già nella sua denominazione denota il proprio malessere: H come Hospital! Visto che il potere non ha voluto assumersi la responsabilità di concepire una vera politica culturale che consenta una pianificazione almeno triennale delle attività, Fiumara d’Arte si è tirata fuori. Io voglio l’eticità della cultura, ho rinunciato al finanziamento perché chiedo il rispetto della cultura e di un principio di meritocrazia, continuamente mortificato dalle logiche del potere. Esigo che venga riconosciuto a Fiumara d’Arte il merito di avere contribuito in oltre trent’anni di semina della Bellezza alla rivalutazione del territorio dei Nebrodi e di Librino a Catania, con una continua attività nelle scuole per educare le nuove generazioni ai valori della cittadinanza attiva, basata sull’etica e sul rispetto. Questo è il senso anche del “Rito della luce” che stiamo facendo a Catania in questi giorni. Che altro devo aggiungere? Solo questo: la politica deve rispettare la cultura perché senza di essa non c’è futuro».
Parco di Fiumara d'Arte, Energia Mediterranea, Antonio Di Palma

In un recente sondaggio abbiamo chiesto che cosa gli addetti ai lavori dell’arte, ma non solo, avrebbero chiesto all’agenda del Ministro Bray. Da poco è passato a legge il famoso “Decreto Cultura”: che ne pensa? Sembra che, ancora una volta, l’Italia non riconosca nulla ai privati che mettono a disposizione cultura pubblicamente.
«Credo che sia arrivato il momento di riconoscere i privati che si impegnano a realizzare cultura per una missione, per il valore della sua condivisione. Nel mio caso io dono bellezza, e questo esclude il concetto di proprietà, per cui ho preferito far costruire tutte le opere monumentali di Fiumara d’Arte su terreni demaniali per donarle ai comuni dell’area. Un dono che mi è costato numerosi processi per appropriazione indebita dei terreni statali e abusivismo edilizio e che mi imponevano la demolizione delle opere. Nel tempo, anche grazie all’appoggio della comunità culturale internazionale, i processi si sono conclusi in un nulla di fatto e le sculture oggi, dopo 30 anni, sono salve. Tutto questo mi ha portato ad assumere un ruolo oppositivo rispetto alle Istituzioni, che non solo non avevano accettato il dono delle opere di Fiumara, ma non lo avevano nemmeno riconosciuto come “valore”, a dispetto di quanto ha fatto fin da principio la gente comune. Un’opposizione non rispetto a questo o quel partito, questo o quel potere, ma rispetto all’ignoranza, alla presunzione, al nulla.  Adesso, che la vicenda della Fiumara si è conclusa positivamente con l’accettazione del dono, che implica anche la cura del bene ricevuto con la Legge Regionale 6/06 dal titolo “Valorizzazione turistica-fruizione e conservazione opere di Fiumara d’arte”, il mio ruolo sarà di garante del rispetto degli impegni presi dall’Amministrazione e di collaborazione per il restauro delle opere. Poi, in futuro, potremo pensare di ampliare con nuove opere il Parco di Fiumara. Se il valore è la semina, il raccolto sarà una nuova semina spirituale per le generazioni future».
Parco di Fiumara d'Arte, La materia poteva non esserci, Pietro Consagra

Che effetto le fa vedere le opere di Fiumara divenire patrimonio italiano, addirittura restaurato?
«La lotta condotta dalle Istituzioni contro Fiumara d’Arte, accusata dal sistema di potere di “disturbare l’appaesamento storico degli alberi d’ulivo”, accadeva in una Sicilia ingabbiata dallo stesso sistema che, dalle coste all’entroterra, dalle pianure fino all’Etna, ha devastato l’intero territorio con la sua fantastica architettura in stile “non finito siculo”, il tutto impreziosito da sculture di Padre Pio in materia sintetica e monumenti ai caduti, che hanno invaso ogni città e paese in tutto il territorio. Scegliere la via della bellezza e dell’arte non è stato tanto facile: mantenere l’esistenza delle opere, sostenere un dono privato e consegnare alla Sicilia un patrimonio non solo estetico, ma soprattutto etico, è stata una continua battaglia. Penso che il mio impegno di donare bellezza e cultura, sia stato un atto eversivo, un valore di differenza. Nella nostra contemporaneità la realtà dell’arte spesso è autoreferenziale, ma la stessa arte può manifestarsi anche come valore di impegno civile. La mia è la storia di un privato che in Sicilia, dagli anni ‘80 ad oggi, ha scelto di non pagare la mafia, ma di denunciare un sistema di sottomissione a un potere del nulla che si nutre di nulla. Ho sempre mantenuto la mia arte, il mio pensiero, la mia utopia. E alla fine il potere è stato sconfitto. La promozione del percorso turistico-culturale di “Fiumara d’arte”, la conservazione e fruizione delle sue opere d’arte, confermano che con la cultura si può fare anche impresa, dando sviluppo economico e soprattutto coscienza». 
Parco di Fiumara d'Arte, Labirinto di Arianna, Italo Lanfredini

Come vede la situazione della Sicilia? Non mi riferisco solamente ai musei dedicati al contemporaneo o alle gallerie, ma più ai “Beni Comuni”, come la nuova Gibellina che, giorno dopo giorno, viene lentamente smantellata. Ci sono state in questi anni però iniziative pregevoli, penso anche al Parco dell’Incompiuto Siciliano di Giarre, messo in scena dagli Alterazioni Video qualche anno fa…una provocazione e una denuncia. Come si sta evolvendo la questione cultura secondo lei, che era stato designato Assessore? 
«Premetto che l’Assessorato regionale ai Beni Culturali sarebbe stato una trappola politica e non un’opportunità per portare avanti quel cambiamento in cui ho sempre creduto. C’è una grande differenza tra la mia Politica della Bellezza che guarda verso l’alto, e quella politica che invece è costretta alla mediazione. Ed è per questo che mi sono tirato indietro, per conservare la mia libertà. Attualmente siamo in una fase dove il panorama culturale è stato violentato in tutto il Paese da una prassi scellerata e bassa che ha stabilito che “con la cultura non si mangia”, quindi meglio educare gente ignorante che d’intelletto. Io lotto contro questo sistema politico creando eventi culturali e coinvolgendo le masse, in modo da sradicare questo grande problema che è diventato nazionale. Bisogna dare un valore alto e altro alla cultura e riconsegnare un senso di futuro. Io sono, e mi auguro avvenga in breve tempo, per una nuova evoluzione culturale. Ben vengano iniziative in Sicilia e in tutto il Paese come il Parco dell’incompiuto Siciliano di Giarre, che possano affermare un cambiamento. Ben vengano delle realtà come Fiumara d’Arte e Gibellina, due templi per l’arte contemporanea in Sicilia che devono essere tutelati e custoditi. Ma fino a quando esisterà una politica incapace di assumersi la responsabilità di un cambiamento vero, ed incapace di trattare la cultura col rispetto che merita, questi luoghi rischiano un lento smantellamento. Io difenderò Fiumara per tutta la vita: per questo sto mettendo in atto l’Accademia Fiumara d’Arte, dove il parco, l’Atelier sul Mare e Librino saranno dei laboratori attivi. Spero che anche Gibellina possa seguire un percorso simile».

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