16 ottobre 2014

Fino al 8.XI.2014 Rudolf Stingel Massimo De Carlo, Milano

 
Non tutti i damaschi escono con l’effetto velluto. Dopo il grande successo ottenuto a Palazzo Grassi lo scorso anno, Stingel torna ad esporre in Italia. Ma delude un po’ rispetto alle aspettative -

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Ricordate la straordinaria mostra di Rudolf Stingel (Merano 1956) del 2013, quando ha “tappetato” più che tappezzato i cinquemila metri quadri di Palazzo Grassi, a Venezia? Ebbene dimenticatela se andrete a vedere la sua personale dei suoi Pattern paintings di scena nella galleria di Massimo De Carlo, lo spazio più cool di Lambrate, che è insipida come una zuppa senza sale. 
Nel comunicato stampa si legge che le opere esposte ‹‹coinvolgono il pubblico in un dialogo sulla percezione dello spazio, del tempo e della materia in equilibrio instabile tra azione e reazione, partecipazione e passività, assenza e presenza›› e altri bla..bla…del genere, ma vedrete che ciò non avviene.
Rudolf Stingel, vista della mostra, Massimo de Carlo, Milano
Nella prima sala a piano terra vi accolgono 6 grandi pattern paintings che riprendono il decoro di una tappezzeria barocca, per la prima volta su fondo magenta, in cui lo stesso motivo decorativo damascato si ripete in tutte le opere, anche se osservandole con attenzione ogni tela presenta impercettibili imperfezioni. Si avverte un calo di energia, perché l’innesto con l’architettura e la simbiosi tra pittura e decorazione in relazione allo spazio, che dovrebbe suggerire nuove astrazioni attraverso colori preziosi come l’argento, qui non avviene. Provare per credere. 
Seduce il decoro in argento che valorizza un leggero sfasamento ottico percettivo, facendo emergere dal fondo i dettagli formali, ma tale preziosità materica, investigazione minuziosa sul particolare e il motivo decorativo orientaleggiante lascia del tutto indifferenti. Resta un lavoro freddo seppure tres chic
La seconda sala è più riuscita per la  commistione tra astrazione e percezione,architettura e pittura, con una grande opera composta da grandi lastre, risultato del calco di pannelli isolati di celotex, già utilizzati nel passato dalla artist-star che vive tra Merano e New York, diamante della collezione  di Francois Pinault, per rivestire intere superfici di musei e  gallerie, sulle quali il pubblico era invitato a lasciare una traccia, o la propria firma. 
Per la mostra milanese, Stingel realizza un calco di parte “nuda e cruda” in rame successivamente cromato al nickel, con l’obiettivo di creare un‘unica superficie riflettente, traslucida, morbida al tatto e nel contempo algida e raggelante. 
Al piano superiore 5 grandi pannelli quadrati, realizzati con lo stesso materiale di quello al piano inferiore, evocano i Concetti spaziali di Lucio Fontana. Questi pannelli sono fatti con matrici di celotex, prima adagiati sul pavimento e poi calpestati, erosi, consumati dal passaggio dei visitatori, istanti di vita catturati che sembrano disegnare mappature cosmiche lasciate dalle impronte del peso dei corpi, dai tacchi a spillo delle scarpe e altri segni: una testimonianza del passaggio dell’uomo. Sono frammenti di vita ibernati nel metallo, come reperti percettivi congelati, che aprono il nostro sguardo a riflessioni  sulla  commistione tra astrazione e percezione, anche se l’integrazione e il dialogo con lo spazio, in questo caso non avvengono. 
Le opere sono tutte appese al muro, restano lì silenti, pronte per essere vedute, indipendenti dallo spazio, simili a elementi d’arredo adatti per qualche loft minimal chic di raffinati cultori di “astrazionismi”. 
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il  16 settembre
Dal 16 settembre all’8 novembre 2014
Rudolf Stingel
Massimo De Carlo
Via Giovanni Ventura, 5 20134 Milano
Orari:Da martedì a sabato 11.30-19.30

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