18 dicembre 2014

Il Duomo è povero

 
Un’altra istituzione (e che istituzione!) di Milano arranca. Ma l’Expo non aiuta?

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Povero Duomo! Sapete quanto manca per una serie di interventi straordinari già individuati dal team della più antica fabbrica della città? 35 milioni di euro. Sì, se non avete capito, è proprio questa la cifra abnorme che serve alla cattedrale di Milano.
Lo dice il Presidente, Angelo Caloia: «Se non arrivano fondi pubblici non possiamo garantire i lavori necessari al mantenimento del Duomo». 
Come fare? Bella domanda, visto che a dicembre si chiudono i rubinetti dei fondi straordinari che erano stati concordati nel 2012. Maurizio Lupi, Ministro alle Infrastrutture, ha dichiarato che si troveranno le coperture. 
Ma chi? E come? Qualche privato illuminato? Certo che 35 milioni non sono uno o due, ma Caloia implora: «Non possiamo fermarci, questo è un monumento di Milano, ma anche di tutto il Paese». Il Governo ha garantito un finanziamento di 5 milioni per tre anni. Comune, Regione e Provincia hanno sottoscritto un protocollo che ne ha portati in cassa altri 4,8 nello stesso triennio. Oggi, basta. E mancano 5 mesi ad Expo 2015, solo per dirne una (e trovate lo speciale sullo stato dei lavori anche sul nostro nuovo numero onpaper). 
Lupi dal canto suo assicura di aver già parlato con Franceschini, ma «Abbiamo due settimane per trovare la copertura e credo attingeremo al fondo infrastrutture».  Quando dovrebbero chiudere i lavori dei 18 cantieri aperti dal pavimento alle guglie? Il 5 maggio 2015. Per Expo. Toh, che caso. E che fare per un Duomo mai stato così povero?

2 Commenti

  1. Chiedo scusa per la mia ignoranza, ma il Duomo non è una grande Chiesa? e come tale, cioè Chiesa, appartiene al Vaticano che è lo Stato piu’ ricco della Terra, come fate a dire che il Duomo è povero se appartiene allo Stato piu’ ricco della Terra?
    Maria Clara Romano

  2. Cara Maria Clara, per una risposta esaustiva all’argomento è necessario l’approfondimento dei Patti Lateranensi del 1929, modificati in parte in quello che è stato ribattezzato il “Nuovo Concordato” nel 1984. Riassumiamo con questa clausola: “La Repubblica italiana riconosce il valore della cultura religiosa e tiene conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio del popolo italiano. La Repubblica e la Santa Sente stabiliscono una reciproca collaborazione per la salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche”. Per ulteriori informazioni può consultare anche questa pagina del MiBACT: http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/feed/pdf/Linee%20Guida%20Tutela%20Beni%20Culturali%20Ecclesiastici-imported-48392.pdf

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