26 gennaio 2015

Un Presidente per tutti

 
L’Italia aspetta il nuovo “capo” della Repubblica. E nel frattempo sui social media spopola un “Magalli for president”, nato da un sondaggio de Il Fatto Quotidiano. Storia di una questione che ridere non dovrebbe fare. Per niente

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Entrato nelle case di mezza Italia tramite la trasmissione televisiva “I Fatti Vostri”, pensate se Giancarlo Magalli entrasse nelle vostre case dalla poltrona del Quirinale. Come Presidente della Repubblica italiana, chiaramente. Non è una bufala vera e propria, anche se potrebbe sembrare. Tutto è partito da un sondaggio de Il Fatto Quotidiano: chi vorreste come Presidente dell’Italia? Grandi nomi? No, tra politici e intellettuali è uscito il presentatore televisivo più nazionalpopolare, che piace tanto al pubblico di una certa età, per i suoi modi blandi probabilmente, mai urlati, mai sottotono, a mezza corda. 
Una preferenza che se da un lato fa sorridere, perché frutto di quello che scatena la rete – a livello virale – tra ironia, sarcasmo e disimpegno, dall’altra parte lascia un po’ perplessi perché è vero che il disimpegno si mette nelle scelte del web, ma anche in quelle quotidiane. Perché come spesso abbiamo notato la rete pare essersi paurosamente sostituita alla realtà. Ed è così che l’Italia, e il mondo occidentale, ha scelto a ripetizione come rappresentanti del proprio “potere” e della propria identità, personaggi plasmati dal piccolo e grande schermo: Arnold Schwarzenegger, Ronald Reagan, Ilona Staller, più tutto la schiera dei Governatori e deputati, da Marrazzo a Michele Santoro. Perché dunque quella Terra dei Cachi, omaggio all’Italia sventurata dei tempi attuali, che Elio e le Storie Tese cantavano a Sanremo già vent’anni fa (era il 1996), non potrebbe avere Giancarlo Magalli come Presidente?
Siamo al paradossale certo, al dadaismo. Ma anche J.G.Ballard quandò scrisse che Reagan sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti non venne creduto. Ma quello che fa peggio alla percezione, è che pare che l’opinione pubblica (anche quella che legge quotidiani senza “se” e senza “ma” come si dichiara il Fatto) sembra scivolare – consapevolmente o no – verso una sorta di atteggiamento svagato, analgesisco. Non diciamo “cialtrone”, anche perché più volte i dati hanno premiato giovani generazioni e non solo, ma la prospettiva incerta, la mancanza di fiducia nelle istituzioni, l’idea che il future possa riservare poco lasciano buttare il ferro a fondo. Tanto, si pensa e si sente spesso, “non cambia nulla che ci sia uno o l’altro”. 
Perdonateci, ma tra Giancarlo Magalli e già Milena Gabbanelli, incoronata due anni fa dal Movimento 5 Stelle, c’è un po’ di differenza. Non ne parliamo con Rita Levi Montalcini o Renato Dulbecco (sì, lo sappiamo che sono tutti morti, ma che sarebbero stati potenziali candidati al Quirinale). Un po’ il paragone tra Marisa Laurito e Maurizio Cattelan a rappresentare l’Italia alla Biennale di Venezia, giusto per usare un altro recente rumor del mondo dell’arte. Il problema, e questa forse è la stessa “condanna democratica” del web, è che ora si è scatenato l’inferno: “Magalli è allo stesso livello di Finocchiaro o D’Alema”, “Magari Magalli”, si legge tra i commenti, da una parte e dall’altra, a destra e a sinistra.
Lo showman ci ha scherzato su, dicendo che per fare politica servono caratteristiche che non ha, e che non gli andrebbe di combattere tutti i giorni con “quelli”. Ecco, forse sarebbe giunto il momento che smettessimo di pensare che tanto là ci stanno “quelli”. Che “quelli” restano dove sono perché siamo rassegnati a lasciarli al loro posto. E se al Colle del Quirinale andrà Magalli non sarà forse colpa di “quelli”, ma soprattutto del nostro proverbiale senso dello scherzo. Metaforicamente parlando, certo. Ma con le conseguenze evidenti che ogni giorno abbiamo davanti agli occhi. 

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