27 febbraio 2015

Oblio

 
Dopo il rogo dei libri, la distruzione del museo. A Mosul, Iraq, lo Stato Islamico è sempre più violento, cieco, iconoclasta. E dove può finire l'umanità?

di

Attenzione, non dove può andare a finire, perché ormai questo l’abbiamo tutti sotto gli occhi, ma dove può finire l’umanità? Una volta distrutto ogni simbolo, ogni memoria, ogni manufatto, cosa resta? Le orrende immagini video, pornografiche, che hanno fatto il giro del mondo in queste ore lanciate dai canali social dell’Isis, oltre a mostrare in chiaro di quale violenza possa essere capace la mente umana contro la sua storia, apre una riflessione: dopo le sculture mesopotamiche, i libri e le vite umane, i miliziani dell’Is se la prenderanno con la tecnologia, (compresi quei martelli pneumatici che probabilmente sono prodotti in Germania o addirittura negli Stati Uniti o in Giappone, e che queste bestie usano come acqua fredda per massacrare un angolo di mondo), e l’ultimo step sarà un suicidio di massa. Una teoria che a giudicare come stanno andando le cose non pare nemmeno fantascientifica: semplicemente sarebbe la giusta fine di questa infinita violenta e mostruosa pantomima (perché ricordiamo che, ancora, nelle immagini di questo orrore pare che si nasconda addirittura un germe d’estetica). 
Un termine che possa portare la clemenza della natura sopra le spoglie dei colpevoli e  dei civili, dissidenti e della cultura di Iraq, Libia, Nigeria, Siria, e tra un po’ di chissà quali altri Paesi.
Null’altro si può dire di fronte alle martellate, davanti al compiacimento di questi uomini che nemmeno hanno avuto la decenza di incappucciarsi prima di tirare la mannaia su una storia vecchia di qualche millennio e, nossignori, non inutile. Mai. «L’Iraq non ha mai visto una tale aggressione contro la sua ricca tradizione culturale sin dall’epoca dei Mongoli nel Medioevo», ha scritto Riyadh Mohammed, esperto di Isis e opinionista del Fiscal Times, riportato da Il Messaggero.
«Oh musulmani, questi artefatti dietro di me erano idoli e Dèi venerati da popoli che vissero qui prima di Allah. E il nostro profeta ordinò che venissero distrutti», sono state invece le parole di un “soldato” islamico dopo i colpi. Pochi giorni fa vi avevamo raccontato di come i “pentiti” dell’Is scivolano nel baratro dell’alcool, degli incubi e del terrore: non ci può essere, e non ci deve essere, né carità né pietà per chi opera simili azioni contro l’umanità. Dopo questa ennesima dimostrazione, annientando simbolicamente il proprio passato “senza valore”, lo Stato Islamico ha toccato il fondo. Ora non resta che consegnare gli attori protagonisti di questo spettacolo all’oblio, ricordando per sempre, e vividamente, la loro cecità. 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui